Alitalia, accordo con i sindacati

Alitalia, accordo con i sindacati, al via un referendum (basterà?)

 Per salvare Alitalia anche un referendum. Che non ha valore politico anche se il vettore italiano è sempre stato intrecciato con la politica tricolore, come si può anche vedere nella foto che abbiamo scelto per corredare questo articolo, l’intestazione di un’inchiesta de Il Mondo su Alitalia che risale al 2006. E dove si vede che “già” 11 anni fa i conti erano in caduta libera. E la politica stava già “manovrando” per la sua salvezza. Una salvezza che, numeri alla mano, non c’è mai stata, almeno se si guarda al mercato. Perché dopo l’amministrazione controllata del 2008, quando fallì l’integrazione con KLM che preferì pagare una buonuscita invece di impelagarsi nella politica italiana con Alitalia (anno in cui, grazie a questi proventi straordinari, riuscì a chiudere conti positivi dopo anni…) non si è più ripresa. Accumulando costi per lo Stato dal 1974 al 2014, come calcolato da Mediobanca, di ben 7,4 miliardi di euro. Una manovrina insomma. neppure tanto piccola. Ora però, malgrado la pesante presenza dello Stato con diversi suoi ministri e, addirittura, con l’intervento del premier Paolo Gentiloni, lo Stato non dovrebbe metterci più soldi. Dopotutto Alitalia è stata privatizzata (ma i debiti collettivizzati) nel 2009….

Alitalia, accordo con i sindacati: ora si attende il referendum

L’accordo tra azienda e sindacati con la mediazione del Governo, e del Ministro Calenda in particolare, ci doveva essere e, a notte inoltrata, c’è stata, per cercare di continuare a far volare Alitalia. Anche se, ci tengono a sottolineare le parti, è ancora un “preaccordo” dove vengono addolcite le misure prese da piano Ball, ovvero la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980 e la riduzione del taglio degli stipendi all’8% per piloti e assistenti di volo. Alitalia, accordo con i sindacati, ma ora si attende il referendum, in programma dopo Pasqua.

Costi di un miliardo per lo Stato se l’accordo salterà

Tempi dilatati, tempi politici che, però, non piacciono alle Banche creditrici  e azioniste  che, però, avrebbero incassato una garanzia statale di Invitalia sulla ricapitalizzazione, come detto dallo stesso Calenda (quindi Mediobanca dovrà aggiornare i costi per la collettività per continuare a far volare il nostro vettore ex-di bandiera..): “Se l’operazione dovesse fallire tutti i costi finirebbero sullo Stato, costi che ammonterebbero a più di un miliardo” ha detto, e se “l’accordo sarà approvato dai sindacati lo Stato italiano attraverso Invitalia potrà dare una garanzia se le cose dovessero andare male nel 2018”.

Per il personale navigante si avrà un primo scatto nel 2020, un tetto all’incremento retributivo in caso di promozione pari al 25%, per i neo assunti applicazione del contratto Cityliner, la riduzione dei riposi annuali da 120 a 108, esodi incentivati dei piloti e assistenti di volo, prosecuzione della solidarietà fino alla scadenza prevista per legge, 24 settembre 2018. Sembra tanto un pannicello caldo a fronte del miliardo di euro di risparmi che la compagnia dovrebbe ottenere dal nuovo piano…

Al tavolo del Governo, oltre ai vertici di Alitalia con il presidente esecutivo in pectore Luigi Gubitosi, erano presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Furlan e Bargagallo.

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