Compagnie aeree in ripresa

Di recente la Iata, International Air Transport Association, ha rivisto al rialzo le stime relative alle performance delle compagnie aeree nel 2010: le nuove previsioni ipotizzano perdite per 2,8 miliardi di dollari, contro i 5,6 miliardi dichiarati lo scorso dicembre. Tale miglioramento deriva in larga parte dal significativo incremento della domanda registrato alla fine del 2009 e proseguito nei primi mesi di quest’anno: a gennaio, infatti, il load factor dei vettori si è attestato al 75,9%. Inoltre le prenotazioni delle classi “nobili” sono in aumento, anche se l’attuale percentuale del 17% sul totale è ancora lontana dai valori registrati nel 2008. L’associazione ipotizza che la domanda, dopo essere calata del 2,9% nel 2009, aumenterà quest’anno del 5,6%. I revenue, inoltre, saliranno a 522 miliardi di dollari (44 miliardi in più rispetto alla previsione dello scorso dicembre). «L’incremento dei profitti pesa solo in parte sulla ripresa – dichiara Gianni Bisignani, direttore generale e ceo di Iata -. È fondamentale muoversi nella giusta direzione. La domanda è in crescita, l’industria ha saputo gestire in maniera oculata la capacità. Possiamo essere ottimisti, ma con la dovuta cautela, perché permangono fattori di rischio rilevanti: il prezzo del petrolio è ancora incerto, l’eccesso di capacità rappresenta ancora un pericolo e i costi debbono essere mantenuti sotto controllo».
Osservando i dati in dettaglio si notano forte differenze da regione a regione. In Europa, ad esempio,  le compagnie aeree europee registreranno perdite per 2,2 miliardi di dollari, il valore più alto mai registrato nel Vecchio Continente. Questo dato riflette la lenta ripresa dell’economia e la scarsa fiducia dei consumatori. Nel 2010 la domanda aumenterà del 4,2%. Forti perdite anche nel Nord America (1,8 miliardi), mentre la domanda crescerà del 6,2%. In America Latina, al contrario, i vettori registreranno profitti per 800 milioni di dollari per il secondo anno consecutivo.
Ottime, inoltre, le performance della regione Asia Pacifico, che incasserà revenue per 900 milioni grazie alla rapida ripresa dell’economia cinese. La domanda segnerà una spettacolare risalita del 12%. In Medio Oriente la crescita della domanda sarà del 15,2%, ma le perdite ammonteranno a 400 milioni di dollari. In Africa, infine, si registrerà un incremento della domanda nell’ordine del 7,4%.
Tra i fattori critici per l’industria permane il prezzo del carburante, che nel 2010 salirà a 79 dollari al barile, contro i 75 dollari dello scorso dicembre. Si tratta di un aumento di 17 dollari rispetto al prezzo medio di 62 dollari registrato nel 2009. A livello di costi operativi, tale voce ammonterà al 26% del totale, contro il 24% dell’anno passato.

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