Gli scali europei sono sempre più low cost. Guidati da Roma

I cieli europei sono sempre più low cost. Parola di Ralph Anker Chief Analyst di anna.aero (che ringraziamo per le molte informazioni che ci fornisce) la quale, al recente congresso annuale di Aci Europe che si è tenuto ad Atene, ha presentato un’interessante studio sul trasporto intraeuropeo  di ben 29 paesi continentali negli ultimi dieci anni.

E la prima evidenza che salta agli occhio è che Roma è, tra i maggiori hub europei, quello che è cresciuto di più dal punto di vista delle low cost, arrivando ad avere, insieme ad Amsterdam e Madrid, oltre il 20% dei propri voli in modalità no frills, con la capitale d’Italia a raggiungere il 30%, malgrado un piccolo calo con la recente chiusura della base di easyJet.

Chart: LCC's share of seat capacity S06 to S16 Europe's major hub airports

Dublino a parte, base di Ryanair (anche se non la sua più grande che è a Londra), che vede tra il 40  e il 45% dei suoi voli appannaggio della low cost locale, sono Atene, Bruxelles e Lisbona gli aeroporti che hanno visto la maggior crescita di capacità Lcc nell’ultima decade, grazie ancora a Ryanair, dove ha aperto in tutti i tre scali una sua base. Zurigo al contrario ha solo tre voli low cost targati easyJet con, però, Vueling a continuare a crescere.

Chart:LCC's share of seat capacity S06 to S16 Other Western European hubs (excl. Nordic nations)

La crescita di Norwegian ha ovviamente fatto sì che gli scalo scandinavi di Oslo Gardemoen, Copenhagen e Stoccolma Arlanda, diventassero sempre più low cost, arrivando ad avere dal 30 al 40% di capacità estiva appannaggio delle no frills, a differenza invece di Helsinki dove le compagnie a basso costo non hanno mai veramente attecchito.

Chart:LCC's share of seat capacity S06 to S16 Nordic hubs

Il fallimento di Malev è la conseguente crescita di Wizz Air e dell’immacabile Ryanair, ha fatto sì che Budapest diventasse il primo aeroporto low cost dell’est Europa, con quasi il 60% del traffico Lcc. le due low cost di cui sopra più Blue Air sono le protagoniste anche del boom Lcc di Bucarest, arrivato al 50% del traffico circa. dall’altro l’alto il Varsavia Chopin si mantiene ancora  a un 20% di traffico low cost, anche per l’apertura di un secondo scalo, il Modlin, da dove opera Ryanair (ma no Wizz Air, ritornata sull’aeroporto principale) .

Chart:LCC's share of seat capacity S06 to S16 Major Central European capital city airports

Nell’ultimo decennio sei maggiori scali secondari europei hanno visto schizzare in alto la loro percentuale di traffico Low cost, che per l’estate vede quasi il 70% della capacità di Barcellona appannaggio delle Lcc, e appena sopra il 60% di quello di Gatwick, maggior base easyjet. Compagnia questa che comporta anche oltre il 40% del traffico di Malpensa di tipologia Lcc. A Berlino, in attesa dell’apertura dell’unico grande scalo cittadino, la battaglia lcc si è tenuta allo Schönefeld, con il Tegel sempre meno low cost.

Source: OAG Schedules Analyser.

Nei cinque paesi denominati Figus, ovvero Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, vede i due paesi latini sorpassare la Gran Bretagna per percentuale di traffico totale appannaggio del low cost negli scali non-hub, con quasi il 60% per l’estate. Con la Germania, passata dal 30 al 45% in 5 anni, e la Francia, dal 20 al 40% senza contare i due scali parigini, ancora staccate. i

Chart:LCC's share of seat capacity S06 to S16 FIGUS non-hub aiports (all routes)

Percentuali di traffico low cost che crescono ancora se si prendono in considerazione solo le rotte internazionali al di fuori degli hub, con punte al 65% per Spagna e Gran Bretagna, e del 55% per l’Italia. Una crescita diventata ormai quasi piatta. Almeno in “questi scali siamo arrivati alla massima espansione possibile delle low cost?” si chiede Anker. Solo il tempo potrà dirlo

 

Chart: LCC's share of seat capacity S06 to S16 FIGUS non-hub aiports (international routes only)

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