Meno voli sulla Gran Bretagna a causa della Brexit?

Si moltiplicano gli articoli e gli allarmi, ad oggi forse un po’ ingiustificati, su una riduzione di voli e frequenze sulla Gran Bretagna dopo la Brexit. Sull’onda delle (solite) sparate di Michael O’Leary che ha annunciato che buona parte dei 50 nuovi B737 in arrivo “sarà utilizzata per i voli extra Regno Unito”, paese “dove ci sarà una riduzione di offerta”. Inoltre O’Leary ha anticipato che Londra Stansted non sarà l’unico hub di Ryanair, a cui probabilmente si aggiungerà Dublino o uno scalo spagnolo.

Dagli Stati Uniti Delta Airlines ha infatti annunciato la decisione di ridurre del 6% la propria offerta di posti verso la Gran Bretagna, “a causa della incertezza politica ed economica del Paese”, anche se pare si tratti soprattutto di un rimescolamento degli aeromobili con cui opererà queste rotte. Infatti il vettore americano ha anche annunciato un nuovo collegamento tra New York e Glasgow in decollo nel maggio 2017 in collaborazione con Virgin. Virgin che, almeno al momento, non ha annunciato alcun ridimensionamento sui tanti voli transatlantici operati da Manchester, dove volerà anche su San Francisco  e Boston nell’estate 2017.

United
ha invece annunciato che cancellerà il collegamento tra Washington e Manchester e almeno uno dei tre voli giornalieri operati da Londra Heathrow.

Mentre dal colosso British Airways-American Airlines e dalla loro alleanza transatlantica (che comprende anche OpenSkies, Iberia e Finnair) non trapelano  tagli di offerta. Malgrado un mercato, quelli dei voli transatlantici dalla Gran Bretagna, che si sta arricchendo anche di collegamenti low cost da parte delle due big del Nord Europa, quali Wow Air e Norwegian, che volano, e voleranno sempre di più, sulle città nordamericane direttamente dagli scali britannici, come Norwegian da Gatwick, o via i loro hub di Rekyavik (leggi Europa-New York a soli 129 euro: Wow…air) e Oslo. Intanto Norwegian ha annunciato voli diretti sugli States anche da Roma…(leggi: Annuncio Norwegian, fra un anno low cost tra Roma e Stati Uniti).

Infine se easyjet, pur smentendo, ha pensato di “traslocare” il suo certificato in un paese Ue (leggi: Ryanair ed easyJet, è tutta questione di coa…) la low cost dell’Europa dell’Est Wizz Air ha ridotto la sua crescita sulla destinazione al 15% invece del 30% precedentemente programmata.  “Operiamo in euro e ogni sterlina convertita comporta una perdita di valore del 19%” ha detto l’amministratore delegato Jozsef Varadi.

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