fine dell'auto

Bob Lutz e la fine dell’auto causa le podmobile fleet

Bob Lutz, personaggio statunitense ed ex-marine che ha trascorso la sua vita lavorativa nel mondo automotive, avendo passato anni in colossi come Ford, General Motors, Chrysler e BMW, ha recentemente preconizzato la fine dell’auto tra soli 20 anni. Lutz, ora in pensione ma che ha una collaborazione attiva con Enrik Fisker a VLF Automotive, scrive anche su Automotive News dove ha, appunto, affermato come “l’industria automotive stia accelerando la curva del cambio, che porterà, dopo 120 anni  di mobilità classica con le auto, a moduli standard non più guidati dagli uomini”. Una transizione che “devasterà le Case costruttrici e i concessionari” dice, sottolineando come i vincitori saranno chi gestirà giganti “podmobile fleet, come Uber, Lyft, FedEx, UPS, il servizio U.S. Postal” o società esperte nelle consegne, tra cui Lutz mette anche Amazon. Lo stesso affermato anche dalla compagnia saudita Saudi Aramco che, per bocca del suo ceo Ammin Nasser in una intervista al Financial Times,  ha detto come “i servizi di condivisione di viaggio rappresentino il  motivo di maggiore preoccupazione nell’immediato. Le vendite e la diffusione dell’auto elettrica cresceranno rapidamente ma per gli anni a venire conteranno ancora poco e rappresenteranno, secondo le stime del gruppo saudita, il 10-20% del parco circolante entro il 2040 nella più ottimistica delle ipotesi”. L’Iea stima che ci saranno 50 milioni di veicoli elettrici sulle strade entro il 2025 e quasi 300 milioni entro il 2040 dai quasi 2 milioni attuali. A fronte di tale crescita, la domanda globale di petrolio scenderà del 2%.

Il Car sharing più che l’auto elettrica la causa della fine dell’auto come la conosciamo secondo i petrolieri

Yasser Mufti, Executive Director of Business Development di Saudi Aramco è convinto che il car sharing sia un “motivo maggiore di preoccupazione nell’immediato più dei veicoli elettrici privati”. “Sono pronto a scommettere che il car sharing sia un fenomeno molto più avanzato” dell’auto elettrica. Per Mutfi “ci sono almeno due decenni di crescita del petrolio nell’intero settore dei trasporti” malgrado la sempre minor circolazione delle auto. Perciò Saudi Aramco “sta guardando all’intera catena di valore della mobilità per investire e riposizionarsi” investendo ad esempio 3,5 miliardi di dollari per comprarsi il 5% di Uber.
Un minor utilizzo delle auto che, però, in Italia non è così, visto che secondo l’Osservatorio UnipolSai sulle abitudini al volante degli italiani nel 2016, realizzato analizzando i dati di circa 3,4 milioni di automobilisti che installano la scatola nera sulla propria autovettura, l’utilizzo delle vetture private è tornato a crescere: nel 2016 gli italiani hanno percorso in media 12.522 km annui, circa 200 km in più rispetto al 2015, con un aumento della frequenza di utilizzo di ben 7 giorni l’anno da 283 a 290. Un dato che “significa un ulteriore indizio della ripresa economica del Paese”, come ha detto Enrico San Pietro, condirettore generale UnipolSai ma anche la certificazione  che l’auto è difficilmente sostituibile, soprattutto per chi vive in provincia e che arriva a percorrere 5.000 km in più l’anno rispetto a chi risiede nelle grandi aree metropolitane di Roma, Milano, Genova, Torino, Palermo e Napoli. Chilometraggi in crescita che però cozzano con i dati Ania che, non più di qualche settimana fa, afferma come il tasso di motorizzazione in Italia sia crollato negli ultimi dieci anni.
Chi avrà ragione sulla fine dell’auto? Lo avrà l’uomo che ha inventato la Dodge Viper e che ora pensa a un futuro automatizzato dove si potrà guidare solo in pista?

 

 

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