Al via i dazi di Trump

Al via i dazi di Trump contro la Cina. Europa risparmiata

Tanto tuonò che piovve. Ma solo sui cieli cinesi.  I dazi di Trump, infattisull’import di acciaio ed alluminio sono operativi da oggi, ma solo contro la Cina, per la quale si pensa anche a ulteriori sanzioni per 60 miliardi di dollari su centinaia di prodotti, dall’aerospaziale ai macchinari, e con una restrizione degli investimenti cinesi nel settore tecnologico americano oltre a proporre di aumentare del 25% le tariffe su certi prodotti che sono sostenuti da Pechino con politiche industriali ritenute scorrette. Graziando, ma solo sospendendo e non cancellando i dazi, gli alleati europei. La Cina naturalmente non ci sta e minaccia una ritorsione su 128 prodotti americani per un totale di 3 miliardi di dollari. Se l’amministrazione Trump non farà marcia indietro. Il che difficilmente succederà visto che Trump vuole combattere una voragine del deficit commerciale di ben 800 miliardi di dollari, di cui 500 provenienti appunto dal Celeste Impero.

Al via i dazi di Trump contro la Cina. Salva, per il momento, l’Europa ma anche Brasile, Argentina e Corea del Sud, si salvano

In questa vicenda sembra quindi che, almeno per il momento, Trump esce vincitore dalla vicenda, costringendo il mondo a trattare con l’America e a ridiscutere le storture del globalismo. Con Bruxelles che è riuscita, sembra in extremis, a strappare una momentanea esenzione dai dazi dopo un lungo braccio di ferro e continui negoziati, per cui avrebbe avuto un ruolo di primo piano il presidente francese Emmanuel Macron. L’annuncio è stato dato dal rappresentante Usa per il Commercio internazionale Robert Lighthizer, che durante un’audizione parlamentare ha fornito la lista degli alleati ai quali gli Stati Uniti per il momento non applicheranno i dazi: oltre a Messico, Canada ed Australia, già anticipati nei giorni scorsi, ecco anche Europa, Brasile, Argentina e Corea del Sud, aggiungendo che gli Usa “hanno appena cominciato i negoziati con la Ue per abbassare le barriere commerciali”.

Al via i dazi di Trump contro la Cina. Salva, per il momento, l’Europa. Ma il settore automotive continua a tremare

Al momento i costruttori di auto europei tirano un sospiro di sollievo, ma Trump negli scorsi giorni era stato durissimo contro alcune Case europee, tedesche in particolare, nominandole direttamente. Infatti ad oggi le tasse sulle vetture sono squilibrate, 10% per quelle statunitensi in entrata in Europa, contro il 2,5% di quelle europee negli Usa, e, non è un mistero, che l’amministrazione a Washington voglia riequilibrare queste percentuali.  Con la Germania a tremare, visto che il settore automotive tedesco nel 2017 ha esportato 494mila veicoli negli Usa (25% in meno rispetto al 2013) contro gli 804mila prodotti negli Usa (più 180 mila rispetto al 2013). Ma la Vda, l’associazione che rappresenta gli interessi dell’industria automobilistica tedesca, ci tiene a precisare che il 40% dei marchi tedeschi prodotti negli Usa, dando lavoro a oltre 36 mila operai più 80mila nell’indotto, è venduto negli Usa, mentre il resto è esportato. Nel 2010, la situazione era al contrario: erano più le auto tedesche vendute negli Usa che quelle prodotte negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sono il primo partner commerciale per le esportazioni tedesche, con un volume che nel 2017 ha toccato quota 112 miliardi. Ma gli Usa sono anche il primo mercato nell’export di auto tedesche, con una quota del 12,2% nel 2017 contro il 10,6% del Regno Unito e il 9,2% della Cina. L’anno scorso i Costruttori tedeschi hanno esportato negli Usa automobili e prodotti collegati per 28,6 miliardi di euro contro i 19 miliardi del 2008: in dieci anni il business è cresciuto di 10 miliardi (vedi qui una delle prime uscite di Trump come presidente al Salone di Detroit del 2016).

 

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