Tutto cambia

La Sars, il conflitto in Iraq, la recessione economica: fattori che lo scorso anno hanno rallentato la tanto sospirata ripresa del settore turistico. Un perdurare della crisi che, però, non sembra aver imposto una battuta d’arresto agli aeroporti italiani: secondo i dati diAssaeroporti, infatti, gli scali della penisola hanno registrato complessivamente un aumento del traffico nell’ordine del 10,1% per un totale di oltre 100 milioni di viaggiatori. Accanto alle buone performance dei grandi scali – Roma Fiumicino ha segnato una crescita del 3,7%, Milano Malpensa dell’1%, Milano Linate del 12% -, si è registrato uno sviluppo straordinario degli aeroporti regionali: in particolare, Roma Ciampino ha aumentato il traffico del 90% e Bergamo Orio al Serio addirittura del 127,4. Un incremento connesso in larga misura alla partnership strategica con le compagnie aeree low cost, che fin dalla loro nascita, negli anni Novanta, hanno basato il loro modello di business sull’utilizzo dei piccoli scali lontani dai centri cittadini, meno onerosi rispetto ai grandi hub.

Ma non è tutto. Numeri a parte, attualmente il panorama aeroportuale è animato da un grande fermento. E nei mesi scorsi, gli aeroporti italiani sono assurti spesso agli onori della cronaca a causa dell’annuncio di nuove privatizzazioni e di progetti e investimenti per il potenziamento delle infrastrutture. Senza contare la polemica innestata dal documento trasmesso dall’Antitrust al Governo, al parlamento e all’Enac, che criticava i ritardi nella liberalizzazione del sistema aeroportuale italiano. E, in particolare, le modalità di assegnazione delle concessioni per la gestione delle infrastrutture aeroportuali, che sono troppo lunghe (attualmente durano 40 anni) e ostacolano lo sviluppo della concorrenza.

Ma qual è la possibile evoluzione del settore? Quali i trend di crescita e i fattori di sviluppo? In altre parole, dove vanno gli aeroporti italiani?

Piccoli scali crescono

Abbiamo già accennato alle rilevanti performance degli scali regionali, connesse alle fruttuose partnership con le compagnie aeree low cost. Se da un lato, infatti, l’utilizzo degli aeroporti minori consente ai cosiddetti vettori “no frills” di ridurre drasticamente i costi di handling, dall’altro gli scali regionali riescono a ritagliarsi uno spazio di rilievo nel mercato, aumentando la visibilità e servendo nuove fasce di clientela, alternative al traffico business.

«Alle compagnie low cost guardiamo con interesse – conferma Gabriele Morelli, presidente di Aeradria, società di gestione dell’Aeroporto Internazionale Federico Fellini di Rimini -. Le dinamiche del mercato aereo (all’interno del quale, è indubbio, le low cost si sono ritagliate uno spazio d’azione considerevole) sono fondamentali per formulare l’indirizzo delle politiche d’investimento. Le collaborazioni avviate fino ad oggi hanno prodotti risultati soddisfacenti. Va da sé che il rapporto con altri vettori è da valutare, e se possibile rafforzare, in funzione delle richieste promosse dal territorio».

«Negli ultimi anni, le low cost hanno rappresentato per gli scali uno strumento fondamentale per crescere e per mettere in campo nuove strategie commerciali e di marketing – sottolinea Iacopo Fusaia, chairman della società di consulenza Welcome on Board -. Molti aeroporti regionali hanno inaugurato politiche di coinvestimenti per rendere la partnership con le “no frills” più stabile e duratura».

Un esempio eclatante di felice connubio tra aeroporti e vettori low cost è lo scalo di Brescia Montichiari, gestito dalla società Aeroporto Gabriele D’Annunzio e parte del Sistema Aeroporti del Garda (che comprende anche il Valerio Catullo di Verona Villafranca). Lo scalo lombardo, che nel 2003 ha accolto 272.509 passeggeri – in flessione dell’11,4% rispetto al 2002-, ma in compenso ha registrato un incremento del 4,33% (+28,71% rispetto al 2001) nel numero dei voli, ha avviato con i vettori low cost numerose operazioni di marketing congiunto. «Con questa tipologia di compagnie – spiega Umberto Solimeno, direttore sales & marketing di dell’Aeroporto Valerio Catullo – abbiamo impostato una collaborazione a 360 gradi: i vettori low cost non si avvalgono dei canali distributivi tradizionali, e dunque si affidano agli scali per aumentare la loro visibilità sul territorio. Per Ryanair, ad esempio, abbiamo messo a disposizione sei ampi spazi “brandizzati” all’interno dell’aeroporto. Inoltre, veicoliamo le notizie della compagnia sui nostri database e programmiamo incontri con la stampa locale e serate promozionali mirate al target business o leisure».

Partner infedeli

Ma se le low cost sono state in grado, negli ultimi anni, di determinare il boom degli aeroporti regionali, altrettanto facilmente potrebbero decretarne l’insuccesso. «Rispetto ai vettori di linea, le compagnie low cost sono partner “infedeli”, pronte a modificare l’operativo o addirittura a cambiare scalo qualora il traffico non fosse soddisfacente – dichiara Fusaia -. Una flessibilità che rischia di ripercuotersi negativamente sugli aeroporti che non hanno elaborato strategie attente.

«Nell’arco del 2003 si è assistito a notevoli variazioni negli operativi delle low cost – prosegue Fusaia -. Basti pensare al caso di Orio al Serio: Jet2, che nell’aprile 2003 aveva inaugurato l’attività nello scalo, di recente ha cessato i collegamenti da Bergamo, mentre Bmi Baby eHapag Lloyd Express hanno modificato e ridotto l’operativo. Il 2004, quindi, sarà un anno diverifiche e consolidamenti. Attualmente, molte low cost straniere che operano in Italia traggono i loro profitti prevalentemente dal traffico incoming proveniente dai paesi d’origine. In futuro, sopravviveranno le low cost fortemente radicate nel nostro mercato, come l’irlandese Ryanair, e quelle che saranno realmente in grado di conquistare il pubblico italiano».

L’intervento dell’Ue

A incidere negativamente sulle “nozze” tra gli scali regionali italiani e le low cost potrebbe essere, inoltre, il freno posto di recente dall’Ue al florido mercato dei voli a basso costo. Ha suscitato molto scalpore, lo scorso febbraio, la decisione della Commissione Europea di condannareRyanair alla restituzione di 4 milioni di euro per aver acquisito a tariffe agevolate i diritti di scalo e l’assistenza a terra nell’aerostazione di Charleroi, vicino a Bruxelles. Tali tariffe, frutto di un accordo del vettore con la regione belga della Vallonia, sono state definite dalla Commissione come aiuti illeciti. Una presa di posizione che potrebbe ripercuotersi negativamente anche sugli altri vettori a basso costo.

Largo agli investitori

Ormai da tempo, gli scali italiani guardano con interesse agli investitori privati. «Attualmente sono in corso diversi progetti di privatizzazione – conferma Fusaia -. Anche se, rispetto alle dichiarazioni di intenti degli anni scorsi, il fenomeno sembra essersi in parte ridimensionato, complice la crisi del trasporto aereo che non incentiva le iniziative degli investitori privati».

Tra le società prossime alla privatizzazione c’è Sea, società che gestisce gli aeroporti milanesi di Milano Malpensa e Linate: due mesi fa, in occasione della cerimonia di consegna da parte dell’Enac del “certificato di aeroporto” (un documento che attesta l’efficienza degli scali), Giuseppe Bencini, subentrato al dimissionario Giorgio Fossa in qualità di presidente e amministratore delegato della società di gestione, ha dichiarato che la privatizzazione degli scali milanesi potrebbe ormai essere alle porte. Del resto, già lo scorso ottobre un’inchiesta del quotidiano Sole 24 Ore aveva rivelato l’intenzione dell’aeroporto Schipol di Amsterdam di avviare nello scalo di Malpensa due grandi progetti immobiliari: un parco logistico composto da sette edifici, quattro a uso ufficio e tre a uso magazzino, e un trade center con otto palazzi, per un investimento complessivo di 120 milioni di euro. Oltre a ciò, sembrava che la società di gestione dell’aeroporto olandese fosse intenzionata a rilevare dal Comune di Milano (che detiene l’84,5% delle azioni) il34% delle quote della Sea. Voci che la società non aveva smentito né confermato.

D’obbligo citare, inoltre, la Save, società che gestisce l’aeroporto Marco Polo di Venezia dal 1987. La società attualmente è composta per il 67% da enti pubblici (Regione Veneto, Comune di Venezia e Provincia di Venezia hanno quote paritetiche del 17%) e per il restante 33% da soggetti privati. A detta della Save, i soci privati sono alcune delle realtà imprenditoriali più dinamiche del nord-est e hanno contribuito fortemente, con il loro spirito di impresa, a trasformare la società in un moderno gruppo attivo in quattro aree di business: aviation, engineering, parcheggi, food & beverage e retail. Ultimamente, inoltre, si è parlato di un possibile ulteriore ingresso di investitori privati nello scalo allo scopo di quotare in borsa il Marco Polo entro i prossimi mesi.

Infine, tra gli scali che già da tempo hanno imboccato la strada della privatizzazione c’è, come è noto, la società Adr (Aeroporti di Roma), che gestisce il sistema aeroportuale dalla capitale, costituito dal Leonardo Da Vinci di Fiumicino e dal Giovan Battista Pastine di Ciampino. L’azionariato della società è composto da Leonardo srl – che detiene il 51,15% delle azioni ed è a sua volta posseduta da Gemina (42%), Falck (31%), Italpetroli (16%) e Impregilo (11%) -, da Macquarie Airports Group (44,74%), dagli enti locali (Comune di Roma, Provincia di Roma, Regione Lazio, Comune di Fiumicino) – che detengono il 3% delle quote – e da un 1,11% di azionariato composito.

Anche l’aeroporto di Torino Caselle è in fase di privatizzazione dal dicembre 2000. Attualmente il 38% delle quote della Sagat, società di gestione dello scalo piemontese, è nelle mani del Comune di Torino. Gli altri principali azionisti sono Edizione Holding (24,39%), Imi Investimenti (12,40%), Regione Piemonte (8%), Provincia di Torino (5%), Camera di Commercio di Torino (4,71%) e Aeroporto G. Marconi di Bologna (4,13%).

Infine, concludiamo con Aeradria, azienda che gestisce l’Aeroporto Internazionale Federico Fellini. L’azionariato della società è composto dalla Provincia di Rimini, dal Comune di Rimini, dalla Camera di Commercio e da altre realtà locali. «Da notare l’ampia partecipazione delle istituzioni locali, nonché delle principali e più rappresentative associazioni di categoria (Assimpresa Rimini, Assindustria Ravenna, Assindustria Pesaro-Urbino, Assoservizi di San Marino, Confcooperative, Confesercenti Rimini, Legacoop Rimini) – sottolinea Gabriele Morelli -. Il percorso d’ingresso delle realtà private è stato via via perfezionato nel corso degli ultimi quattro anni. Nei mesi scorsi abbiamo avviato una ricognizione per verificare l’interesse alla sottoscrizione della seconda fase di aumento del capitale sociale, equivalente a 1 milione 500mila euro. Fase che dovrà essere completata entro il 31 dicembre 2005. La nuova emissione azionaria, pari al 24,51% del capitale sociale, è stata collocata alle stesse condizioni della prima sottoscrizione (di pari importo e riservata all’attuale compagine) ed è stata aperta anche a nuovi soci, di origine pubblica e privata, secondo le modalità trasmesse ai competenti organismi di controllo».

Nuove infrastrutture

Lo scorso anno, numerosi scali italiani hanno intrapreso lavori di ristrutturazione finalizzati ad ampliare la capacità e la qualità dei servizi offerti ai passeggeri. A conferma di questo “rinnovamento del look”, una ricerca sull’accoglienza nelle aerostazioni italiane condotta l’estate scorsa dal Centro Studi del Touring Club Italiano rilevava che ben nove dei diciassette scali presi in considerazione (suddivisi in hub, scali medi con oltre 3 milioni di passeggeri e piccoli, tra 1 e 3 milioni di passeggeri) erano sottoposti a lavori di ristrutturazione (Bari, Cagliari, Bergamo, Catania, Napoli, Olbia, Palermo, Pisa e Torino). E un ulteriore incentivo alla ristrutturazione degli scali italiani deriverà, nel corso di quest’anno, dal “decreto milleproroghe”, che di recente ha stanziato a favore dell’Enac 37,3 milioni di euro che, in aggiunta ai 7,5 milioni già previsti dalla Finanziaria, consentiranno di inaugurare o proseguire i lavori in 23 scali. Tra le aerostazioni che usufruiranno dei fondi, Bologna, Parma, Perugia, Pisa, Trieste, Ancona, Bari, Brindisi, Catania, Cuneo, Foggia, Genova, Napoli, Reggio Emilia, Torino, Venezia e Verona, ma anche gli hub di Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Complessivamente, è stato calcolato che le ristrutturazioni ammonteranno a 674 milioni di euro.

Ma quali sono le ragioni di questa tendenza a rinnovare gli spazi aeroportuali? Da un lato, gli scali cercano di incrementare la capacità per venire incontro alla futura crescita del traffico aereo. Dall’altro, le ristrutturazioni rispondono all’esigenza di ampliare gli spazi riservati alle cosiddetteattività “non aviation” (negozi, bar, ristoranti, servizi di pubblica utilità). Una strategia che riguarda soprattutto gli scali regionali, serviti dalle low cost, ma che si riscontra anche nei grandi hub. «Gli aeroporti italiani, attualmente, sono concepiti come semplici luoghi di passaggio – spiega Solimeno -, e talvolta non sono equipaggiati per venire incontro alle nuove esigenze della clientela low cost, che transita negli scali più a lungo a causa dei maggiori tempi di attesa tra un volo e l’altro. Per adattarsi al nuovo trend è necessario concedere più spazio al retailing (negozi, ristoranti ecc.). Fino agli anni ’90, i profitti degli scali erano connessi per il 70% alle attività “aviation” e per il 30% a quelle “non aviation”. Oggi, invece, il comparto non aviation sta recuperando terreno e addirittura, in scali come Londra Stansted e Luton, tradizionalmente serviti dalle low cost, prevale sul core business».

Lavori in corso

Tra i lavori già intrapresi, segnaliamo quelli realizzati dall’aeroporto Marco Polo di Venezia, che nel 2002 ha inaugurato una nuova aerostazione in grado di accogliere 6,5 milioni di passeggeri all’anno e dotata di ampi spazi commerciali e sistemi tecnologici all’avanguardia. In futuro, la Save intende portare avanti altre opere di ampliamento che trasformeranno lo scalo veneziano in una vera e propria città in grado di fornire servizi non solo ai passeggeri in transito nello scalo, ma all’intero territorio.

L’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, inoltre, nel 2003 ha ultimato la prima fase di un progetto di ampliamento delle attività commerciali all’interno dello scalo, portando lo spazio riservato al retail da poco più di 19mila a 21.600 metri quadrati complessivi. Entro il 2006 quest’area verrà ampliata ulteriormente, superando i 27mila metri quadri. A detta di Aeroporti di Roma, l’iniziativa risponde ad analisi di mercato che testimoniano la crescente propensione all’acquisto dei turisti in transito, che raggiungono punte anche di 150mila persone. La società ha ristrutturato anche l’aerostazione di Ciampino, dotandola di nuove sale d’attesa, punti di ristorazione, di una lounge con bar e self service e di un’area commerciale. Opere a cui si aggiungeranno prossimamente altri lavori per la riqualificazione dei piazzali di sosta degli aerei.

Ristrutturazioni in programma anche nell’aeroporto di Torino Caselle, che ha in progetto di raddoppiare la capacità dello scalo in vista delle Olimpiadi del 2006. «Recentemente, presso la Regione Piemonte, è stato firmato un accordo quadro per il rafforzamento del Sistema Aeroporti Piemontesi – spiega Roberto Bergandi, responsabile relazioni esterne di Sagat, la società di gestione dello scalo -. Sono stati stanziati, in totale, 91 milioni di euro, di cui 36 finanziati direttamente da Sagat. Fondi che verranno utilizzati per portare, entro il 2006, la capacità dello scalo a 6,5 milioni di passeggeri. Il progetto non è finalizzato esclusivamente alle Olimpiadi, ma anche a supportare meglio i picchi di traffico in particolari periodi dell’anno». Tra i lavori in programma, l’ampliamento della hall partenze (da 4000 a 7300 metri quadrati) e l’inserimento di 16 nuove postazioni check-in, la realizzazione di un nuovo corpo centrale dell’aerostazione, con un incremento della superficie delle aree di imbarco e delle aree commerciali. L’opera, di forte impatto visivo, consentirà di passare dagli attuali 12 gate a 22. Sono previste, inoltre, la riconfigurazione dell’area trattamento bagagli, l’ampliamento della hall arrivi, la realizzazione di un nuovo fabbricato destinato al check-in remoto e di una nuova aerostazione per l’aviazione generale. A questi interventi se ne affiancheranno altri per la riqualificazione delle vie di accesso allo scalo, che richiederanno un investimento di 11,9 milioni di euro.

In corso, inoltre, le opere di ristrutturazione presso l’aeroporto riminese Federico Fellini. «In area Schengen ed extra Schengen hanno trovato collocazione nuovi shop point e un moderno centro di informazione e accoglienza turistica – spiega Gabriele Morelli -. Sono inoltre prossimi alla conclusione altri progetti dedicati all’area commerciale e della ristorazione. È quasi pronto, poi, un piano per l’ammodernamento dell’aerostazione e del parcheggio aeromobili».

Sempre in Emilia Romagna, dal 3 maggio al 2 luglio l’Aeroporto Marconi di Bologna rimarrà chiuso per lavori di riqualificazione del manto della pista di volo, secondo le direttive Enac. Contemporaneamente, la pista verrà allungata di 350 metri, fino a raggiungere i 2800 metri complessivi. L’allungamento consentirà di ampliare l’operatività dello scalo bolognese e, nel contempo, di migliorare l’impatto acustico.

Allungamento di una delle due piste esistenti, infine, anche per Milano Malpensa. I lavori, che incominceranno nel 2005, comporteranno un investimento di 8 milioni euro.

Il punto sugli scali

Per concludere, ecco il profilo di alcuni aeroporti italiani. La panoramica, da nord a sud, include i principali scali della penisola nonché alcune aerostazioni regionali che nel 2003 hanno raggiunto risultati convincenti in termini di incremento del traffico, ampliamento delle infrastrutture o ingresso di nuovi vettori, tradizionali o a basso costo.

Sistema Aeroportuale Venezia

Cominciamo con il Sistema Aeroportuale Venezia, che comprende il Marco Polo di Venezia e l’aeroporto San Giuseppe di Treviso e che lo scorso anno ha raggiunto quota 5.989.817 passeggeri (+26%), piazzandosi al terzo posto tra i poli aeroportuali italiani. Il numero di voli registrato a Venezia nel 2003 è stato di 76.886 (+16,8% rispetto al 2002), di cui il 95% di linea (oltre 1000 alla settimana). Tra i fattori chiave del successo del Marco Polo, l’apertura ai voli low cost, che rappresentano oggi il 25% del traffico complessivo dello scalo veneziano.

La sinergia con l’aeroporto di Treviso, gestito dalla società Aer Tre di cui Save detiene il 45%, ha dato negli anni ottimi risultati. Il traffico del San Giuseppe è alimentato prevalentemente da vettori low cost, charter e corrieri cargo; nel 2003 i passeggeri sono stati 685.220 (+27,8% sul 2002) e i voli 15.415 (+35,5%). Tra i partner low cost, Ryanair ha contribuito ai buoni risultati di traffico con i suoi collegamenti per Londra, Bruxelles, Francoforte, a cui da fine ottobre si sono aggiunti i nuovi voli per Colonia operati da Germanwings.

Sistema Aeroporti del Garda

Il Sistema Aeroporti del Garda, che comprende lo scalo Valerio Catullo di Verona e l’aeroporto di Brescia Montichiari, ha chiuso il 2003 registrando un totale di 2.725.232 passeggeri, in crescita del 9,3% rispetto al 2002. Buono anche l’incremento dei voli, giunti a quota 54.784 (+10,11%). «La gestione dei due scali – spiega Umberto Solimeno – passa attraverso differenti strategie: il Valerio Catullo è un aeroporto ormai consolidato, che nel 2003 ha registrato un incremento nel numero dei passeggeri del 12%, superiore del 6% rispetto alla media nazionale. L’incremento è avvenuto senza il ricorso alla partnership con i vettori low cost. Attualmente, infatti, il Valerio Catullo opera un 55% di voli di linea, un 45% di voli charter e un 5% di voli di altre tipologie. L’aeroporto diBrescia Montichiari, invece, che è stato inaugurato nel 1999 ed è ancora in fase di start up, ha giocato la crescita degli ultimi anni sugli accordi con i vettori low cost e cargo». E a proposito di compagnie cargo, quest’anno farà il suo ingresso nello scalo un nuovo vettore, la Ocean Airlines.

Bergamo Orio al Serio

In notevole crescita anche lo scalo di Bergamo Orio al Serio, gestito dalla società Sacbo. Nel 2003 ha registrato un movimento complessivo di oltre 2,8 milioni di passeggeri, pari a un incremento di oltre il 127% rispetto al 2002. In aumento il traffico charter (+4%) e più che triplicati i transiti sui voli di linea. Una crescita confermata anche all’inizio di quest’anno. Nel febbraio del 2004, i passeggeri in transito sono stati 218.509, pari al +35,2% rispetto al corrispondente periodo del 2003.

Lo scorso anno, Sacbo ha inaugurato Orio&More, un progetto di collaborazione con altre realtà turistiche locali per promuovere e consolidare il traffico dell’aeroporto, in particolare quello incoming. Novità anche sul fronte della sicurezza: nell’aerostazione è entrato in funzione il nuovo sistema per il controllo automatico del 100% dei bagagli da stiva, finora eseguito con apparecchi installati presso le aree check-in. Il nuovo sistema consente di monitorare ben 1680 bagagli all’ora.

Gli scali milanesi

E veniamo a Sea, società di gestione dello scalo di Milano Malpensa e Milano Linate. In base ai dati Assaeroporti, nel 2003 la società ha registrato un totale di 26.378.593 passeggeri, di cui17.621.585 in transito nello scalo di Malpensa (+1% rispetto al 2002) e 8.757.038 nello scalo di Linate (+12%).

Torino Caselle e lo scalo di Firenze

Spostandoci verso ovest, troviamo lo scalo di Torino Caselle, gestito dalla società Sagat. Nel 2003 ha registrato oltre 2,8 milioni di passeggeri, con un incremento del 7,5% sui voli di linea nazionali e una flessione del 6,8% sugli internazionali. Positivo anche l’andamento del traffico charter, che ha segnato un incremento del 9%. «Consideriamo i dati del 2003 soddisfacenti, soprattutto alla luce di eventi internazionali come la guerra in Iraq e la Sars – commenta Roberto Bergandi -. Abbiamo anche risentito della difficile congiuntura economica a livello nazionale e, in particolare, della crisi della Fiat. Ma grazie all’apertura di nuove rotte e a efficaci iniziative di marketing i risultati sono stati comunque positivi. In particolare, abbiamo lavorato a stretto contatto con i vettori, avviando campagne di co-marketing con British Airways, Lufthansa e AirOne per la promozione di tariffe a basso costo». Da segnalare che attualmente Sagat è coinvolta in una cordata con Nhs Tecnoholding per l’acquisizione del 29% delle quote di AdF, società di gestione dell’Aeroporto di Firenze, che ha chiuso il 2003 con un utile netto di 783mila euro, in calo rispetto ai 1167 milioni del 2002.

Aeroporto di Cuneo

Eccellenti, inoltre, le performance dell’Aeroporto di Cuneo, gestito dalla società Geac, che nel 2003 ha ospitato 55mila passeggeri, contro i 18mila del 2002. Il merito di una crescita così eclatante va in larga misura all’inaugurazione di tre voli settimanali per Roma e uno per Strasburgo, operati dalla compagnia olandese Air Excel, nonché all’apertura di altre quattro nuove rotte: Gerona, Spoleto, Palma di Maiorca e Ibiza. «Intendiamo raggiungere quota 150mila passeggeri entro la fine di quest’anno – spiega Sam Laurent, direttore marketing della Geac -. E per raggiungere questo obiettivo stiamo valutando l’ingresso nello scalo di alcuni vettori low cost. Inoltre, puntiamo al potenziamento del traffico charter proveniente dal nord Europa grazie ad accordi strategici con i principali tour operator italiani».

Come Torino Caselle, lo scalo di Cuneo è destinato a svolgere un ruolo di primo piano durante le Olimpiadi del 2006. Per questo motivo ha intrapreso imponenti lavori di ristrutturazione per la realizzazione, entro maggio, di un nuovo terminal su tre livelli, un bar e un ristorante. «L’obiettivo – sottolinea Laurent – è portare la capacità dello scalo a 500mila passeggeri».

Sistema Aeroportuale Bologna

Risultati positivi anche per il Sistema Aeroportuale di Bologna, che comprende l’Aeroporto G. Marconi di Bologna e l’Aeroporto di Forlì. Complessivamente, nel 2003 i due scali hanno registrato 3.992.213 passeggeri, in crescita del 9,8% rispetto al 2002. L’inizio del 2004, però, non è stato altrettanto incoraggiante: nel mese di febbraio l’aerostazione ha ospitato 220.160 passeggeri, in calo del 6,3% rispetto al corrispondente periodo del 2003. La flessione ha riguardato in particolar modo i voli Alitalia, penalizzati dalla protesta delle agenzie di viaggio e dallo sciopero generale dei piloti indetto il 9 febbraio. In compenso, si è registrato un forte incremento dei passeggeri dei voli internazionali (+5,1%) e una crescita contenuta dei voli charter (+2,1%).

Aeradria

Proseguiamo con Aeradria, società di gestione dell’Aeroporto Internazionale Federico Fellini di Rimini. «Nel 2003, in una situazione generalizzata di crisi del mercato aereo, Rimini è riuscita comunque ad aprirsi a nuove prospettive di crescita – ha dichiarato Morelli -. L’Aeroporto Internazionale “Federico Fellini” si trova in posizione baricentrica rispetto alle principali città d’affari e artistiche del nostro Paese. L’aumento del traffico da e per la Russia, i Paesi dell’Est, il Centro e il Nord Europa, il riavvio dei collegamenti su Roma Fiumicino e Londra (quest’ultima attraverso partner low cost), la conferma dei voli di linea per Monaco di Baviera (Air Dolomiti/Lufthansa), l’attivazione delle rotte “no frills” su Berlino, Amburgo, Dusseldorf e Monaco di Baviera (con il vettore Germania Express) e l’espansione del segmento charter hanno contribuito a modificare la percezione del Federico Fellini: non più strategico per la sola stagione estiva, ma infrastruttura in armonia con le traiettorie di sviluppo dell’imprenditoria locale. E lo scalo ha articolato la propria politica d’intervento per creare valore aggiunto e per potenziare l’attuale rete dei trasporti su scala provinciale ed extraprovinciale».

Ma quali sono le strategie commerciali adottate dallo scalo negli ultimi anni? «Ci siamo posti l’obiettivo di essere punto di riferimento strategico per l’imprenditoria locale – aggiunge Morelli -. I risultati, non senza difficoltà, si stanno concretizzando. Il lavoro da fare è ancora molto, ma crediamo che il rapporto diretto con le compagnie aeree, le agenzie di viaggio, i tour operator, le grandi realtà industriali sia, alla fine, premiante».

Sistema Aeroporti di Roma

Il Sistema Aeroporti di Roma, costituito dallo scalo Leonardo Da Vinci di Fiumicino e dal Giovan Battista Pastine di Ciampino, nel 2003 ha accolto complessivamente poco più di 28 milioni di passeggeri. In crescita del 90% i passeggeri di Ciampino (circa 1.800.000), che nel corso degli anni ha puntato sulla partnership con vettori low cost. A fare da “apripista” è stata, a metà degli anni ’90, la Noman, seguita da Virgin Express, Debonair, Luton e Azzurra Air. A questi vettori, in seguito, se ne sono aggiunti altri (Easy Jet, Hapag Lloyd Express, Air Berlin, Jet Magic, Ryanair, Sterling), con un costante ampliamento delle rotte (a fine aprile Ryanair inaugurerà un nuovo collegamento per Glasgow Prestwick).

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