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Ancora impasse per Alitalia slitta il nuovo piano del vettore tricolore

Non è bastato il cda di oggi per scegliere il nodo del nuovo piano strategico di Alitalia che, in una nota, afferma che il Consiglio di Amministrazione “tornerà a riunirsi in settimana […]. Il consiglio di amministrazione di Alitalia, come programmato, si è riunito oggi 12 dicembre per esaminare la strategia delineata nella seconda fase del piano industriale della compagnia. Il Consiglio ha chiesto all’advisor finanziario Lazard ulteriori dettagli”.

Dettagli su di un piano che da più parti si dice che sarà l’ennesima svolta “lacrime e sangue”, con, si ipotizza, 2 mila esuberi e la messa a terra di circa 10 aeromobili di corto-medio raggio. per raddrizzare una situazione che vede le casse esangui, dopo due anni di profondo rosso, con perdite di 545 mila euro al giorno nel 2015 (bilancio a meno 199 milioni di euro) e di circa il doppio nel 2016, per 400 milioni di perdite, con un 2017 ancora in rosso, con il previsto pari di bilancio che slitta al 2018.  E aiuta, ma sembra solo una goccia nel mare, la decisione dell’Enav che permette le cosiddette operazioni “free route” nello spazio aereo italiano, ovvero le compagnie aeree in volo sopra gli 11mila metri non saranno più vincolate a precise rotte, ma potranno pianificare la traiettoria più breve, risparmiando carburante.  Enav ha infatti calcolato un taglio di 17,5 chilometri per ognuno dei 3.500 voli operati sui cieli italiani, pari un minor consumo di carburante per un risparmio di 140mila euro al giorno, con Alitalia a “risparmiare” almeno 7,5 milioni di euro.

Una mancanza di cassa che il socio forte del vettore, ovvero Etihad che, solo due anni fa ha immesso nel capitale di Alitalia 560 milioni di euro, vorrebbe rimpinguare  ma che non vede gli altri soci, in particolare le banche (Intesa SanPaolo e Unicredit in primis), pronti a seguirlo. Anzi sembra proprio che gli istituti di credito, nonché grandi azionisti dietro il vettore emiratino, vorrebbero addirittura chiudere queste linee di credito.

Non stupiscono quindi le notizie di una vera e propria diaspora dei piloti del vettore tricolore, incredibilmente però giostrata dalle stessa Etihad, che li starebbe spostando nelle altre compagnie controllate, dalla Etihad stessa all’indiana Jet Airways o alla Air Seychelles. Proprio il vice presidente delle operazioni volo di Fiumicino, il comandante Paolo La Cava, ha infatti inviato una mail ai piloti per offrire posti di lavoro per Etihad ad Abu Dhabi e a Mumbai per Jet Airways: nel primo caso gli interessati hanno tempo fino al 15 dicembre per aderire, nel secondo caso le risposte sono attese entro il 18. Etihad al momento ha una flotta di 115 aerei passeggeri, 12 per il cargo, e ne ha ordinati 141 nuovi opzionandone altri 57. Già 60 sono i piloti che si sono trasferiti da Fiumicino nell’Emirato già un paio d’anni fa, ma stando ad alcuni rumors la compagnia araba ne cercherebbe altri 300. E una cinquantina di piloti  ha già aderito da tempo all’offerta di Air Seychelles. Infine anche Air China, Norwegian e altri vettori in crescita stanno guardando ai piloti Alitalia, con offerte “imperdibili”, mentre in Alitalia si paventa una “costola” low cost per i viaggi a corto e medio raggio, dove né piloti , né assistenti di volo vogliono finire…

Intanto Antonella Mansi si è dimessa dal cda, così come  Paolo Colombo e Jean Pier Mustier , in quanto hanno assunto nuovi incarichi altrove, con Mustier nuovo numero uno di Unicredit, uno dei principali azionisti, appunto, proprio di Alitalia.

Che dire? Sembra di esser tornati ai tempi dell’Alitalia – Linee Aeree Italiane S.p.A in amministrazione controllata o alla Cai, Compagnia Aerea Italiana. Speriamo solo di non finire a pagare noi come sempre. Visto che con l’ultimo salvataggio, costato alla comunità miliardi di euro, si sarebbe potuto fare una compagnia premium con aerei nuovi senza grossi problemi. E senza chiamare “uomini dell’altro mondo” a provare a rilanciare  il “grande malato dei cieli italiani”.

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