Business travel, 5 trend in Usa di cui prender nota nel 2016

Con l’industria dei viaggi d’affari di nuovo in movimento in seguito alla fine delle festività, ci sono alcune tendenze di cui tener conto legate al business travel. Sono tendenze che fino a questo momento gli addetti ai lavori hanno rilevato negli Stati Uniti e che, pertanto, potrebbero essere destinate in breve tempo a varcare l’Atlantico insieme alle decine di aerei che ogni giorno volano tra Europa e America.

Il festival delle tariffe

Da tempo le compagnie aeree hanno capito che tenere basse le tariffe per poi caricare “extra facoltativi” è il percorso verso l’utile. Attenzione al 2016: nuovi surplus potrebbero essere in agguato, nonostante le autorità vigilino a tutela del consumatore.

Sui voli nazionali, Delta Air Lines – riportano alcuni media a stelle e strisce – pensa di eliminare l’upgrade gratuito in prima classe anche per i migliori frequent flyer. Il concetto è “Se vuoi un servizio migliore, paga”. E le catene alberghiere potrebbero allinearsi ai vettori nella loro strategia sui prezzi, a iniziare dalla imposizione di una penale per ogni prenotazione cancellata oppure dell’inserimento della “sovrattassa resort” anche se la struttura si trova in città. Che sia l’antipasto verso fee per accedere a internet, guardare la tv via satellite o utilizzare il fitness center dell’hotel?

Usa-Messico: porte aperte

Dal 1° gennaio, i voli tra Usa e Messico sono più liberi, nel senso che ogni vettore di ciascun paese potrà scegliere dove, quando e quanto volare. Senza bisogno di reciprocità. Questo cosa significa? Che nel 2016 ci saranno molti nuovi collegamenti tra i 2 paesi, con conseguente maggior concorrenza sulle rotte. La speranza è che i prezzi, di conseguenza, scendano.

La sindrome cinese

Le compagnie americane hanno ricevuto così tanti schiaffi dai vettori del Golfo Persico che si sono scordati di prestare attenzione alla rapida ascesa dei vettori cinesi. E forse nel 2016 gli Yankee si rimboccheranno le maniche per cercare di invertire la rotta. Basti pensare che nel 2011 le prime offrivano il doppio dei voli verso la Cina di quanto i secondi facessero verso gli Usa. Nel 2015, la svolta. Anzi, il sorpasso: gli aerei del paese del far east che volano nella confederazione a stelle e strisce sono il 9,4% in più di quelli americani, con il 14,5% in più dei posti.

E nel 2016 inizieranno nuovi colloqui bilateriali sino-americani, col paradosso che i manager con gli occhi a mandorla punteranno a liberalizzare il più possibile i collegamenti mentre gli statunitensi – una volta molto aggressivi sul mercato – avranno una posizione più protezionista.

L’ascesa degli hotel

Nel 2015, in tutti gli Stati Uniti sono stati aperti circa 750 nuovi hotel dopo che lo scorso anno ha fatto registrare – sempre riferendosi al mercato a stelle e strisce – dei record positivi sia nel tasso di occupazione sia nelle tariffe, spesso aumentate. E nel breve periodo si continuerà su questa linea, con 850 new entry nel 2016 e circa 1.000 nel 2017. Da notare che circa i 2 terzi di queste nove aperture avranno la bandiera delle 3 maggiori catene presenti sul mercato: Marriott, Hilton e InterContinental.

Compagnie aeree: i dipendenti Usa sul piede di guerra

Il rapido calo del prezzo del carburante ha consentito alle compagnie aeree americane (e non solo) di registrare profitti da record. Basti pensare che il 50% degli utili generati nel mondo nel settore dell’aviazione commerciale arrivano da compagne made in Usa. Ma questo non ha portato benefici ai dipendenti, che non hanno condiviso con gli azionisti il successo ottenuto pur avendone condiviso i momenti di crisi che seguirono all’11 settembre 2001. Anzi: gli azionisti sono sempre alla ricerca di modi per dare in outsourcing molti servizi, a svantaggio della forza lavoro.

Ecco: negli Stati Uniti il 2016 porterà a forti tensioni sindacali e a nuove negoziazioni dei contratti, come hanno già fatto molti piloti di Southwest e Delta, i cui rappresentanti hanno detto no ai vecchi accordi mentre United e American devono ancora uniformare e razionalizzare i contratti di lavoro, che sono rimasti quelli pre-fusioni. Nonostante ciò, nel 2016 non si prevedono scioperi. Ciò non toglie che molti businessman avranno a che fare con dipendenti scontenti della situazione.

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