Cvo di Arval

Cvo di Arval: per il 36% delle imprese flotta in aumento

Ottimismo per il futuro, interesse per le nuove tecnologie ed energia, priorità alla sicurezza del driver e alla riduzione dei costi della flotta auto aziendale e interesse per le forme di mobilità alternative secondo il Cvo di Arval, il centro studi sulla mobilità e sulle tendenze del mercato. Creato in Francia nel 2002 – Arval è il gestore di flotte auto aziendali del gruppo BNP Paribas, e sbarcato in Italia 3 anni più tardi, il Cvo effettua annualmente una indagine che vuole tenere sotto la lente di ingrandimento le tendenze e anticipare le evoluzioni delle scelte della mobilità professionale (leggi dello sbarco in Italia della My Arval community).

I risultati del Cvo di Arval: il futuro è ok. E nuove auto in arrivo

Tra i Fleet manager italiani c’è ottimismo riguardo al futuro al punto che il 36% degli intervistati – soprattutto manager di grandi aziende – prevedono un aumento del numero di vetture nel parco auto mentre solo il 6% prevede una diminuzione. A proposito di dimensioni: il numero di unità di “macchine” aziendali è proporzionale sostanzialmente alla grandezza dell’impresa. E dato che in Italia vi sono meno grandi aziende rispetto al resto d’Europa, anche la dimensione delle flotte è più piccola rispetto al resto d’Europa: il 67% delle flotte italiane ha meno di 10 veicoli mentre in Europa tale percentuale scende mediamente a quota 54%.

“In Italia c’è anche un forte interesse per le nuove tecnologie e le nuove energie” spiega Alessandro Torchio, responsabile del Cvo di Arval. “Nel primo semestre 2017, in Italia sono in crescita le richieste di auto a Gpl, ad alimentazione elettrica e ibrida. A partire dal 2015, poi, si registra un deciso aumento di inserire veicoli ad alimentazioni ibride, plug in ed elettriche nelle flotte, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, in cui dati segnano un più 23%”.

Se il 30% delle imprese italiane hanno utilizzato o sono in procinto di utilizare auto ibride (+8% nel 2017 rispetto allo scorso anno), nel Regno Unito e in Olanda tale percentuale arriva al 47 e al 46%. Ma qui anche l’ibrido plug in si avvicina al 50% mentre nella Penisola tocca il 19% con una crescita prevista del 6%.

Per quanto riguarda la tecnologia, per i circa 300 Fleet manager italiani intervistati le ragioni che li spingono ad adottare soluzioni di telematica sono l’aumento della sicurezza dei propri drive, l’ottimizzazione dei percorsi quotidiani e la riduzione dei costi della flotta. Per quanto riguarda l’Italia, i nel 56% dei casi i fornitori di tali servizi sono le aziende di noleggio a lungo termine, mentre la media europea è del 16%.

Il futuro? In Italia le pmi si vanno affacciando al mercato delle auto aziendali preferendo ancora il car sharing o il car pooling, per ora appannaggio soprattutto delle grandi aziende, aperte invece ai cambiamenti dettati dalla tecnologia (soprattutto per quanto riguarda la mobilità alternativa): circa il 22% di queste ultime ha dichiarato di aver già adottato una politica di mobilità alternativa basata sul carpooling (57%) e il car sharing (37%) al punto che presumono che il fleet manager sarà sostituito dalla figura del mobility manager.

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