Rivali storici, il presidente di Stellantis John Elkann e l’AD di Renault Luca de Meo, amministratore delegato di Renault, hanno scelto un’intervista di coppia nel tentativo di debellare un nemico comune, l’utopia normativa promulgata dall’UE che rischia di inabissare il settore dell’auto.
Non sono messi in discussione gli obiettivi ambientali, ma gli obsoleti mezzi per raggiungerli. Secondo Elkann e De Meo l’imposizione dall’alto della motorizzazione elettrica come unica via percorribile si rivela controproducente, sclerotizzando il parco auto UE e rendendolo sempre più anacronistico.
La transizione ecologica del settore rischia di trasformarsi in un boomerang a causa della miopia normativa che sta rendendo il mercato poco accessibile a causa di auto troppo costose.
Il parco auto UE invecchia ed è colpa della normativa
Con un esempio molto concreto, De Meo spiega che il prezzo di un’auto come la Renault Clio aumenterà del 40% entro il 2030, e quasi tutto questo rincaro deriva da vincoli normativi. Il problema è che le regole sono le stesse per una piccola citycar e per una berlina di lusso, ma i margini per compensare i costi sono diversi. Risultato? Le auto più piccole rischiano l’estinzione.
Così, anziché acquistare nuove auto dai costi ormai fuori portata, sempre più europei sono costretti a tenersi veicoli vecchi, inefficienti e superati, frenando la corsa verso la sostenibilità. Al di là del tipo di alimentazione, infatti, un’auto moderna emette comunque meno di un veicolo obsoleto a pari motorizzazione.
De Meo attacca anche il sistema attuale di calcolo delle emissioni, definendolo “ideologico”: oggi si misura solo quanto inquina un’auto quando è in marcia (metodo “tank to wheel”), ignorando tutto il resto del ciclo di vita. Ma una piccola ibrida, valutata nel complesso, può inquinare meno di un SUV elettrico. Eppure, l’imperturbabile normativa favorisce il secondo.
Elkann e De Meo chiedono all’UE nuovi mezzi
Elkann e De Meo invitano a rivedere le priorità: «Non chiediamo sussidi, ma regole chiare, stabili e coerenti che permettano di innovare e produrre auto sostenibili e accessibili».
Per questo chiedono una revisione della direttiva 2035 sul bando ai motori endotermici, l’introduzione di uno sportello unico per semplificare la regolazione industriale e una maggiore flessibilità per citycar e veicoli professionali.
L’Europa è l’unico Paese che non sta proteggendo il proprio mercato automotive con le unghie e con i denti. L’ha fatto il gigante emergente cinese e poi gli Stati Uniti con il presidente Trump, ora questa tappa obbligata, se vogliamo rimanere competitivi, tocca a noi. Il futuro dell’auto europea si gioca oggi.