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Sicilia ostaggio della burocrazia: eventi estivi a rischio

Assessori di oltre 60 comuni denunciano il blocco istituzionale: tra riforme inattuate, statuto speciale e decreti mai arrivati, la stagione degli eventi rischia il collasso

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Una manifestazione estiva. Un palco, qualche transenna, un piano sicurezza. Una pratica che – con le giuste condizioni – potrebbe essere sbrigata in sei minuti. E invece, in Sicilia, per ottenerne l’autorizzazione servono sei settimane, forse più. Il risultato? Eventi cancellati, fondi persi, economie locali soffocate. E una domanda che si fa sempre più urgente: perché la burocrazia, qui, sembra correre al contrario?

A denunciarlo sono gli assessori alla Cultura e al Turismo di oltre sessanta comuni siciliani, riuniti nella rete Reacts. Hanno scritto una lettera che è un grido d’allarme, ma anche un atto di accusa. Indirizzata ai vertici istituzionali – dalla premier Giorgia Meloni al presidente della Regione Renato Schifani – la missiva parla chiaro: “Siamo in una paralisi istituzionale che rischia di far saltare l’intera stagione estiva e l’indotto culturale che vi ruota attorno.”

La burocrazia danneggia la stagione degli eventi in Sicilia

Il cuore del problema è noto: la Sicilia, a differenza del resto d’Italia, non applica la SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) per gli spettacoli fino a 2.000 spettatori, nonostante sia prevista dalla normativa nazionale (Dl 76/2020). Altrove, questa procedura snellisce e velocizza le pratiche. Qui, invece, tutto resta ancorato a un sistema anacronistico e macchinoso, che coinvolge Questure, ASP, Vigili del Fuoco e Prefetture.

“Il tempo è diventato un lusso che non possiamo più permetterci”, afferma Dario Guarcello, assessore al Turismo di Castelbuono, tra i promotori della rete. “Abbiamo provato ogni canale possibile: risoluzioni in Commissione, delibere di Giunta, pareri favorevoli in ARS. Ma il decreto attuativo da Roma non è mai arrivato. Se tutto resta fermo, sarà l’ennesima estate buttata via”.

Lo Statuto speciale della Sicilia peggiora le cose

Quello che doveva essere un punto di forza – lo Statuto speciale della Sicilia – si sta rivelando un ostacolo. “È il nostro stesso Statuto a penalizzarci. Dove dovrebbe garantire autonomia, diventa un muro contro ogni semplificazione”, si legge nella lettera.

Mentre nel resto d’Italia, già dal 1977, i Comuni rilasciano le licenze per gli spettacoli, in Sicilia la competenza è ancora del Questore. E questo nonostante una legge regionale del 1979 – la n. 1 – preveda il trasferimento delle funzioni di polizia amministrativa agli enti locali. Il nodo? Le norme attuative non sono mai state adottate. Un limbo legislativo che dura da 45 anni.

Il paradosso che blocca gli eventi culturali

Gli amministratori parlano apertamente di “boomerang istituzionale” e di un’autonomia che si è trasformata in immobilismo. E intanto, la stagione degli eventi – motore economico e culturale per decine di comuni, soprattutto nei piccoli centri – rischia di saltare.

Ogni ritardo non pesa solo sulla programmazione, ma genera costi altissimi per la pubblica amministrazione, oltre che sfiducia e frustrazione tra operatori del settore, artisti e cittadini.

“Non ci arrendiamo”, conclude Guarcello. “Ma la voce della Sicilia deve arrivare forte e chiara a Roma. La cultura non può più aspettare i tempi della burocrazia”.

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