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Zucchetti inaugura il suo nuovo headquarter, cucito addosso ai dipendenti

A Lodi prende forma il nuovo quartier generale della software house italiana: un progetto di rigenerazione urbana che mette al centro persone, territorio e futuro del lavoro.

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Sostenibilità, attaccamento al territorio e attenzione concreta alle esigenze delle persone. Sono questi i tre pilastri su cui nasce lo Zucchetti Village di Lodi, il nuovo headquarter della software house italiana specializzata nello sviluppo di soluzioni digitali per aziende di ogni settore e dimensione.

Più che una semplice sede centrale, il Village rappresenta un ambizioso progetto di rigenerazione urbana: un ex centro commerciale che cambia pelle e si trasforma in un luogo di lavoro contemporaneo, progettato intorno alle reali necessità di chi lo vive ogni giorno.

Un vero e proprio quartier generale che accoglie oltre 1.500 persone presenti sul territorio lodigiano, ma soprattutto un ecosistema architettonico pensato per favorire il benessere, la collaborazione e una nuova idea di organizzazione del lavoro.

Un’inaugurazione dal forte valore simbolico

Il nuovo edificio, che si affianca alla Torre Zucchetti completata nel 2017, è stato inaugurato ieri in una giornata particolarmente significativa per l’azienda. Poco prima del taglio del nastro, infatti, si è svolta la cerimonia di intitolazione della piazza d’ingresso a Mino Zucchetti, fondatore del gruppo, scomparso nel settembre 2023.

Un gesto tutt’altro che scontato: in Italia, vie, piazze e luoghi pubblici vengono generalmente dedicati a persone scomparse da almeno dieci anni. Un’eccezione che sottolinea il segno profondo lasciato da Mino Zucchetti nel territorio lodigiano, dove ha operato per quasi cinquant’anni, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo economico e culturale della città. Ed è proprio a quella visione imprenditoriale “illuminata” che il nuovo Zucchetti Village si ispira.

Come si struttura lo Zucchetti Village?

Il nuovo headquarter di Zucchetti nasce con l’obiettivo di creare un ambiente di lavoro coinvolgente, creativo e flessibile, capace di supportare un modello organizzativo ibrido, che combina presenza in sede e smart working in base alle attività da svolgere.

Non un ufficio da occupare passivamente, ma un luogo da vivere in modo attivo e dinamico. Il Village mette infatti a disposizione una grande varietà di spazi, progettati per rispondere a esigenze diverse nel corso della giornata lavorativa:

  • postazioni per il lavoro individuale
  • sale riunione
  • spazi per call riservate
  • aree relax
  • biblioteca
  • spazi per la formazione
  • area wellness
  • punti ristoro e mense
  • giardino interno
  • ambulatori
  • auditorium
  • spazi ludici

“Ogni spazio – ha spiegato Cristina Zucchetti, presidente della holding e responsabile delle risorse umane – è legato a una funzione specifica ed è messo a disposizione di chiunque, a seconda delle diverse attività da svolgere o dei momenti di svago e di relax necessari per ricaricare le energie”.

Una filosofia che riflette l’attenzione crescente dell’azienda verso il work-life balance. “Da tempo puntiamo su progetti basati sul benessere delle persone – ha aggiunto Zucchetti – e il Village ne è l’espressione più concreta, valorizzando l’impegno e l’entusiasmo di chi lavora con noi”.

I numeri di un edificio innovativo

Dietro al nuovo Zucchetti Village c’è un lavoro corale che ha coinvolto competenze architettoniche, ingegneristiche e costruttive di alto livello. Il progetto porta la firma dello Studio Lombardini22 di Milano, con il contributo ingegneristico di Carlo Pavesi dello Studio Pavesi di Lodi. La realizzazione è stata invece affidata a Ediltecno Restauri di Opera (Milano).

Un intervento in grado di rafforzare ulteriormente il legame tra Zucchetti e la sua città d’origine, offrendo un esempio concreto di edilizia capace di coniugare design, funzionalità e attenzione all’ambiente.

“Ogni architettura, soprattutto quando nasce dal riuso di un complesso esistente, è anche un atto di rigenerazione urbana – ha sottolineato Marco Amosso, partner di Lombardini22 e Director di L22 Urban & Building – un processo che influisce sulla qualità della vita non solo di chi lo abita, ma di un contesto urbano più ampio”.

I numeri raccontano la portata dell’intervento: la realizzazione ha richiesto 29 mesi di lavori, con il coinvolgimento complessivo di 41.177 persone entrate in cantiere, per una media di 61 maestranze al giorno. La superficie interessata dall’intervento è pari a 25.000 metri quadrati, circa due ettari e mezzo.

A questi si aggiungono alcuni dati che restituiscono la complessità tecnica del progetto:

  • 741 m³ di legno lamellare
  • 655.000 kg di acciaio
  • 103,5 m² di fibre composite (carbonio e polimeri) utilizzate nella struttura

“Abbiamo immaginato un organismo che respira – ha concluso Amosso – con un’architettura che si apre alla luce e all’aria per chi la vive, ma anche alla città. Tutto questo attraverso un equilibrio attento tra pieni e vuoti, tra ciò che viene riadattato e ciò che è nuovo”.

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