Non ci sono numeri precisi, ufficiali, sul disastro aereo avvenuto da poco in Russia: pare che siano tra le 40 e le 50 persone decedute nel dramma dell’incidente di un volo aereo Angara Airlines, nella zona di Amur, a estremo oriente.
Di certo tutti quanto erano a bordo, bambini inclusi, dell’Antonov datato 1976 che era decollato da Khabarovsk prima e Blagoveshchensk poi. Scomparso dai radar e ritrovato poi distrutto, anche dalle fiamme, nella vegetazione a circa 15 chilometri dalla città verso cui era diretto.
L’Antonov An-24 è un velivolo oggettivamente definibile robusto e versatile, pensato per operare anche in condizioni difficili, con una lunga carriera sia civile sia militare iniziata negli anni sessanta e proseguita per decenni.
In disuso nel mondo occidentale, trova ancora impiego in varie compagnie legate all’Unione Sovietica e in Africa. Si tratta di un aereo bimotore turboelica ad ala alta, progettato dalla OKB 153 e sviluppato in Unione Sovietica già dalla fine degli anni cinquanta.
Era il sostituto dell’Ilyushin Il-14, con un target di rotte a breve e medio raggio, me soprattutto la capacità di decollare e atterrare su ogni tipo di pista o quasi per via delle sue eliche e relative protezioni.
L’esemplare caduto, pare avesse fatto nella sua carriera di quasi mezzo secolo tutti i controlli e le manutenzioni previste.