Il fascino dell’American Dream sembra essersi affievolito, almeno a giudicare dal marcato calo del turismo europeo verso gli USA (e il demerito è tutto di Donald Trump).
Alla base di questa flessione vi sarebbero le tensioni politiche ed economiche generate dal nuovo governo Trump, il cui approccio protezionistico – finalizzato a rendere l’America “great again” – sembra sortire l’effetto opposto.
Il turismo in calo non rende gli USA “great again”
Il calo del turismo internazionale sta infatti incidendo negativamente sull’industria dei viaggi statunitense e, di riflesso, sull’economia del Paese.
Il turismo rappresenta il 2,5% del PIL americano, oggi minacciato dalla contrazione della domanda, in particolare per i voli transatlantici, come segnalato da Virgin Atlantic e Air France-KLM. Anche le prenotazioni alberghiere da parte dei visitatori europei sono diminuite del 25% per l’estate.
Nel mese di marzo, il numero di visitatori provenienti dall’Europa occidentale è calato del 17%, con picchi superiori al 20% in Paesi come Irlanda, Norvegia e Germania.
Tutta colpa di Trump
A scoraggiare i viaggiatori contribuiscono le politiche aggressive del tycoon e le notizie relative alle detenzioni al confine.
Sempre più cittadini di Regno Unito, Germania e Francia stanno cancellando in massa i loro viaggi verso gli Stati Uniti, con un incremento delle cancellazioni del 16% nel primo trimestre.
Anche i turisti canadesi – segmento chiave per il mercato statunitense – risultano in diminuzione, aggravando ulteriormente la situazione per destinazioni simbolo come Las Vegas.
Se la tendenza dovesse persistere, sul lungo periodo potrebbe registrarsi un calo significativo nella spesa turistica, che nel 2024 ha superato i 253 miliardi di dollari.
L’unico spiraglio per invertire il calo del turismo sembrerebbe essere un’eventuale svolta moderata da parte di Donald Trump, le cui politiche e retorica estremista – tra dazi, tagli agli aiuti esteri e chiusura – stanno generando un sentimento sempre più negativo nei confronti degli USA.
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