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Auto elettrica in panne? Il fermo può durare fino a 30 giorni

Quando un’auto elettrica si ferma, il problema non è solo tecnico: è anche (e soprattutto) organizzativo. E mentre le promesse di mobilità sostenibile accelerano, l’assistenza post-vendita resta indietro

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Le auto elettriche promettono un futuro più pulito, silenzioso ed efficiente, lo sanno bene molte flotte green che si sono diffuse in Italia durante gli ultimi anni. Ma quando si rompono, le tempistiche per rimetterle in strada possono trasformarsi in un vero e proprio incubo burocratico e tecnico.

In alcuni casi, il fermo veicolo può durare fino a 30 giorni. E non stiamo parlando di incidenti gravi o danni strutturali: a volte basta un guasto elettronico o la sostituzione di un componente specifico per bloccare tutto.

Fermo auto elettrica: filiera lenta e poco attrezzata

A differenza delle auto termiche – per le quali officine indipendenti, magazzini e fornitori garantiscono ancora oggi un ecosistema diffuso e reattivo – le elettriche si appoggiano quasi sempre a reti ufficiali, spesso poco capillari, con pezzi di ricambio che devono arrivare dall’estero e tempi d’attesa che si misurano in settimane.

A peggiorare le cose, c’è la complessità delle competenze richieste: non tutte le officine sono abilitate a intervenire sui sistemi ad alta tensione e molte si rifiutano di mettere mano su veicoli elettrici per mancanza di formazione o per ragioni assicurative.

Fermo in garanzia? A volte è peggio

Anche quando il veicolo è in garanzia, il proprietario si ritrova ostaggio di tempi tecnici e autorizzazioni. Le case madri, prima di procedere a una sostituzione, spesso chiedono diagnosi multiple, fotografie, comunicazioni tra meccanici e ingegneri, e infine approvazioni formali. Un processo che può rallentare tutto anche per banali problemi di centralina o batteria ausiliaria.

“Abbiamo visto auto ferme 3 settimane per un inverter, un mese per un sensore guasto, 15 giorni per una batteria a 12V”, racconta un tecnico di una concessionaria del Nord Italia. “Il problema non è solo la rottura, ma il tempo che ci metti a ricevere l’ok dalla casa madre e i pezzi dal magazzino centrale”.

Auto elettrica vs termica: un confronto impietoso

Ovviamente tutto si valuta caso per caso, senza generalizzare però, un guasto a una termica, salvo eccezioni, può essere risolto nel giro di pochi giorni: c’è disponibilità immediata di componenti, più officine autorizzate o generiche in grado di intervenire, e meno vincoli burocratici.

Sulle elettriche, invece, l’ecosistema post-vendita è ancora giovane, chiuso e verticale: poche mani, pochi strumenti, zero margini di manovra. Un modello che rischia di penalizzare chi ha fatto una scelta sostenibile, ma si ritrova senza auto per settimane.

Il fermo dell’auto elettrica ostacola la mobilità green

La vera domanda è: possiamo davvero parlare di “mobilità sostenibile” quando basta un guasto a immobilizzare un’auto elettrica per un mese? Il rischio è che si generi una nuova forma di disuguaglianza tra chi può permettersi l’auto sostitutiva, come di rigore nel mondo delle flotte, o una seconda auto – spesso termica – se si parla di privati, per tamponare i disservizi, e chi invece rimane a piedi.

In attesa che le case automobilistiche e gli altri attori investano seriamente anche nell’assistenza innovativa e nella logistica dei ricambi, la realtà è questa: le auto elettriche oggi viaggiano veloci, ma quando si fermano, lo fanno per davvero. E per molto tempo.

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