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Confimprenditori al Governo: “No al bilancio Ue se non si cancella il Green Deal”

Il presidente Stefano Ruvolo chiede un atto di forza: “L’Italia non firmi il nuovo bilancio europeo senza l’abolizione del Green Deal e un piano per l'automotive”

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Un altolà politico ed economico che punta dritto a Bruxelles. È quello lanciato da Confimprenditori, l’associazione che rappresenta le piccole e medie imprese italiane, in merito alla proposta di bilancio europeo 2028–2034. Il presidente Stefano Ruvolo è netto: “L’Italia non deve votare il bilancio se non viene abolito il Green Deal”.

“Il bilancio pluriennale dell’Unione rappresenta un bivio storico – afferma Ruvolo – e per la prima volta il nostro governo ha la possibilità di incidere davvero. L’Italia deve smettere di essere un esecutore passivo delle decisioni europee e pretendere condizioni chiare: la cancellazione definitiva del Green Deal e l’adozione di un vero piano industriale per rilanciare l’automotive”.

Nel mirino c’è dunque l’agenda verde dell’Ue, considerata da Confimprenditori una minaccia concreta alla sopravvivenza delle PMI, soprattutto nei settori legati alla filiera automobilistica. “Le nostre imprese – denuncia Ruvolo – stanno pagando il conto di un Green Deal ideologico, miope, privo di basi economiche e industriali. Intanto la Cina conquista l’Europa con auto elettriche a basso costo, mentre noi chiudiamo stabilimenti e licenziamo lavoratori”.

Secondo il presidente, l’Italia dovrebbe condizionare il proprio voto al bilancio europeo all’introduzione di misure strutturali e realistiche, non solo ambientali ma anche economiche, a tutela dell’industria europea. “Senza il nostro voto – ricorda Ruvolo – il bilancio non può essere approvato. È il momento di passare dalle parole ai fatti e di esercitare il nostro peso politico in Europa. Non si può più sacrificare la competitività industriale sull’altare dell’ideologia verde”.

Le parole di Confimprenditori si inseriscono in un contesto europeo di crescente tensione tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, soprattutto nel comparto manifatturiero. La richiesta è chiara: una revisione profonda delle politiche ambientali Ue, che non metta a rischio le PMI europee, considerate la vera spina dorsale dell’economia continentale.

“Serve un atto di responsabilità e di coraggio da parte del governo italiano”, conclude Ruvolo. Difendere le nostre imprese oggi significa difendere il lavoro, l’innovazione e il futuro industriale del Paese.

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