Il mondo torna a muoversi, ma lo fa con il freno a mano tirato. Dopo due anni di rimbalzi forti e una corsa all’ottimismo, il business travel sembra ora imboccare una curva più dolce: secondo l’ultima edizione del Business Travel Index Outlook della Global Business Travel Association (GBTA), la spesa globale per i viaggi d’affari raggiungerà 1,57 trilioni di dollari nel 2025, con una crescita del 6,6% su base annua. Numeri importanti, sì, ma sotto le aspettative di solo un anno fa, quando ci si attendeva un +10,4%.
Il Business Travel rinasce dalle ceneri
La ripartenza è evidente – basti pensare che si è superata la soglia del 1,47 trilioni nel 2024, un picco post-pandemico – ma lo scenario macroeconomico globale ha rallentato la corsa. Il motivo? Una combinazione di tensioni geopolitiche, rischi economici e politiche commerciali sempre più imprevedibili. Dalla guerra dei dazi ai conflitti aperti, fino alla fragilità di alcune economie locali, la prudenza è tornata nei piani di viaggio delle aziende.
“C’è resilienza, ma anche molta cautela. Le imprese continuano a viaggiare, ma in modo più strategico e consapevole”, commenta Suzanne Neufang, CEO di GBTA. “Oggi ogni trasferimento è misurato sul valore che può generare.”
USA e Cina dominano, ma i nuovi protagonisti del Business Travel arrivano dall’Asia
Nella classifica dei mercati più forti, Stati Uniti e Cina restano saldamente in testa, rappresentando da soli il 58% della spesa totale. Seguono Germania, Giappone e Regno Unito, mentre tra i Paesi in crescita più rapida spiccano India, Corea del Sud e Turchia. Le performance più deboli? Spagna e Paesi Bassi, fermi o in lieve calo.
Il report evidenzia come la crescita futura dipenderà in larga parte da come evolveranno le relazioni commerciali internazionali: la crescita stimata per il 2026 è dell’8,1%, mentre tra il 2027 e il 2028 si tornerà a un ritmo stabile attorno al 6,3-6,4% annuo. Tuttavia, raggiungere e superare i 2 trilioni di dollari è ancora possibile, ma solo entro il 2029, con un anno di ritardo rispetto alle previsioni passate.
Settori e geografie: un mondo a velocità diverse
Non tutti i comparti corrono alla stessa velocità. I settori più esposti agli scambi internazionali – come il manifatturiero e il commercio all’ingrosso – sono anche i più vulnerabili agli shock esterni. Al contrario, le professioni intellettuali, il settore entertainment e i servizi hanno già superato i livelli di spesa pre-pandemici, spesso con una quota viaggi cresciuta del 20% o più.
Guardando avanti, anche mining, ICT e telecomunicazioni si preparano a un’accelerazione dei viaggi, mentre agricoltura e alcuni segmenti del retail restano stagnanti, penalizzati da una minore internazionalizzazione.
Business Traveller più fiduciosi e digitali
Il cuore del business travel, però, resta sempre uno: le persone. E secondo l’indagine GBTA, che ha coinvolto oltre 7.300 viaggiatori d’affari in 33 Paesi, il sentiment è positivo. L’86% ritiene che i propri spostamenti siano “utili e produttivi”, mentre l’80% viaggia quanto o più di quanto facesse prima del 2019.
Cresce anche la spesa media per viaggio, salita a 1.128 dollari contro gli 834 dollari dell’anno scorso, e cambia il modo in cui si spende: sempre più diffuso l’uso di carte aziendali integrate nei mobile wallet, in particolare in Asia-Pacifico, dove il tasso di adozione supera il 70%.
“I viaggiatori chiedono esperienze fluide, digital-first e sicure. La mobilità si intreccia con l’innovazione nei pagamenti”, spiega Edward Galvin, VP di Visa, partner strategico dello studio. “Le aziende devono saper modernizzare i processi per restare competitive anche su questo fronte.”
Nel complesso, il messaggio è chiaro: il business travel non è più quello di prima, ma resta essenziale. I viaggi si fanno meno frequentemente, ma meglio pianificati, con più attenzione a sostenibilità, ROI e benessere del viaggiatore. E se il mondo esterno resta incerto, il bisogno di incontrarsi, stringere mani e costruire relazioni dal vivo continua a valere il viaggio.