Gli effetti dell’attacco informatico subito da Jaguar Land Rover alla fine di agosto continuano a farsi sentire, e in modo significativo. Le conseguenze sono emerse con chiarezza durante la presentazione dei risultati del secondo trimestre fiscale 2026, chiuso a fine settembre 2025, mostrando quanto il blackout digitale abbia inciso sull’operatività del gruppo britannico controllato da Tata Motors.
A settembre, infatti, JLR ha registrato un forte calo dei volumi: le attività produttive sono state gravemente compromesse dall’incidente informatico, con impatti che hanno colpito l’intera filiera industriale del Regno Unito.
Il cyberattacco: sei settimane di stop e un’intera filiera sotto stress
L’attacco che ha colpito Jaguar Land Rover lo scorso agosto ha messo fuori uso gran parte della sua infrastruttura IT, costringendo l’azienda a fermare la produzione per quasi sei settimane negli stabilimenti di Solihull, Halewood e Wolverhampton.
Secondo il rapporto del Cyber Monitoring Centre (Cmc), organismo indipendente britannico sostenuto dal settore assicurativo, si tratta “dell’evento cyber economicamente più dannoso mai registrato nel Regno Unito”, con un impatto complessivo stimato in circa 1,9 miliardi di sterline sull’economia nazionale.
Durante lo stop, JLR – che in condizioni normali produce circa 1.000 veicoli al giorno – avrebbe perso fino a 50 milioni di sterline a settimana. Ma i danni non si sono limitati ai siti produttivi: oltre 5.000 imprese tra fornitori, concessionarie e partner logistici sono state colpite direttamente o indirettamente, con conseguenze pesanti in termini di liquidità, tagli ai turni e licenziamenti.
Il Cmc ha classificato l’attacco come un evento sistemico di categoria 3 su 5, con ripercussioni estese sul manifatturiero e sui servizi collegati. La produzione è ripartita gradualmente solo all’inizio di ottobre e, secondo gli analisti, la piena operatività non sarà completamente ripristinata prima di gennaio 2026.
L’impatto sui risultati del secondo trimestre di Jaguar Land Rover
La gravità emersa nei report del Cmc trova conferma nei risultati finanziari pubblicati da Jaguar Land Rover. Nonostante il fisiologico rallentamento dei modelli Jaguar più datati e l’effetto dei dazi statunitensi, l’azienda aveva registrato performance “robuste e in linea con le attese” tra luglio e agosto.
Il crollo è arrivato a settembre, quando il cyberattacco ha paralizzato la produzione. Nel trimestre, le vendite wholesale si sono fermate a 66.165 unità, in calo del 24,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con la supply chain completamente bloccata, i concessionari sono rimasti senza veicoli, causando un calo significativo anche delle retail sales, con 85.495 unità (-17,1% anno su anno), causando flessioni in tutti i mercati e un tracollo particolarmente severo nel Regno Unito (-32,3%).
L’impatto si riflette anche sui conti economici. I ricavi sono diminuiti di oltre 1 miliardo di sterline (-24%), scendendo a 4,9 miliardi, mentre l’utile di quasi 400 milioni registrato nello stesso trimestre del 2024 ha lasciato spazio a una perdita di 485 milioni.
Tra luglio e settembre, JLR ha inoltre contabilizzato 196 milioni di sterline di costi direttamente legati all’attacco, tra cui consulenze esterne e attività di ripristino dei sistemi IT. A questi si sommano altri 42 milioni destinati a piani di uscite volontarie del personale. Da notare che nel conteggio non rientrano le vendite perse né i costi indiretti, ancora difficili da stimare.
Una crisi che non si esaurisce qui
Secondo JLR, gli effetti del cyberattacco si estenderanno anche al trimestre in corso. Le vendite mancate continueranno a pesare sui risultati e la piena capacità produttiva resta subordinata al completo ripristino dei sistemi informatici e alla stabilità dell’intera supply chain.
La sfida ora sarà duplice: recuperare i volumi persi e, allo stesso tempo, non rallentare la tabella di marcia del piano Reimagine, che nei prossimi anni dovrà guidare la trasformazione elettrica e premium del gruppo.















