pacchetto-automotive-commissione europea-mission

L’UE frena lo stop ai motori termici nel 2035: cosa c’è davvero nel nuovo pacchetto Automotive europeo

Tra neutralità tecnologica, supercrediti e nuove regole per le flotte, Bruxelles riscrive il percorso della transizione automotive.

Advertisement

La Commissione europea ha ufficialmente presentato il tanto atteso (o temuto) pacchetto Automotive. Si tratta di un insieme di misure pensate per sostenere e rilanciare l’industria automobilistica continentale in una fase di profonda trasformazione.

Questo intervento risponde alle pressioni della filiera industriale e di alcuni governi nazionali, introducendo una maggiore flessibilità nel percorso verso la decarbonizzazione. Elasticità a cui a cui però non viene meno – almeno nelle intenzioni di Bruxelles – la rinuncia degli obiettivi climatici di lungo periodo.

Un risultato che rappresenta un cambio di rotta significativo rispetto agli iniziali piani introdotti nel Green Deal europeo nel gennaio 2024. Il 2035 resta una data chiave, ma le modalità con cui l’industria dovrà arrivarci cambiano sensibilmente.

Cosa contiene il nuovo pacchetto Automotive Commissione europea

Il punto centrale del nuovo pacchetto riguarda la revisione degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ per auto e furgoni. Salta lo stop totale ai motori termici previsto per il 2035. La riduzione passa infatti dal 100% al 90%, introducendo un approccio improntato alla neutralità tecnologica e a una maggiore “prevedibilità” per i costruttori.

Il restante 10% delle emissioni potrà essere compensato attraverso meccanismi di credito:

  • fino al 3% tramite l’utilizzo di e-fuel e biocarburanti
  • fino al 7% grazie all’impiego di acciaio a basse emissioni di carbonio prodotto nell’Unione europea.

Questo sistema consente a diverse tecnologie di continuare a svolgere un ruolo anche oltre il 2035: non solo veicoli elettrici e a idrogeno, ma anche ibridi plug-in, veicoli con range extender, mild hybrid e – seppur non esplicitamente citate – con ogni probabilità anche le full hybrid.

Accanto a questa revisione, Bruxelles ha confermato l’introduzione della nuova categoria delle e-Car, ovvero veicoli elettrici fino a 4,2 metri di lunghezza. Per questi ultimi sono previsti supercrediti fino al 2035. Questi modelli, se prodotti nell’Unione Europea e posizionati come “accessibili”, potranno beneficiare di un fattore di calcolo pari a 1,3 (anziché 1) ai fini del rispetto degli obiettivi di CO₂, incentivando così la diffusione di piccole elettriche sul mercato.

Ulteriori misure di flessibilità riguardano:

  • i furgoni, con la riduzione del target di abbattimento delle emissioni dal 50% al 40%
  • i veicoli pesanti, con modifiche mirate agli standard normativi
  • l’introduzione del meccanismo di “banking and borrowing”, che permetterà ai costruttori di compensare eventuali sforamenti in un anno con risultati migliori in altri periodi, in particolare tra il 2030 e il 2032.

Passando al fronte industriale, il pacchetto include anche un forte sostegno allo sviluppo delle batterie: sono previsti 1,8 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi sotto forma di prestiti a tasso zero, per rafforzare la catena del valore europea. A questo si affianca il cosiddetto “Automotive Omnibus”. Si tratta di un pacchetto di semplificazioni normative che punta a ridurre gli oneri amministrativi per i produttori, con risparmi stimati in circa 706 milioni di euro all’anno.

Le implicazioni per le flotte aziendali

Una delle novità più rilevanti del pacchetto Automotive Commissione europea riguarda le flotte aziendali, individuate dalla Commissione come leva strategica per accelerare la diffusione dei veicoli a zero e basse emissioni.

Bruxelles introdurrà obiettivi obbligatori di elettrificazione per le grandi aziende, con target definiti Stato per Stato in base al grado di maturità dei singoli mercati. I governi nazionali dovranno comunicare alla Commissione il numero complessivo di veicoli aziendali immatricolati. Questi ultimi dovranno essere distinti tra autovetture e furgoni e specificando la quota di mezzi a zero e basse emissioni.

A partire dal 2030, quindi, i parchi auto aziendali saranno chiamati a rispettare precise quote di elettrificazione, rafforzando il ruolo delle flotte come motore di rinnovo del parco circolante e di diffusione delle tecnologie più efficienti.

A questo si aggiunge un principio di tutela industriale: solo i veicoli a zero o basse emissioni prodotti nell’Unione Europea potranno beneficiare di sostegni finanziari pubblici, attraverso l’introduzione dell’etichetta “Made in the EU” come requisito preliminare.

Le reazioni del mercato, tra aperture industriali e critiche ambientali

Il pacchetto Automotive ha già suscitato reazioni contrastanti. Il governo tedesco, tra i principali sostenitori di una maggiore flessibilità, ha accolto positivamente la svolta. Il cancelliere Friedrich Merz ha parlato di “passi nella giusta direzione” per conciliare obiettivi climatici, realtà di mercato e tutela dei posti di lavoro, pur sottolineando la necessità di analizzare nel dettaglio le proposte.

Sulla stessa linea Guido Guidesi, presidente dell’Automotive Regions Alliance e assessore allo Sviluppo Economico della Lombardia. Quest’ultimo ha definito il cambio di rotta “uno spiraglio di speranza”, pur ribadendo che da solo non basterà a salvare il settore.

Più articolata la posizione di UNRAE. Nel giorno della presentazione del pacchetto, l’associazione ha ribadito la necessità di “realismo, ascolto e una vera visione industriale europea”. Il presidente Roberto Pietrantonio ha sottolineato come negli ultimi anni l’Europa abbia imposto obiettivi ambiziosi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti della transizione. UNRAE ha inoltre rilanciato l’urgenza di una riforma della fiscalità delle auto aziendali, definendola “il più grande moltiplicatore di crescita” per il mercato italiano e per l’elettrificazione delle flotte.

Decisamente critica, invece, l’associazione ambientalista Transport & Environment, secondo cui l’allentamento dello stop al motore termico rischia di rallentare gli investimenti sull’elettrico proprio mentre la Cina continua a rafforzare la propria leadership nel settore.

Il pacchetto Automotive dovrà ora passare al vaglio del Parlamento europeo e degli Stati membri. Un orizzonte di possibilità in cui cosa è certa: la strada verso il 2035 resta segnata, anche se decisamente meno lineare di quanto previsto fino a pochi mesi fa.

Lascia un commento

*