brexit-business-travel

Business Travel post-Brexit: tra code, visti e burocrazia

L’apertura dei gate elettronici agli aeroporti UE per i britannici è una rara buona notizia. Ma tra nuove restrizioni, attese infinite per i visti e normative A1, il business travel europeo vive una stagione di incertezza e complessità

Il business travel uscente dalla Brexit appare ammaccato, difficilmente decifrabile con la lente di lettura preesistente. Quella che una volta era una corsa al gate con valigia a mano e biglietto elettronico, oggi è diventata una sfida logistica, burocratica e perfino strategica.

Ma una buona notizia è all’orizzonte. I cittadini britannici potrebbero presto utilizzare i gate elettronici nei principali aeroporti dell’Unione Europea, riducendo i tempi di attesa post-Brexit. Un piccolo sollievo dopo cinque anni di code, controlli e limitazioni.

Ma mentre i tornelli si aprono, le frontiere politiche e amministrative si chiudono sempre di più.

Viaggi d’affari negli USA: Brexit e visti, una combinazione ad alto rischio

L’inasprimento delle regole d’ingresso negli Stati Uniti sotto la nuova presidenza Trump ha già prodotto effetti visibili: lunghi tempi di attesa per i visti (in UK si parla di 16 settimane), più controlli e meno flessibilità per i business traveller. E in Europa non va meglio. I viaggi tra Regno Unito e area Schengen sono limitati a 90 giorni ogni 180, con la necessità crescente di visti e permessi anche per trasferte di breve durata.

Chi lavora negli eventi o nei servizi internazionali è il primo a pagare il prezzo di questa chiusura. “Non possiamo più inviare i nostri event manager britannici nell’UE. E ora quelli dell’UE non possono andare negli USA”, ha dichiarato un travel manager durante la conferenza dell’Institute of Travel Management di Newport.

Burocrazia e BT: i travel manager sotto pressione

In un panorama normativo così frammentato, la gestione centralizzata e professionale dei visti è diventata cruciale. Peccato che siano ancora poche le aziende a disporre di un programma strutturato. Spesso il compito viene diviso tra più reparti, con il rischio che nessuno se ne occupi davvero. E il viaggiatore? Si ritrova a fare affidamento su informazioni frammentarie o sbagliate – magari prese da un post su Facebook o da una risposta automatica di Google.

Certificato A1: l’eredità burocratica della Brexit che complica il business travel

A complicare ulteriormente lo scenario c’è l’incubo dei certificati A1, richiesti per dimostrare il pagamento dei contributi previdenziali nel paese d’origine durante una missione all’estero. La regola, nata per tutelare i lavoratori distaccati, oggi si applica anche a chi attraversa un confine per un solo giorno. Il risultato? Un carico amministrativo enorme, con aziende che rischiano multe fino a 500.000 euro.

Eppure, secondo il gruppo di advocacy BT4Europe, il 90% delle richieste di A1 per viaggi brevi potrebbe essere evitato. Il problema? Bruxelles non sembra pronta a semplificare la normativa.

Schengen, ETIAS, EES: nuove regole per il business travel

Se da un lato la digitalizzazione ha reso l’immigrazione più rigida e tracciata (il nuovo sistema EES entrerà in vigore nell’ottobre 2025 e ETIAS nel 2026), dall’altro lato può offrire soluzioni. Alcune aziende stanno già integrando tool automatizzati che informano i viaggiatori sui documenti necessari, semplificando la richiesta di visti, permessi o certificati. Sistemi collegati alle piattaforme di prenotazione possono avviare in automatico le pratiche burocratiche al momento della pianificazione del viaggio.

Ma tutto ciò funziona solo se le aziende prendono il controllo. Come afferma Julius Heintz, CEO di DVKG:

“L’immigrazione è troppo complicata per lasciarla in mano ai viaggiatori. Serve una strategia e una gestione centralizzata”.

Business travel: serve una nuova cultura

Il viaggio d’affari oggi non è solo una questione di prenotazioni. È diventato un affare regolatorio, diplomatico e legale. Serve consapevolezza, formazione e una cabina di regia tra i reparti aziendali. In un’epoca in cui la mobilità è più sorvegliata che mai, la differenza la fa chi sa muoversi bene dentro le regole.

O, come dice Samantha McKnight di CIBT:

“Bisogna iniziare a pianificare un visto prima ancora di prenotare un volo”.

Lascia un commento

*