Quando si parla di sostenibilità, l’attenzione si concentra spesso su motore, consumi e tailpipe emissions. Eppure, esiste un elemento decisivo: gli pneumatici. La loro scelta, usura e corretta manutenzione, incidono direttamente su sicurezza, consumi, emissioni e dispersione di microplastiche.
Per responsabili CSR e fleet manager, una gestione più consapevole delle gomme rappresenta un’opportunità concreta, una leva per ridurre costi e impatto ambientale.
Durata degli pneumatici
Sulla durata degli pneumatici influiscono tipo di veicolo, stile di guida, condizioni climatiche e manutenzione. In generale, dopo circa cinque anni è consigliabile farli controllare, anche se il battistrada non appare consumato.
Urti, sbalzi di temperatura e sollecitazioni, possono deteriorarne la struttura e comprometterne l’aderenza. Una manutenzione periodica, un bilanciamento corretto e un controllo regolare della pressione permettono di prolungarne la vita e di evitare sostituzioni anticipate. Pneumatici sgonfi aumentano consumi e usura dei bordi, mentre quelli troppo gonfi si deteriorano a centro battistrada.
Anche urti contro marciapiedi, buche e manovre brusche possono alterare la geometria delle ruote, causando un consumo irregolare. Inoltre, chi utilizza treni estivi e invernali dovrebbe conservare le gomme non in uso in un ambiente pulito, asciutto e temperato, lontano da luce solare diretta o calore. Temperature eccessive o umidità accelerano infatti l’invecchiamento della gomma.

Importanza e nuovi test
Prolungare la vita degli pneumatici ha vantaggi doppi. Sul piano ambientale, significa ridurre il numero di sostituzioni e quindi l’impatto derivante da produzione, trasporto e smaltimento. Dal punto di vista economico, usare gli pneumatici fino al limite legale — mantenendo comunque le condizioni di sicurezza — consente un risparmio diretto sul budget di gestione.
Uno studio pubblicato su ScienceDirect ha dimostrato che gomme a bassa resistenza al rotolamento possono ridurre i consumi di carburante tra il 6,9% e l’8,4% nelle tipiche condizioni autostradali. Il risultato? Meno spese di esercizio e minori emissioni di CO₂, senza sacrificare comfort e prestazioni.

Negli ultimi anni vari organismi indipendenti hanno aggiornato i protocolli di prova per valutare non solo la sicurezza, ma anche la sostenibilità degli pneumatici. Tra questi ADAC, che ha introdotto un metodo ispirato alla futura normativa Euro 7, la quale estenderà i criteri di omologazione alle emissioni generate da abrasione di gomme e freni.
Si valutano non solo le prestazioni su bagnato o l’efficienza energetica, ma anche la durata media del battistrada e la quantità di particolato rilasciato nel ciclo di vita. Secondo questi test, gli pneumatici Michelin hanno registrato un’usura media di 52 mg/km/t per veicolo, distinguendosi per la migliore resistenza all’usura e per la ridotta dispersione di particelle.
Un risultato che conferma l’efficacia dell’approccio orientato alla longevità e all’efficienza, dimostrando che far durare più a lungo le gomme non significa rinunciare alla sicurezza, ma scegliere una mobilità più intelligente e sostenibile.
L’approccio di Michelin
A chiarire le scelte su certi aspetti è Paolo Filippi, Responsabile Business Flotte di Michelin Italia.
In che modo Michelin sta lavorando per ridurre l’impatto ambientale legato agli pneumatici?
«Michelin lavora da anni per ridurre le emissioni. Risale al 1992 il primo pneumatico “Energy” che, grazie all’introduzione della silice, ha permesso di migliorare in maniera importante la scorrevolezza, con un impatto diretto su consumi ed emissioni.
In oltre 30 anni, questi valori sono costantemente migliorati, rendendo Michelin un riferimento in termini di efficienza energetica. Ma le emissioni di CO2 non sono le uniche su cui si lavora, con il Regolamento Euro 7 tra le novità più rilevanti spicca il nuovo test sull’abrasione pneumatici, che valuta la perdita di massa e quindi la quantità di particelle di usura rilasciate nell’ambiente (TRWP). Un parametro destinato a diventare centrale nella valutazione dell’impatto ambientale.
Da oltre 20 anni Michelin innova per ridurre l’abrasione dovuta al contatto tra pneumatico e strada. Questo impegno ha portato allo sviluppo di innovazioni che hanno ridotto le emissioni generate dall’usura pneumatici del 5% tra il 2015 e il 2020. Questi progressi hanno già consentito di rilasciare 100.000 tonnellate in meno di particelle durante il periodo, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente».
Per un fleet o mobility manager, quanto può incidere la scelta di pneumatici più durevoli?
«Per le flotte gestire gli pneumatici in modo intelligente non è più solo una questione di efficienza economica, ma anche di conformità normativa e responsabilità ambientale. La scelta di pneumatici a bassa abrasione, con un’eccellente durata chilometrica e prestazioni dal primo all’ultimo chilometro – unitamente a una corretta manutenzione – diventano strumenti fondamentali per:
ridurre le emissioni non di scarico, oggi sotto la lente dell’Unione Europea; allungare la vita utile degli pneumatici, con un impatto diretto sui costi operativi; ottimizzare il consumo energetico, grazie a una minore resistenza al rotolamento, riducendo il consumo di carburante e, nel caso dei veicoli ibridi ed elettrici, aumentando l’autonomia della batteria.
In questo scenario, le flotte che adottano pneumatici Michelin rispondono ai requisiti e si pongono un passo avanti. Anticipando le prescrizioni normative, trasformano la sostenibilità in un vantaggio competitivo».














