L’Italia e l’auto elettrica

L’Italia e l’auto elettrica, la ricerca della Luiss Business School

L'Osservatorio Auto e Mobilità ha mostrato che le perplessità verso le Bev derivano dalla poca conoscenza del prodotto: il nodo della transizione è il gap tra percezione e consapevolezza

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L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza. Questo il titolo dello studio che l’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School ha condotto con il supporto di modelli avanzati di intelligenza artificiale.

L’obiettivo era mettere a confronto chi non possiede un’auto elettrica e chi invece la utilizza individuando le aree su cui intervenire per favorire una migliore transizione.

Lo studio ha analizzato il divario tra interesse potenziale e acquisto reale dell’auto elettrica. Una distanza che non è solo tecnica o economica ma è legata al rapporto tra percezione e consapevolezza.

L’analisi si basa su un approccio metodologico misto: indagine quantitativa e analisi qualitativa supportata da modelli avanzati di Intelligenza Artificiale. L’uso dell’AI ha permesso di elaborare in modo sistematico le risposte aperte.

—> Leggi i risultati della ricerca che l’Osservatorio fece nel 2022 

Percezioni, barriere e timori di chi non guida una Bev

Nella ricerca sull’Italia e l’auto elettrica, molte barriere sulle vetture a batteria derivano più da pregiudizi radicati che da criticità realmente sperimentate.

Un esempio? Tra i non possessori di un Battery Electric Vehicle (BEV), il 67% esprime timori sulla durata della batteria e oltre il 58% percepisce la rete autostradale di ricarica come insufficiente. Infine c’è un 72% che ritiene il prezzo d’acquisto troppo elevato.

Quasi la metà del campione segnala difficoltà nel reperire e interpretare informazioni sui costi reali, sugli incentivi, sull’autonomia e sui tempi di ricarica. Insomma: un segnale evidente di una conoscenza frammentata e spesso non aggiornata.​

L’Italia e l’auto elettrica, cosa manca per sbloccare il mercato

Secondo l’osservatorio della Luiss Business School, sono 4 le leve su cui intervenire per favorire una migliore transizione.

  • La prima e più rilevante è la riduzione del prezzo d’acquisto, indicata come priorità assoluta dal 55,4% degli intervistati.​
  • A seguire: la stabilità degli incentivi, ritenuta cruciale non tanto per l’importo quanto per la prevedibilità nel tempo.
  • Terzo: la necessità di una rete di ricarica capillare, funzionante e ben distribuita (priorità massima per il 12,7%).
  • Infine la garanzia di lunga durata sulla batteria. Questo punto emerge come risposta diretta alle principali paure tecnologiche, raccogliendo complessivamente oltre il 50% delle preferenze nelle prime tre posizioni.​

Tutte le altre leve, colonnina di ricarica domestica (wallbox) gratuita, servizi digitali, prove estese, abbonamenti energetici risultano marginali, con una priorità massima inferiore all’1–2%.

Possessori di Bev: l’esperienza reale d’uso

L’Italia e l’auto elettrica
Fabio Orecchini, direttore scientifico dell’Osservatorio

I possessori di Bev descrivono un’esperienza che smentisce molte paure diffuse. Il 56,4% apprezza la maggiore economicità dell’elettrico rispetto al termico e oltre il 70% considera adeguata la gestione quotidiana dell’autonomia. Insomma: le criticità tecniche percepite dall’esterno risultano fortemente ridimensionate.​

Tuttavia, entrambi i gruppi convergono su un punto: l’infrastruttura di ricarica pubblica e autostradale non è ancora sufficientemente affidabile o omogenea, condizionando la percezione di utilizzabilità del mezzo.

Conclusioni della ricerca sull’Italia e l’auto elettrica: percezione vs consapevolezza

I risultati della ricerca sull’Italia e l’auto elettrica suggeriscono che il vero nodo della transizione è il gap tra percezione e consapevolezza. Dove l’informazione è poco chiara o l’esperienza diretta manca, la percezione appare più bloccata. Dove esiste un uso concreto, come nei possessori Bev, molte barriere si attenuano.

Il mercato non ha bisogno di rivoluzioni, ma di un sistema più solido: prezzi competitivi, infrastruttura affidabile, protezione dal rischio tecnologico e strumenti chiari per orientare le scelte.

In conclusione, la ricerca evidenzia che la mobilità elettrica diventerà una scelta diffusa solo quando gli utenti avranno la possibilità concreta di trasformare la curiosità in consapevolezza e la consapevolezza in fiducia.

Lo sviluppo di ecosistemi di social proof, in cui i già utilizzatori di Bev si riconoscono e i futuri acquirenti potranno trovare elementi di rassicurazione e supporto, costituisce quindi una leva per ridurre la distanza tra realtà dell’elettrico e percezione comune.

Ciò renderà la transizione non solo possibile ma anche attraente e veloce.

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