Mobilità in Italia 2025

Mobilità in Italia 2025, i dati e le proposte Unrae

Partendo dai numeri su vendite e spostamenti, l'Unione Nazionale dei Rappresentanti dei Veicoli Esteri in Italia spiega le sue proposte per il settore automotive

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Mentre la mobilità in Italia nel 2025 è garantita soprattutto dall’automobile – come certifica un rapporto Isfort e uno Istat – l’Unione Europea ha confermato i rumor degli ultimi giorni: dal 2035 niente stop ai motori termici.

Il “pacchetto automotive” arrivato da Bruxelles introduce la riduzione al 90% dell’obiettivo di taglio delle emissioni di CO2 al 2035.

Un drastico cambiamento arrivato a poche ore dalla conclusione della conferenza stampa di fine anno di Unrae. Nell’occasione, l’associazione  ha lanciato un appello «deciso e urgente» alla chiarezza normativa per il settore automotive.

Tra i possibili interventi più rilevanti e strutturali – sui quali Unrae esprime piena convergenza – dovrebbero figurare quyesti punti.

  • Un modello regolatorio “a tre corsie”, con politiche su misura per auto, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti.
  • Un approccio più pragmatico e aderente al mercato sui target CO₂, riconoscendo la transizione come un percorso complesso che richiede strumenti realistici e non punitivi.
  • Misure che favoriscano l’accesso alla transizione della mobilità da parte di famiglie e imprese, verso auto di piccole dimensioni, efficienti e accessibili.
  • L’apertura alle tecnologie “ponte” per contribuire alla riduzione delle emissioni.

Mobilità in Italia

Mobilità in Italia, no all’ipotesi di un vincolo del 70% “Made in Europe” per accedere agli incentivi.

«Negli ultimi anni l’Europa ha imposto obiettivi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti» ha detto il presidente Unrae, Roberto Pietrantonio.

«Le lacune normative e lo scarso ascolto verso i costruttori hanno collocato imprese e consumatori di fronte a target troppo ambiziosi e non supportati da adeguate condizioni. La transizione non è stata accompagnata da una politica industriale europea: questo è il vero punto critico dei target 2035».

Mobilità in Italia 2025
Roberto Pietrantonio

«Il traguardo della decarbonizzazione resta imprescindibile ma richiede un dialogo più approfondito basato su dati. È l’unico modo per definire un percorso realistico e pragmatico, come Unrae chiede da anni. Oggi, però, si intravede un cambio di passo: Commissione più attenta all’evidenza, maggiore volontà di ascolto e consapevolezza che transizione ecologica e competitività industriale possono procedere insieme».

Unrae esprime poi forte contrarietà all’introduzione di un target di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per incentivare la domanda.

«Un obbligo del 70% rischia di penalizzare i consumatori, indebolire le imprese e rallentare la transizione e minare la competitività dell’auto europea in una fase in cui è indispensabile accelerare. Il mercato UE è profondamente integrato nelle catene globali del valore: la sua forza è l’apertura, la capacità di attrarre investimenti e innovazione. Una misura protezionistica avrebbe impatti immediati sui prezzi, colpendo milioni di automobilisti e ostacolando l’accessibilità alla mobilità sostenibile. Danneggerebbe anche molti costruttori europei. La strada corretta è un vero piano industriale europeo, basato su investimenti strutturali finanziati da risorse comunitarie e politiche che incentivino la produzione sostenibile senza penalizzare chi produce e chi acquista».

Il nodo delle auto aziendali, le proposte Unrae

Sempre in tema di mobilità in Italia 2025 e di vetture, Unrae sottolinea anche l’urgenza della riforma del trattamento fiscale delle auto aziendali, definendola «il più grande moltiplicatore di crescita».

«Con una fiscalità allineata alle best practices europee in chiave “verde” – osserva Pietrantonio – crescerebbero gli acquisti di auto aziendali green. Aumenterebbe poi la diffusione di veicoli virtuosi e si accelererebbe il ricambio del parco circolante originando un usato di ultima generazione».

Nel biennio 2024–2025 il Governo ha stanziato 923,4 milioni di euro per incentivare l’acquisto di autovetture a zero o bassissime emissioni, contribuendo all’immatricolazione di oltre 90.000 auto nella fascia 0–60 g/km. Ma è possibile ottenere risultati superiori con risorse molto inferiori.

Secondo le analisi Unrae, con limitati aggiustamenti ai parametri fiscali della deducibilità delle auto aziendali sarebbe sufficiente un impegno di 85 milioni di euro a carico dell’erario (al netto dell’extragettito) per incentivare oltre 100.000 autovetture green nella fascia 0–60 g/km. Si potrebbe anche soddisfare altrettanti dipendenti, accelerare il rinnovo del parco auto e rendere, in pochi anni, l’usato più giovane, più sicuro e più accessibile.

«Sul tema della fiscalità si sta consolidando un ampio fronte comune. Riteniamo che questa sia la leva prioritaria per ottenere risultati concreti e misurabili».

Mobilità in Italia nel 2025, i dati di mercato

Mobilità in Italia 2025
Andrea Cardinali

Nel comparto autovetture, il mercato europeo già due anni fa ha recuperato il segno positivo, che dovrebbe essere confermato anche nel 2025. In Italia, nel 2025, Unrae prevede circa 1,52 milioni di immatricolazioni: -2,2% sul 2024 e 400mila al di sotto del 2019. Per il 2026 ne prevede 1,54 milioni.

«Nella diffusione di auto ricaricabili, il Paese evidenzia un ritardo significativo» ha aggiunto Andrea Cardinali, direttore generale Unrae.

«Molteplici i fattori: scarsa penetrazione di auto aziendali, scarso sviluppo delle infrastrutture e alti prezzi di ricarica. Solo interventi strategici e mirati potrebbero generare un cambio di passo a favore della transizione».

A proposito di auto aziendali: in Italia sono il 46,8% rispetto al 66,3% della Germania. Con il veloce tasso di rotazione delle flotte, il segmento è in grado di immettere sul mercato vetture nuove e avanzate.

L’Italia è fanalino di coda anche per quota di vetture ricaricabili (Bev+Phev): 11,3% vs il 33,4% del Regno Unito, 28,9% della Germania, 25,1% della Francia e 18,9% della Spagna.

Mobilità in Italia, poche le auto elettriche

La quota di auto elettriche è pari al 5,2% rispetto al 21% degli altri 30 Paesi europei. Ed è ben più bassa di Paesi come Portogallo (22%), Slovenia (10,4%), Spagna (8,5%) e Ungheria (8,4%).

Seppure in crescita nell’ultimo anno (+24%), lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche di ricarica inchioda l’Italia al 16° posto con 13,6 punti per 100 km di strada (media europea; 20,4). I dati al 30 settembre indicano circa 67mila punti, di cui 1/5 con potenza di ricarica ≥ 50 kW.

Il mercato dell’usato? Nonostante 3 anni di ripresa, il rapporto usato su nuovo è basso: 2 auto usate ogni auto nuova. Nel Regno Unito sono 3,9, in Francia 3,1 e in Germania 2,3.

Il volume complessivo di autovetture nuove e usate resta ben lontano dai 5 milioni del 2019. Ciò dimostra che quanto perso dal mercato delle auto nuove non è stato recuperato da quello dell’usato.

Mobilità in Italia

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