Degli scivoloni etici di Musk, del suo messaggio politico estremista e dell’autosabotaggio della propria creatura a quattro ruote, Tesla, ne abbiamo già ampiamente discusso.
Inevitabile la deriva attuale, preannunciata, come un tappa obbligata, da una consecutio di scelte discutibili. Oggi la crisi di Tesla nel Vecchio Continente è catastrofica, senza margini di miglioramento. Maggio riconferma per il quinto mese consecutivo un calo a doppia cifra nelle immatricolazioni.
Mentre la casa americana si affossa, i concorrenti europei e cinesi si ritagliano uno spazio in mercati chiave come Germania, Francia, Svezia e Danimarca. La Model Y sembra risollevare timidamente le sorti, almeno in Norvegia, senza riuscire a nasconderne la debolezza strutturale.
I dati parlano chiaro. In Portogallo, le vendite sono crollate del 68% rispetto a maggio 2024, con appena 292 unità immatricolate. In Francia, il secondo mercato europeo per Tesla, il calo raggiunge il 67%, segnando il peggior risultato dal 2021. Anche in Svezia si registra un calo del 53,7%, in Danimarca del 30,5%. Nei Paesi Bassi le vendite diminuiscono del 36%, mentre in Spagna si riducono del 29%, con 794 veicoli venduti. Solo in Norvegia si assiste a un’inversione di tendenza, con un aumento del 213% a maggio (2.600 unità contro le 832 dell’anno precedente), grazie alla nuova Model Y Juniper e agli incentivi locali; tuttavia, il dato complessivo da inizio anno segna un +8,3%, comunque sotto la media del mercato.
Tesla: il caso Germania risente della politica
Un discorso a parte merita la Germania, dove a maggio Tesla ha subito un calo di oltre un terzo, nonostante il segmento BEV nel suo complesso sia cresciuto del 44,9% secondo i dati dell’agenzia tedesca KBA. Tesla ha venduto 1.210 vetture, segnando un -36,2% su base annua, mentre il concorrente cinese BYD ha quadruplicato le proprie immatricolazioni, toccando quota 1.857 unità. Oltre a ragioni commerciali e di gamma, a pesare sul brand di Elon Musk sono le tensioni politiche: il miliardario ha più volte mostrato aperture verso movimenti di estrema destra, tra endorsement sui social e inviti di figure sovraniste, suscitando timori tra l’elettorato moderato tedesco. Questo contesto politico, unito alle perplessità sulle strategie industriali di Musk in Europa, sta erodendo la fiducia di molti potenziali acquirenti.
E mentre Tesla arretra in media di oltre il 40% in Europa, il mercato cresce: in Portogallo e Svezia le vendite Ev aumentano del 24%, in Spagna del 72% nei primi cinque mesi.
Italia: immatricolazioni in calo per Tesla, ma il mercato BEV cresce
Anche l’Italia sembra aver votato la sfiducia. A maggio le immatricolazioni di Tesla nella penisola sono calate del 20,32%, arrivando a quota 855 unità, con la Model Y trainante (635), seguita da Citroen e-C3 (626) e Dacia Spring (613).
Nel cumulato gennaio-maggio il saldo è -7,1% (4.771 immatricolazioni) secondo il MIT.
Tuttavia, il mercato BEV italiano cresce: +72,9% nei primi cinque mesi (36.800 unità), con quota salita dal 3% al 5%, e +42,7% a maggio, con una penetrazione del 5,1%. Merito forse degli incentivi fiscali e di una rete infrastrutturale sempre più capillare, che ispira fiducia, nonostante i prezzi talvolta proibitivi per il rinnovo di un parco auto decisamente anacronistico.
In Europa la concorrenza asiatica affossa Tesla
A guidare la transizione elettrica sono oggi soprattutto i marchi cinesi: BYD spicca al primo posto sul podio, seguita da Omoda (gruppo Chery) e MG (Saic Motor), capaci di intercettare con modelli competitivi una domanda sempre più esigente. Tesla, invece, sta perdendo quota non perché l’interesse per la mobilità elettrica stia calando, ma per un posizionamento di prezzo e di gamma troppo elevato, che la rende meno appetibile rispetto alle alternative più accessibili e ben equipaggiate offerte dai brand emergenti.
In Svezia la Model Y cede il primato alla Volkswagen ID.7, mentre la Model 3 viene sorpassata da Porsche Macan EV, BYD Seal e Xpeng G6: la lineup Tesla fatica a tenere il passo in un mercato che evolve rapidamente. In Francia, il marchio sparisce addirittura dalla top 10, dominata da Renault, Citroën e Volkswagen, a dimostrazione che i costruttori europei hanno recuperato terreno sul versante sia tecnologico sia comunicativo rispetto alla Casa di Elon Musk.
Tesla verso i robotaxi: una rivincita o un buco nell’acqua?
Per colmare questo gap, questo vuoto dell’offerta nella fascia di prezzo inferiore ai 30mila dollari, Musk aveva promesso la Model 2. Una promessa non mantenuta, che tuttavia mira a essere sostituita da un progetto più ambizioso. A Wall Street, il mese è partito in negativo (-3,8% da lunedì 2 giugno), mentre ci si avvicina al 12 giugno, data in cui il marchio lancerà ad Austin il servizio di robotaxi, i veicoli a guida autonoma. Una tappa obbligata per tentare di rilanciare margini e cresciìta, senza alcuna garanzia. Una cosa è certa il tallone d’Achille di Tesla sono senz’altro i risultati industriali, ma quanto a avanguardia la tech company rimane una delle più audaci sul campo.
Tesla: l’Europa vota la sfiducia a causa di tensioni e un’offerta ristretta
In Europa i numeri di Tesla raccontano la storia di un declino inesorabile, eco di tensioni sociali e politiche che pesano sulla reputazione del marchio.
A fronte delle posizioni politiche del CEO, che nei mesi scorsi ha elogiato apertamente partiti di estrema destra in Europa e collaborato a stretto contatto con l’amministrazione Trump, appare inevitabile l’associazione mentale tra sostegno economico e ideologico. Il risultato è un impatto devastante sulla fiducia di molti consumatori moderati.
Dopo il crollo di ricavi e utili registrato nel primo trimestre, gli analisti ipotizzano ora una fase di stabilizzazione, sebbene i ricavi rimangano in calo e i margini sotto forte pressione. Il nodo principale resta però l’offerta prodotto: un catalogo troppo ristretto, il clamoroso flop del maxi-pickup Cybertruck e restyling che si sono fatti attendere ben oltre i tempi previsti – elementi che hanno reso Tesla vulnerabile all’offensiva cinese ed europea.
In questo scenario, il colosso di Shenzhen BYD accelera conquistando quote di mercato sia in Europa che in Cina, mentre marchi come MG Motor (SAIC) e Omoda (Chery) guadagnano rapidamente terreno, Italia inclusa, dove però il brand Tesla mostra ancora una certa resilienza, a differenza della Germania.
Come va negli USA e in Cina
Negli Stati Uniti, oltre alla flessione delle vendite già evidente nel primo trimestre 2025, si sono moltiplicate le proteste “dal basso”: dagli adesivi anti-Musk, che i proprietari dei veicoli hanno acquistato in una rapida corsa ai ripari a fronte di accanimenti in tutto il Paese al diffondersi atti vandalici alle vetrine dei Tesla Store, fino a episodi isolati di aggressione.
In Cina, nonostante la concorrenza locale sempre più agguerrita, Tesla ha immatricolato circa 39.000 unità a maggio (+32% rispetto ad aprile, ma -30% su base annua), confermando l’importanza cruciale del mercato cinese, dove la fabbrica di Shanghai rappresenta ormai il fulcro della produzione mondiale: nel primo trimestre 2025, infatti, la Cina ha assorbito il 40% delle consegne totali del gruppo.
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