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I dazi americani di Trump all’Europa e le contromisure UE

Donald Trump avvia i dazi al 30% per Europa e Messico con una lettera a cui seguono contromisure della UE

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Arrivano, e sono del 30% i dazi che l’America del presidente Trump impone alle merci che vanno negli Stati Uniti dalla Unione Europea e dal Messico. Partono, se tutto alla fine davvero si conferma dopo mesi di chiacchiere, il giorno 1 agosto 2025 quando, oggettivamente, molti italiani criticano la politica mentre cercano di godersi le vacanze estive nel Paese più bello e desiderato del mondo.

La destinataria della lettera di Trump, Ursula von der Leyen, legge che i dazi secondo l’amministrazione USA sono al di sotto di quanto sarebbe necessario per eliminare la “disparità del disavanzo commerciale” e non solo, la minaccia americana, credibile o meno che sia, spiega all’Europa che se aumentano i dazi lato UE, per ritorsione, gli USA aggiungeranno tali percentuali al 30% dichiarato ora: fantastico, viene da dire, ma siamo nel 2025 ed è dal 2020 che nulla ci meraviglia, purtroppo il mondo può sempre complicarsi a livello sanitario, sociale, politico, economico… Figuriamoci cosa frega a un italiano di provincia che possiede una ben mantenuta berlina europea termica Euro5, delle polemiche anche sulla circolazione.

Impatti sull’automotive e la mobilità

Eppure, se si parla di mobilità aziendale, interessa tutto, perché gli sposamenti di lavoro sono il faro, la visione, l’ottimizzazione di ogni aspetto potendo e ora cosa accadrà, per via dei dazi? Pochi lo sanno davvero, nonostante l’ausilio della AI nei sistemi predittivi, altrimenti sarebbe già tutto risolto e negoziato.

Di certo si attende la mossa della Commissione, che subito la mossa trumpiana, si è detta pronta a negoziare accordi, per salvaguardare gli interessi dell’UE, inclusa l’adozione di “contromisure proporzionate”. Di certo, o meglio stimato, abbiamo qualche conto ​sull’export italiano verso gli U​sa: 64 miliardi di euro l’anno, con 3.300 imprese “vulnerabili” ai dazi pare. In questo ambito, Confindustria ha calcolato un pesante 30% (casualmente) di automotive tricolore che va negli USA.

Le contromosse UE ai dazi di Trump

Ma se non toccando direttamente le imposte come fanno più platealmente e chiaramente gli americani, cosa possono fare gli europei? Alcune vie sono quelle di revisione delle barriere “non tariffarie” che lo stesso Trump in qualche modo cita: regole, burocrazia e anche standard tecnici, con molti requisiti (spesso ambientali o sanitari) che effettivamente pesano nella circolazione dei beni UE o USA rendendoli più o meno liberi di esser venduti, o rimaneggiati con onere per adattarli.

Si ridurranno le differenze? Gli amanti dei trasporti ben sanno le differenze di omologazione tra Europa e USA. Infine, ma non è cosa da poco, ci sono anche barriere imposte ai servizi delle aziende digitali, tra cui molte big che fatturerebbero molto di più, se la UE ammorbidisce i regolamenti. Staremo a vedere, intanto già negli ultimi mesi la nuova politica americana ha impattato sui viaggi d’affari internazionali mentre i “punti incassati” da Trump per investimenti europei negli USA (chi lo fa non paga poi dazio su quanto realizza negli States, ovviamente) vedono la AIP Management, che announciato investimenti per 500 milioni per attività tecnologiche (Silicon Ranch).

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