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Crisi Israele-Iran: cresce il prezzo dei carburanti

Il Brent vola a 75 dollari al barile, benzina a 1,710 €/l e diesel a 1,609 €/l in modalità self. Per le imprese, rincari energetici fino al +7% e costi annui supplementari fino a 300mila euro per le flotte

La nuova crisi in Medio Oriente ha già un primo effetto tangibile anche nel mondo automotive: il prezzo di benzina e diesel continua a salire, spinto dal timore di interruzioni nelle forniture di petrolio. Dopo l’offensiva aerea lanciata da Israele contro l’Iran – denominata “Rising Lion” – i mercati hanno reagito con forza: il greggio Brent è balzato del 10%, arrivando fino a 75 dollari al barile, mentre i carburanti hanno registrato aumenti sensibili in tutta Italia.

Alla pompa, la benzina in modalità self ha superato 1,70 euro/litro, mentre il diesel è tornato stabilmente sopra 1,60 euro. In modalità servito, i prezzi viaggiano rispettivamente su 1,849 €/l e 1,749 €/l.

Carburanti: le ragioni dietro l’impennata

La tensione militare ha acceso l’allarme tra gli operatori del settore energetico globale. L’Iran, tra i principali esportatori di greggio, potrebbe limitare le forniture o ostacolare i traffici marittimi nel Golfo Persico, nodo strategico per l’approvvigionamento mondiale. Con questo terrorismo psicologico alle calcagna, in poche ore si è innescata una reazione speculativa: i prodotti raffinati nel bacino del Mediterraneo sono tornati ai livelli più alti da aprile, con aumenti fino a 3 centesimi al litro.

Le principali compagnie hanno adeguato i listini: Eni ha ritoccato i prezzi di 1 centesimo al litro, IP e Q8 di 2 sul gasolio.

Allarme consumatori: “Carburanti già acquistati, no alla speculazione”

Le associazioni dei consumatori, come Codacons e Unione Nazionale Consumatori, sottolineano come il carburante attualmente in distribuzione sia stato acquistato a condizioni ben più favorevoli, settimane o mesi fa. Solo 7 regioni italiane su 20 presentano ancora una media sotto 1,70 €/l per la benzina self-service.
Il Codacons ha chiesto un intervento urgente del Governo per monitorare e, se necessario, bloccare aumenti ingiustificati, soprattutto in vista dell’esodo estivo.

L’impatto economico della crisi Iran-Israele

Il rincaro dei carburanti è solo la punta dell’iceberg. L’Italia dipende per oltre il 95% dal petrolio e per il 90% dal gas importato: una vulnerabilità strutturale che si traduce in rincari generalizzati.

Secondo Unimpresa, l’aumento del costo del greggio sta già influenzando anche il prezzo del gas naturale, con possibili aumenti tra il 10 e il 15%. La conseguenza? Un rincaro del costo dell’energia elettrica da 120-150 €/MWh fino a 180 €/MWh. Per una PMI manifatturiera, questo si traduce in un incremento dei costi del 3-7%.

Il settore dei trasporti è tra i più colpiti: una flotta di 50 mezzi pesanti potrebbe subire un aggravio annuo fino a 300mila euro. Ma la ricaduta potrebbe essere molto più ampia, lungo tutta la filiera distributiva. Crescono anche i costi per spedizioni marittime e aeree (+5-10%), con inevitabili riflessi sui prezzi al consumo.

Le imprese chiedono ora misure urgenti: sgravi fiscali, crediti d’imposta e incentivi per accelerare il ricambio verso flotte ecologiche. L’incognita resta forte e l’economia italiana – già esposta – rischia nuove turbolenze se la crisi in Medio Oriente dovesse proseguire o estendersi.

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