Micromobilità in azienda

La micromobilità in azienda non decolla: solo una su 10 l’adotta

La micromobilità in azienda non prende piede. Soprattutto per la (poca) sicurezza che riguarda l’utilizzo di monopattini, scooter e biciclette, considerati come causa di infortuni.

A dirlo è il sondaggio “La micromobilità entra in azienda?”, promossa dall’Osservatorio sulla mobilità aziendale Top Thousand, composto da fleet e mobility manager di grandi aziende. Il verdetto è chiaro: servono regole più chiare che garantiscano una circolazione in maggior sicurezza.

L’indagine è stata condotta su un campione di oltre 100 aziende di ogni dimensione e di diversi settori merceologici, per un parco totale gestito di quasi 118.439 veicoli.

I dati parlano chiaro: solo il 10% delle aziende italiane ha inserito in flotta mezzi di micromobilità. Quindi, biciclette, monopattini, scooter e microcar. A benzina o elettriche. E poco importa se tale percentuale sale leggermente se si considerano imprese con sede nei centri storici delle città.

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Micromobilità in azienda: tre imprese su 4 non la considerano

Quindi la micromobilità in azienda è adottata da una impresa su 10.

Oltre 3 fleet manager su 4 non l’hanno presa in considerazione nemmeno per il futuro, dicendo no alle due ruote nella flotta aziendale. Tra coloro che non l’ha ancora adottata, c’è un 15%, tuttavia, che dichiara di voler adottare soluzioni simili.

Quali sono i “micromezzi” preferiti dalle aziende che già li utilizzano? Innanzitutto bici elettriche e scooter, che raggiungono una quota del 25% a testa.

Seguono le biciclette tradizionali e i monopattini (rispettivamente al 18% e 17%), più esigua la quota di scooter elettrici e microcar (8% e 7%).

La predilezione dei fleet manager per le e-bike e per gli scooter trova ragione nel fatto che consentono di compiere agevolmente anche tragitti di alcuni chilometri, adattandosi alla perfezione anche al percorso casa-lavoro.

Le bici elettriche sono anche il mezzo a cui le aziende interpellate guardano con più favore per il futuro: il 33% di quanti intendono introdurre la micromobilità in azienda nei prossimi mesi si dice pronto a sceglierle per i propri dipendenti.

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Per i “micromezzi” si preferisce l’acquisto

Infine, il tema monopattini, gioia e dolore delle strade urbane italiane. In base ai dati, il 25% del campione intende inserirli prossimamente nel parco aziendale.

A seguire, e-scooter e microcar (entrambe con il 13%), infine bici e scooter con motore a combustione (8%). Il dato relativo alle biciclette riflette il boom registrato a livello nazionale: con la pandemia le due ruote hanno visto impennare la loro popolarità e nel 2020 hanno superato i due milioni di unità vendute.

A proposito di acquisto: questa formula resta la preferita dalle imprese per entrare in possesso di questi mezzi. A seguire: noleggio e sharing. Alla luce di ciò, il sondaggio mostra anche un crescente interesse dei noleggiatori.

Stanno aumentando, infatti, le soluzioni di micromobilità spesso integrate con il noleggio dell’auto. Anche gli operatori di sharing mobility possono proporre convenzioni alle aziende, con tariffe agevolate per i dipendenti e una fatturazione semplificata. In pratica, come già accade per i servizi legati all’auto condivisa.

Oggi sono soprattutto gli impiegati ad utilizzare le soluzioni di micromobilità (80% del totale), anche se i dirigenti cominciano a servirsene.

Colpa o merito della pandemia

«La pandemia  ha in definitiva accelerato anche i cambiamenti in atto nel modo di spostarsi per esigenze di business – osserva Gianfranco Martorelli, presidente dell’Osservatorio Top Thousand -. Al tempo stesso si è rafforzata la figura del mobility manager, chiamato a governare anche l’inserimento di questi nuovi mezzi nel trasporto aziendale».

«Le nuove generazioni di lavoratori, che hanno una crescente attenzione alla sostenibilità, potranno fare da traino a una loro maggiore diffusione. Persistono però alcuni dubbi sul fronte della sicurezza e della regolamentazione normativa. L’auspicio è che limiti di velocità più stringenti, obbligo di casco e assicurazione (già necessaria per i monopattini in sharing) siano presto contemplati dal Codice della Strada».

Il trend della micromobilità elettrica nei centri cittadini è destinato a diventare sempre più rilevante? Secondo Martorelli sì.

«La principale arma vincente di questi nuovi mezzi è la possibilità di coprire le distanze dell’ultimo miglio in modo veloce, agile e sostenibile. Consentendo l’accesso anche alle zone a traffico limitato. Non ultimo, l’opportunità di offrire uno strumento poco costoso per il welfare aziendale. Un benefit apprezzato, che semplifica la vita al dipendente».

La ricerca Top Thousand sulla mobilità elettrica nelle flotte

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