studio Aniasa

Studio Aniasa, un italiano su tre guida un’auto connessa

A rivelarlo è uno studio Aniasa, realizzato con Bain & Company: un 1 italiano su 3 guida già oggi un’auto connessa e oltre la metà intende dotarsene. Anche nel nostro Paese, quindi, si sta confermando il connubio tra le quattro ruote e la telematica. Si stima che questo segmento valga oggi più di 60 miliardi di euro a livello globale. Ottime anche le previsioni di crescita: addirittura +260% nei prossimi otto anni.

Ma l’offerta di telematica è già ricca

Nei prossimi 3-4 anni saranno consegnati 125 milioni di auto connesse. Numeri significativi che dimostrano come le auto già oggi siano ricche di telematica. I dispositivi attuali permettono di scambiare dati diversi sui guidatori (stile di guida, percorsi preferiti, punti di interesse) e sul veicolo (pressione pneumatici, stato del motore, livello oli). Inoltre, si possono scambiare anche dati ambientali (presenza di pioggia, situazioni di traffico). La condivisione di queste informazioni può portare benefici a soggetti diversi: al guidatore prima di tutto, ai gestori di flotte aziendali, alle aziende di servizi e, infine, purtroppo, anche a possibili hacker malintenzionati.

Siamo disposti a scambiare i dati? Le risposte dello studio Aniasa

Lo studio Aniasa evidenzia come l’interesse sul tema connessione stia crescendo. Come accennato, il 29% degli automobilisti guida già un’auto connessa, con dispositivi in grado di scambiare informazioni avanzate con altri sistemi (non basta il solo Bluetooth). Il 59% dichiara di non averla ancora, ma intende dotarsene in futuro. Solo il 12% sostiene di non volere un veicolo connesso. Ad attirare il maggiore interesse degli automobilisti sono le caratteristiche legate alla sicurezza: prima fra tutte la localizzazione in caso di emergenza e di furto (entrambe selezionate dal 14% del campione). Seguono la navigazione evoluta e la connettività con strade smart (entrambe all’11%). Circa l’80% della popolazione censita è disponibile a pagare un sovrapprezzo (il 37% fino a 500 euro) per avere queste funzionalità, sia una tantum al momento dell’acquisto, sia in modalità di abbonamento.

Sui dati personali vince la privacy

In generale, gli automobilisti si dimostrano molto pragmatici e sono ben disposti a condividere dati che portino benefici pratici e tangibili. Ad esempio l’assistenza stradale, la manutenzione predittiva, la riduzione dei premi assicurativi, la diagnostica remota del veicolo. In tutti questi casi un 50% è “abbastanza disposto” e un 20-30% è “molto disposto” alla condivisione. Il discorso cambia quando si tratta dei dati afferenti la sfera personale, come i dati del telefono/rubrica o i dettagli dell’infotainment, vero tabù per qualsiasi forma di condivisione.

Questione di tempo

Oltre il 70% del campione ritiene che i propri dati debbano essere accessibili solo per un determinato lasso di tempo. I principali timori che si celano dietro questa richiesta riguardano diversi aspetti: non è chiaro chi ne entri in possesso (75% del campione), l’auto potrebbe essere hackerata (54%), privacy a rischio (43%). Ben 7 su 10 ritengono che la legislazione attuale non sia sufficiente a tutelare la privacy dei consumatori.

Telematici e indifferenti

Lo studio Aniasa identifica alcune tipologie di guidatori: i “Telematici”, interessati all’auto connessa e più disponibili a condividere i propri dati, rappresentano il 15% del totale. Questa tipologia di automobilisti è anche quella disposta a pagare di più per usufruire dei servizi telematici.
Nello studio compaiono inoltre gli “Indifferenti”, con propensione elevata a condividere, ma poco interessati alle auto (32%). Poi ci sono gli “Indecisi”, che rispetto ai primi sono meno propensi a condividere i dati (22%). Il primo gruppo difficilmente si orienterà verso auto connesse (pagandone i servizi). I secondo, se ben informato, rappresenta invece un potenziale bacino di sviluppo in aggiunta ai “Telematici”.

Scettici e connessi con riserva

Lo studio parla anche degli “Scettici”, molto poco inclini alla condivisione. Vi sono inoltre i “Connessi con riserva”, del tutto indisponibili a condividere, ma comunque molto interessati all’auto connessa. L’aspetto più stimolante di questa segmentazione è dato dalla forte correlazione (0,8 in una scala da 0 a 1) tra l’attenzione per l’auto connessa e la volontà di pagare un premium price per averla. È quindi possibile, per gli operatori del settore, sviluppare servizi a valore aggiunto, con relativo ritorno economico. E’ fondamentale, però, che la comunicazione, nonché la tutela della privacy dei dati connessi, siano gestiti secondo le aspettative dei guidatori.

Strategie per convincere gli scettici

“Dopo l’incontro con il mondo dell’auto la telematica si sta ‘democratizzando’, portando nuovi attori nell’arena competitiva. Ma per sfruttare pienamente il potenziale del settore occorre investire nella giusta regolamentazione (privacy) e nella comunicazione dei reali benefici, per convincere gli “scettici” a connettere le proprie auto… per un giusto fine”. Questo il commento allo studio Aniasa di Gianluca Di Loreto, Partner di Bain & Company.

Aniasa apre un settore sulla telematica

L’interesse di Aniasa verso la telematica non è testimoniato solo dallo studio realizzato di recente sulle auto connesse. L’associazione, che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, ha da poco inaugurato la sezione “Digital Automotive. La nuova sezione si aggiungerà alle quattro già esistenti (noleggio a lungo termine, rent-a-car, vehicle sharing, servizi all’auto). Si occuperà di trovare adeguati strumenti di interlocuzione, analisi e rappresentanza nei confronti dei diversi stakeholder della mobilità e delle istituzioni nazionali e locali. Scopri di più sull’associazione.

Soci fondatori della nuova sezione sono alcuni tra i principali protagonisti dell’Intelligence of Things a bordo dell’auto: ACI Infomobility, Alphaevolution Technology (Unipol), LoJack, Omoove (Octo), Safo Group, Targa Telematics, Texa, Viasat, Vodafone Automotive.

Con LoJack e Motork la telematica segue il ciclo di vita dell’auto. Leggi la notizia.

Gli obiettivi dell’associazione

“L’apertura di Aniasa verso le nuove forme di mobilità condivisa e connessa che si stanno rapidamente diffondendo”, dichiara Massimiliano Archiapatti, Presidente di Aniasa, “evidenzia il ruolo da protagonista che l’Associazione sta giocando nell’evoluzione in corso dell’offerta e della domanda di mobilità. Quest’ultima è sempre più propensa al modello ‘pay per use’ e meno vincolata alla proprietà del bene auto. Primo obiettivo dell’associazione in questo ambito sarà la definizione, attraverso il dialogo con le istituzioni, di un contesto chiaro di regole sulla gestione dei dati condivisi attraverso i dispositivi che mettono in connessione i veicoli”.

Lascia un commento

*