Piano B

Piano B, intervista a Mario Viscardi: gli eventi “un laboratorio continuo”

Piano B si conferma “fuori dalle regole”. L’agenzia di eventi milanese che fa della creatività il suo punto di forza racconta dell’approccio innovativo nel digitale. Intervistiamo il fondatore, Mario Viscardi.

Come si è strutturata Piano B per rispondere alla rivoluzione digitale degli eventi?

«Piano B era già pronta. Tutti i nostri collaboratori da più di 4 anni hanno un portatile, una user ID e una password. Possono quindi accedere ai file e lavorare da dove preferiscono. Questo ci ha permesso di non subire operativamente il lockdown e di reagire immediatamente.

Per esempio, meno di 2 settimane dalla prima chiusura, marzo 2020, abbiamo prodotto un festival digitale. Abbiamo chiesto a filosofi e uomini di cultura di sostenere e aiutare le persone che si erano ritrovate in questa improvvisa reclusione. Da quel momento non ci siamo mai fermati».

Il passo successivo è stato Mini Studio: ce ne parla?

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«Mini Studio the digital playgroundè un laboratorio di ricerca e sviluppo per sistemi di fruizione e interazione di contenuti digitali. Il progetto è rivolto al futuro, cioè a quando gli eventi e i progetti speciali ritorneranno ad avere pubblico dal vivo.

Si tratta di un laboratorio fisico dove stiamo sviluppando progetti digitali per aziende. Ma, soprattutto, è un luogo di sperimentazione dove ci concentriamo su sistemi che possano rendere più ricchi ed evoluti i progetti di comunicazione dal vivo.

Ci immaginiamo eventi con 10.000 persone di pubblico fisico e 100.000 connesse con strumenti che possano trasferire suggestioni, emozioni e contenuti bidirezionali. Il pubblico può influire e diventare parte del contenuto, sentirsi coinvolto e dare reale valore aggiunto.

L’utilizzo dei tool di interazione, dell’intelligenza artificiale e la conoscenza di flussi e meccanismi ci permettono di configurare l’evento del futuro. Fisico e digitale non sono in contrapposizione, ma diventano complementari e si arricchiscono reciprocamente.

Per fare questo abbiamo unito tre realtà. Piano B, agenzia di progettazione e realizzazione di eventi riconosciuta dal mercato e con grande attitudine all’innovazione. STS, una della più importanti aziende per la fornitura di sistemi video, led, proiettori, regie video nel mondo dello spettacolo e aziendale.

Infine Plesh, una società di giovanissimi ingegneri specializzati in sistemi di interazione, sviluppo IT e streaming, produttrice di Visionary Days.

Queste competenze si intrecciano e si integrano e ci danno la miglior piattaforma per individuare e creare soluzioni sempre aggiornate e complementari alle esigenze delle aziende e alla comunicazione in genere».

Qual è il feedback che sta riscontrando Mini Studio?

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«Per ora il feedback è molto positivo. Mini Studio sta realizzando molti eventi digitali di diverso genere. Da presentazioni alla stampa, eventi B2B, B2C, trade convention, unveiling e presentazione di prodotti.

In ogni caso cerchiamo sempre di creare un rapporto bidirezionale con il pubblico che si sente coinvolto e partecipe. Non solo: nella maggior parte dei casi crea i contenuti più interessanti e utili alla discussione.

Inoltre, stiamo costruendo il primo format di trasmissione web dove il pubblico potrà creare contenuti e determinare il flusso dello show. Ma di questo non posso dire altro».

Il digitale è destinato a rimanere?

«Questo anno e mezzo ci ha tutti costretti a vedere le cose da un’angolatura diversa e con grandi privazioni. Questo ha creato forti disagi e anche nuove visioni.

Tutte le persone, di ogni estrazione culturale, hanno dovuto imparare e prendere confidenza con sistemi tecnologici e di scambio virtuale.

Ci sarebbero voluti più di 10 anni per arrivare all’alfabetizzazione digitale dell’ultimo anno.

Anche lo zio di 70 anni refrattario ai social e al telefonino ha fatto gli auguri su Zoom e sa che inquadrando un QR code si può accedere al menù del ristorante. Tutte cose inimmaginabili solo 20 mesi fa. Tutta questa cultura e facilità di utilizzo di tool e applicazioni non va rigettata, anche se in questo momento non la sopportiamo più».

Ritiene che le aziende siano consapevoli del reale valore di un evento digitale?

«Penso che non lo possano essere. Esistono agenzie come la nostra che hanno il compito di emergerne le potenzialità e di trovare con loro le soluzioni più appropriate agli obiettivi».

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