Nuovi focolai di Coronavirus, arrivi in Italia vietati da 16 Paesi

I nuovi focolai di Coronavirus nel Paese e la diffusione nel resto del mondo, che ancora non ha raggiunto il picco (così proclama l’Oms), impongono ulteriori misure cautelative. In queste ore il Governo decide di estendere lo stato di emergenza per Coronavirus. Intanto, il ministro della Salute firma un’ordinanza che ferma i voli diretti e indiretti, quindi gli arrivi, dai Paesi a rischio.

E’ di ieri la firma del provvedimento che vieta l’entrata in Italia anche alle persone che hanno transitato in 13 nazioni nei 14 giorni antecedenti a oggi o vi hanno soggiornato. Si tratta di Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana.

«Nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta – commenta il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi. È per questo che abbiamo scelto la linea della massima prudenza».

Serbia, Montenegro e Kosovo sono state successivamente aggiunte alla lista. Chi è stato negli ultimi 14 giorni in questi territori ha il divieto di ingresso e transito in Italia.

Aggiornato il 24 luglio

Per i viaggi e i rientri in Italia, il Ministero della salute ha realizzato un video con il riepilogo delle regole, aggiornate al 24 luglio. Una nuova ordinanza ha disposto la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria. Misura già vigente per tutti i Paesi extra Eu ed extra Schengen

Nuovi focolai di Coronavirus, trasporto aereo osservato speciale

Il trasporto aereo è l’osservato speciale dal ministero che agisce in accordo con gli Affari Esteri, il ministero dell’Interno e dei Trasporti.

Il caso dei passeggeri positivi in arrivo da Dacca, due giorni fa, ha alzato al massimo livello l’allerta. Proprio Roberto Speranza ha scritto una lettera ai colleghi europei per spiegare la posizione assunta. Cioè la chiusura dei voli dal Bangladesh per una settimana.

La missiva (si può leggere qui) è diretta alla Commissaria Ue alla salute e alla sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, e al ministro della Salute tedesco, Jens Spahn.

Speranza ha ricordato che nell’ordinanza del 30 giugno è previsto l’isolamento per 14 giorni e la sorveglianza sanitaria per chi proviene da tutti i Paesi extra Schengen.

«I tamponi all’arrivo sono una misura ulteriore, ma non sostitutiva della quarantena», precisa il Ministro.

Decreto Rilancio e affitto di hotel per quarantena

Va ricordato, inoltre, che nel “Decreto Rilancio” è espressamente prevista e finanziata, con oltre 32 milioni di euro, la possibilità per Regioni e Province autonome di stipulare contratti d’affitto con strutture alberghiere o di tipologia analoga per applicare le misure di isolamento e quarantena.

Gli stessi fondi possono essere utilizzati per attrezzare le strutture.

Ad esempio per disporre di infermieri oppure di operatori tecnici assistenziali, per la sanificazione e la manutenzione. Infine, per la formazione del personale alberghiero e della lavanderia.

Enac avverte le compagnie aeree

Nella serata del 9 luglio, Enac ha informato tutte le compagnie aeree italiane e le compagnie straniere operanti in Italia in merito ai contenuti dell’ordinanza. Quindi ne ha disposto l’immediata applicazione.

«Di conseguenza nessun passeggero proveniente direttamente o indirettamente dai Paesi elencati potrà entrare in Italia fino al 14 luglio prossimo», spiega l’ente.

A prescindere dalle nazioni richiamate, l’ingresso in Italia dall’estero è condizionato al rilascio di una dichiarazione al vettore, o ai soggetti delegati ai controlli, di non aver soggiornato o di essere transitati negli Stati dell’elenco, come detto nei quattordici giorni antecedenti.

L’Enac ha disposto che le aerolinee interessate informino i passeggeri delle nuove disposizioni. I viaggiatori saranno rimpatriati a spese dei vettori che li dovessero accettare a bordo.

Invece di semplificarsi, il quadro della mobilità si complica ancora una volta. Condizione che non gioca a favore della ripresa dei viaggi e delle economie collegate, come anche Iata mette in evidenza.

Iata e le previsioni di ritorno ai viaggi

Un sondaggio condotto nella prima settimana di giugno mostra che la paura di ritornare a volare è ancora molto alta.

La maggior parte dei viaggiatori intervistati (di 11 Paesi) prevede di tornare in viaggio per vedere la famiglia e gli amici (57%), le vacanze (56%) o fare affari (55%) il più presto possibile dopo che la pandemia si sarà calmata.

«Questa crisi potrebbe avere un’ombra molto lunga», ha commentato il presidente dell’associazione delle aerolinee, Alexandre De Juniac.

«I passeggeri ci stanno dicendo che ci vorrà del tempo prima di tornare alle loro vecchie abitudini di viaggio. Molte compagnie aeree non prevedono che la domanda torni ai livelli del 2019 fino al 2023 o al 2024. Numerosi governi hanno risposto con linee di vita finanziarie e altre misure di soccorso al culmine della crisi. Poiché alcune parti del mondo stanno iniziando la lunga strada verso la ripresa, è fondamentale che i legislatori rimangano coinvolti. Le misure di soccorso continue, come la riduzione delle regole sugli slot per l’uso o la perdita, le tasse ridotte o le misure di riduzione dei costi saranno fondamentali per il prossimo futuro dell’aviazione commerciale», ha concluso.

Approfondisci con l’articolo a pagina 26 sul nuovo risk assessment post Covid19 per le trasferte di lavoro.

Lascia un commento

*