Oltre gli slogan

Sul materiale informativo che le agenzie di viaggio forniscono alle aziende si dedica sempre ampio spazio alle partnership con i grandi gruppi internazionali. Colossi del calibro di American Express (che di recente ha acquisito il gruppo Rosenbluth), Carlson Wagonlit Travel, Bti, Synergi, Lufthansa City Center, Radius, TQ3, presenti in centinaia di paesi con migliaia di agenzie. Il motivo di tanta enfasi è chiaro: i grandi network offrono alle aziende servizi all’avanguardia ed elevate tecnologie, e non solo. In un’epoca di globalizzazione, in cui l’espansione a livello internazionale è diventata la condizione indispensabile per la sopravvivenza, i network sono in grado di garantire ai viaggiatori d’affari una presenza capillare (e un adeguato supporto) in tutti i continenti. Non è un caso, del resto, che una delle condizioni indispensabili per poter partecipare alle gare indette dalle imprese multinazionali sia proprio l’appartenenza a un network internazionale.

Va sottolineato, inoltre, un altro aspetto fondamentale: grazie a queste partnership strategiche, le agenzie locali hanno l’opportunità di acquisire senza sforzi i clienti che hanno scelto il network a livello globale. Anche se il rovescio della medaglia, ovviamente, è la perdita del cliente a livello locale quando la multinazionale decide di scindere il contratto con il fornitore internazionale. «Ormai, se non si appartiene a un network internazionale è davvero difficile accedere a importanti gare d’appalto – sottolinea Roberto Piras, di Acentro Turismo. L’esigenza prioritaria delle aziende multinazionali, infatti, è esercitare un controllo serrato sui costi, e l’unico modo per ottenere una visione globale delle spese di viaggio è aderire a un network, presente in maniera capillare in tutto il mondo. Anche Acentro, entrando a far parte del network TQ3, ha riguadagnato alcuni clienti con i quali, in passato, aveva cessato i rapporti di collaborazione». «Credo che senza una vera “internazionalità” oggi si possa fare ben poco nelle cosiddette “gare globali” – conferma Marco Nova, amministratore delegato di Bti Italia -. Lo testimonia il fatto che le multinazionali si affidano sempre di più ai grandi gruppi. Non ho personalmente un dato statistico certificato, ma ritengo che oltre il 60% del business riguardante le aziende multinazionali sia nelle mani dei tre gruppi principali di agenzie (American Express, Bti e Carlson Wagonlit Travel, ndr)».

«Sicuramente l’appartenenza a un network ha un peso sull’aggiudicazione di gare internazionali – conferma Giovanni Tiradritto, titolare di Regent International – e questa tendenza è andata rafforzandosi negli ultimi cinque/sei anni all’interno delle aziende multinazionali».

Le gare internazionali

Ma come avviene l’acquisizione di un cliente su scala internazionale? «La procedura è quella della classica gara, forse molto più aperta rispetto a quanto avvenga di norma in Italia. Mi riferisco – afferma Marco Nova – alla quantità di informazioni che il cliente offre per metterci nella miglior condizione di operare proposte esaustive e vincenti».

Quale integrazione?

Ma al di là degli slogan proposti alla clientela, qual è il reale livello di integrazione di questi network? A rispondere per primo è Marco Nova. «Occorre distinguere tra le differenti realtà internazionali che si affacciano sui vari mercati. Da una parte vi sono network consolidati, con decenni di attività alle spalle e l’obiettivo di offrire i maggiori vantaggi alla clientela. In pratica mi riferisco alle tre vere aziende che operano nel segmento di business travel, ove lo stato dell’arte nella proposizione di servizi è il traguardo quotidiano. Altre società fanno, invece, della gestione del network un business: mi riferisco ai quattro o cinque operatori mondiali che allocano la rappresentanza del marchio a una o più realtà nazionali. Credo sia evidente la differenza tra il primo soggetto e il secondo: da una parte l’integrazione è pressoché totale, in quanto si tratta della stessa azienda e dello stesso azionariato. Nel secondo caso, si riscontra una pesante diversità tra le varie rappresentanze locali, espressa sia a livello societario sia di contenuti e servizi proposti alla clientela». Di diverso avviso è Roberto Piras. «Le agenzie non di proprietà che entrano a far parte del network devono aderire a procedure comuni, stabilite in maniera rigida. Ad esempio, tutti gli uffici di TQ3 adottano gli stessi standard di Pnr. Così, qualsiasi operatore, in qualunque momento, ha rapidamente accesso a tutte le informazioni necessarie per fornire un adeguato servizio al cliente, e non solo. Questa uniformità facilita la stesura di report globali per i clienti. E poter consolidare i dati rappresenta un enorme vantaggio per le aziende al momento di negoziare i contratti con i fornitori».

Interessante la testimonianza della Regent, che ha in questi anni avuto modo di “testare” personalmente diversi network (prima Travelsavers, poi Lufthansa City Center): «Per quanto riguarda Travelsavers – afferma Tiradritto – devo riconoscere che il livello di integrazione è limitato, mentre con LCC, di cui facciamo parte da aprile 2003, la situazione è molto diversa e direi soddisfacente. Per le aziende, tuttavia, credo – in base alle esperienze fatte finora – che non ci sia un effettivo vantaggio nell’affidarsi a una realtà di dimensione internazionale. Ritengo, infatti, che un’azienda debba scegliere il miglior servizio e le migliori condizioni in ogni singolo paese in cui opera e non è detto che questo accada utilizzando un’agenzia di dimensioni internazionali».

Diversi trend, diversi mercati

D’altra parte a complicare l’integrazione tra le agenzie partner sono i differenti trend di mercato. Basti pensare agli Stati Uniti e al Canada, che, contrariamente all’Italia, già da qualche tempo sono stati costretti a rivedere i modelli di business in base alla politica “zero commission” attuata dai vettori. «Ma il fatto di partire tra gli ultimi sul fronte delle “zero commission” – sottolinea Marco Nova – ci consente di fare tesoro delle esperienze maturate in altri paesi. Si tratta di un elemento di grande valore, che solo nelle multinazionali del turismo si può trovare».

In questo quadro, emergono con maggior forza le particolarità e le arretratezze del mercato italiano, da sempre parcellizzato in tante e piccole e medie imprese. Ma cosa ne pensano i protagonisti del settore? «Non parlerei affatto di arretratezza – afferma ancora Nova -, ma di mercati assolutamente diversi nei modi, negli usi e nelle necessità. Consideriamo, ad esempio, le tecnologie. In Bti abbiamo l’opportunità di utilizzare i medesimi tool, ma non lo facciamo perché non sarebbero utili alle necessità di mercato. La vera differenza è la mentalità del nostro settore, determinata da un diverso modello di business e di aggregazione. Penso che la differenza tra l’Italia e i grandi Paesi economicamente importanti, nel nostro settore, consista nella capacità di gestione delle singole imprese. La parcellizzazione del nostro mercato non permette certo l’ingresso di grandi manager e il comparto soffre. E non siamo aiutati dalle associazioni, che in molti casi pensano solo ad acquisire nuovi associati piuttosto che a creare una nuova cultura».

«Non possiamo paragonarci agli Usa, che hanno una cultura radicalmente differente dalla nostra – aggiunge Roberto Piras: lì le carte di credito hanno ormai un’enorme diffusione e i sistemi di prenotazione online sono in auge già da diversi anni. Rimanendo nei confini europei, però, l’Italia è alla pari con gli altri paesi del sud Europa. Anche da noi, comunque, l’informatizzazione si sta diffondendo sempre di più. Noi puntiamo molto sui sistemi di prenotazione online e cerchiamo di sensibilizzare le aziende sui vantaggi connessi alle nuove tecnologie».

«La distanza tra gli Stati Uniti e l’Europa si è notevolmente accorciata negli ultimi anni, per via della deregulation, degli scambi commerciali, delle politiche globali e dell’importazione delle novità tecnologiche – afferma Loretta Bartolucci, responsabile bt in Cisalpina Tours -. Il mercato italiano presenta tuttora una notevole frammentazione e, per quanto riguarda le vendite, privilegia ancora il contatto umano rispetto all’online. In futuro, però, ci sarà sicuramente un’evoluzione, nel momento in cui il fenomeno “zero commission” obbligherà tutti gli attori della filiera a riconsiderare il proprio ruolo».

Di parere opposto è invece Tiradritto, che si chiede: «Ma sono davvero avanti a noi gli Stati Uniti? E’ importante cogliere gli aspetti positivi e riproporli con le opportune modifiche, non copiare tutto quello che viene dagli Usa».

Reali vantaggi

Resta da capire in che misura le differenti realtà locali traggono vantaggio dagli accordi con i fornitori stipulati dal network su scala globale. «Pur essendo complessivamente vantaggiosi, gli accordi globali difficilmente riescono a essere competitivi nei singoli mercati, perché le differenze a livello di prodotto, di mercato e di “competition” sono sostanziali – spiega Bartolucci -. Spesso le sedi locali hanno un proprio budget-breakeven da raggiungere e per loro i vantaggi negoziati a livello globale possono non essere del tutto efficaci. La soluzione ottimale sarebbe concludere singoli accordi locali, seguendo le strategie della sede, e implementare poi un accordo-ombrello on top delle singole negoziazioni».

Con l’aiuto di alcuni tra i partner italiani dei grandi network internazionali, vi proponiamo una veloce panoramica (in ordine alfabetico) sui colossi del business travel, soffermandoci sui volumi di vendite, sui servizi e sui reali punti di forza.

American Express e Rosenbluth International

Di recente si è parlato molto di Rosenbluth International a proposito dell’acquisizione dell’intero capitale della società da parte di American Express. Dal merger, i cui termini non sono ancora noti e da cui sono stati esclusi alcuni asset di Rosenbluth, come Up/Stream, un servizio di business customer care gestito in outsourcing, Rosenbluth Vacations e le joint venture di Rosenbluth nel mondo, è nato un vero e proprio colosso. Basti pensare che American Express vanta un giro d’affari annuo di circa 15,5 miliardi di dollari e nel terzo trimestre 2003 ha registrato un fatturato di 606 milioni di dollari, in crescita del 10% rispetto ai 553 milioni del corrispondente periodo dello scorso anno. Mentre Rosenbluth International – fondata nel 1892 – ha conseguito nel 2002 un giro d’affari di oltre 3 miliardi di dollari. E dispone di oltre 1700 sedi nel mondo (con headquarters a Philadelfia e altre due sedi principali a Londra e Sydney) per un totale di 3600 dipendenti.

Oltre a dare vita a una delle più grandi realtà nel mercato del business travel, questa acquisizione rappresenta un segnale positivo in un panorama che, negli ultimi anni, ha fortemente risentito della crisi e ha dimostrato scarsa vivacità. «Attualmente – conferma Luca Patanè, presidente di Uvet American Express Corporate Travel – Amex è l’unico network che si espande e intraprende nuovi investimenti, testimoniando una presenza forte sul mercato». E i vantaggi, per i clienti, sono molteplici. «L’acquisizione – prosegue Patanè – consentirà ad American Express Corporate Travel di rafforzare le proprie offerte in campo tecnologico traendo beneficio dagli strumenti all’avanguardia messi a punto da Rosenbluth negli ultimi anni: ad esempio Dacoda, un software che “decodifica” il sistema di yield management dei vettori e trova sempre la tariffa più bassa disponibile, garantendo al cliente saving considerevoli».

Fino a ieri il partner italiano di Rosenbluth era il Gruppo Bopa, ma la recente acquisizione da parte di American Express ha riaperto i giochi. E a rappresentare il nuovo colosso sul mercato italiano sarà Uvet American Express Corporate Travel, joint venture fra Uvet (65% delle quote) e il gruppo Amex (35%). Nel 2002, la società ha maturato un giro d’affari di 510 milioni di euro, 385 dei quali connessi al business travel. E ha ampliato la rete delle agenzie affiliate, superando le 75 unità.

Bti (Business Travel International)

Bti (Business Travel International) è stata fondata nel 1990, ma l’attuale configurazione dell’azionariato (46% Hogg Robinsonson, 46% Bcd Holdings, 8% Kuoni) risale al 1999. Bti opera attraverso 3000 uffici in tutto il mondo e realizza un giro d’affari complessivo di circa 20 miliardi di dollari. Tra i suoi clienti figurano multinazionali di prestigio, tra cui Abb, Altria (Philip Morris), GlaxoSmithKline, Hewlett-Packard, Michelin, Merryl Lynch.

Bti Italia opera sul mercato italiano con undici agenzie situate in prevalenza al nord (Treviso, Verona, Montebelluna, Busto Arsizio), ma anche al sud (ad esempio, a Napoli e Catania). Di recente, poi ha siglato con il network Itn Italia un accordo di collaborazione che prevede, tra l’altro, sinergie nell’ambito delle relazioni con le compagnie aeree e azioni di marketing congiunte.

Come altri network anche Bti ha risentito della crisi: «pur vantando importanti risultati positivi di bilancio nell’ultimo triennio, – dichiara Nova – abbiamo avuto dei contraccolpi. In pratica, siamo cresciuti meno rispetto alle aspettative ante 2001. E la spesa in viaggi della nostra clientela è scesa mediamente del 35% dal 2001 a oggi». Nel 2002 Bti Italia ha raggiunto un giro d’affari di 97 milioni di euro, di cui quasi 93 connessi al business travel.

Ma quali sono i plus di Bti rispetto ai competitor? «Dal mio punto di vista, i tre maggiori network hanno una forte somiglianza per quanto attiene prodotti e servizi offerti, e non potrebbe essere altrimenti – prosegue Nova -. Abbiamo sicuramente differenze di stile: in Bti, ad esempio, è forte l’impronta europea, diamo importanza alle realtà locali e non obblighiamo alla standardizzazione ad ogni costo. Inoltre, il nostro network ha grande flessibilità e velocità di adattamento alle nuove situazioni».

Ma qual è il reale livello di integrazione delle agenzie a marchio Bti nel mondo? Vengono realmente sviluppate tutte le possibili sinergie nelle aree chiave, quale quella tecnologica? In effetti, la diversità dei mercati non consente un approccio univoco, ma – come sottolinea Nova – «non si tratta di un “disallineamento” inconsapevole. Per alcuni aspetti, infatti, non “trattiamo” tutti i Paesi allo stesso modo. Ad esempio, in campo tecnologico, alcuni prodotti non vengono introdotti o massicciamente supportati in tutti i Paesi perché varia la percezione dell’utenza. Per quanto riguarda l’Italia, ritengo che oggi il mercato sia pronto per una svolta. E stiamo perciò proponendo alla clientela prodotti “stato dell’arte”. Le prime grandi installazioni sono a favore di clienti a dimensione globale. Per quanto riguarda l’interscambio dei dati – e parlando solo di quanto avviene nel nostro gruppo -, posso dire che da molto tempo vengono scambiate informazioni di tipo commerciale, amministrativo e di gestione. Sono peraltro certo che la situazione presso i due nostri veri competitor sia esattamente la stessa».

Per concludere, un accenno alla politica commerciale adottata dal network. «Non siamo certo famosi per la nostra strategia basata sul prezzo – afferma ironicamente Nova -. È però evidente che l’equazione qualità-prezzo è sempre pagante, naturalmente a fronte di aziende che fanno della “value proposition” il concetto base di ogni offerta. Potrei quindi dire che abbiamo adeguato le proposte alle necessità del cliente, tenendo conto del momento storico e della possibilità di spesa».

Carlson Wagonlit Travel

Grazie alla presenza in 141 paesi con oltre 3000 agenzie, Carlson Wagonlit Travel (gruppo di proprietà al 50% di Accor e al 50% di Carlson Companies) è uno dei più estesi network mondiali di travel management. Nel 2002 il gruppo ha registrato un giro d’affari di 10,5 miliardi di dollari, con oltre 50mila clienti in tutto il mondo (e, tra questi, il 72% delle aziende facenti parte del “Fortune 100”). Ma in che cosa consistono le offerte di Cwt? Oltre ai tradizionali servizi di prenotazione aerea, alberghiera e di autonoleggi, il gruppo fornisce un attento servizio di consulenza. Un ruolo chiave, infatti, è svolto dagli account manager, che supportano le imprese nella razionalizzazione delle spese e dei processi interni di organizzazione, amministrazione e controllo. Rientrano nei compiti dell’account manager l’analisi delle varie aree di spesa e il supporto nella definizione della travel policy e nelle attività di benchmarking. A loro si affiancaSolutions Group, divisione di travel management consulting che opera a livello internazionale con 70 consulenti. Tra le aree di intervento di Solutions Group, l’auditing (analisi delle opportunità di risparmio all’interno dell’azienda), lo sviluppo di strategie d’acquisto, l’offerta di strumenti tecnologici mirati a supportare i processi aziendali e la gestione automatica delle note spese.

Leader in quasi tutti i paesi europei, Cwt sembra destinata a rafforzare la sua posizione sul mercato francese, a patto che le autorità Antitrust ratifichino la recentissima operazione di merger con la società Protravel, già partner di TQ3. Un progetto dal quale scaturirebbe una nuova realtà con un volume d’affari complessivo di circa 2,3 miliardi di euro e un totale di 527 agenzie, 204 delle quali dedicate al business travel. Cwt deterrà il 70% delle quote, mentre Protravel avrà il 30%.

In Italia Cwt rappresenta la più importante realtà interamente di proprietà e ha raggiunto nel 2002 un giro d’affari di circa 300 milioni di euro. Da notare che se il merger andrà a buon fine, Cwt acquisterà il controllo dell’agenzia milanese Acentro, di proprietà di Protravel.

Itp – International Travel Partnership

Con sede a Windsor Berkshire, in Inghilterra, International Travel Partnership è un consorzio di agenzie indipendenti con 250 uffici in 12 paesi del mondo, a cui si aggiungono 3000 agenzie del gruppo americano I.E. Tgi, situate negli Stati Uniti e in Canada. Tra le offerte di Itp per le imprese, oltre ai tradizionali servizi di biglietteria e prenotazione, l’assistenza 24 ore su 24, la consulenza di account manager esperti del mercato, programmi alberghieri con tariffe preferenziali, management information report (Mis). Partner italiano di Itp in Italia è Regent International, di proprietà della famiglia Tiradritto, appartenente anche al network Lufthansa City Center e al gruppo Travelsavers International.

Lufthansa City Center International

Nato nel 1991 per iniziativa della compagnia aerea Lufthansa (tuttora presente nell’azionariato), Lcc (con sede a Francoforte) vanta attualmente un network di 500 agenzie in 52 paesi, tutte legate da un contratto di franchising. Il gruppo è tra quelli che, negli ultimi anni, si sono evoluti più velocemente, anche grazie ai rapporti di collaborazione con i network Navigant International(1600 agenzie in Usa e Canada) e South African Airways City Center (166 agenzie). Partnership che contribuiscono a generare, complessivamente, un volume di vendite di circa 12 miliardi di dollari. In Italia, Lufthansa City Center è presente con 39 agenzie indipendenti riunite in un consorzio per sviluppare congiuntamente attività di interesse comune, come le iniziative di marketing e comunicazione e le negoziazioni con i fornitori. Il giro d’affari del 2002 è stato di 309 milioni di euro, 197 dei quali connessi al business travel. «Spinti dalla sede di Francoforte, ci siamo riuniti in consorzio nel 1998 – spiega Francesco Bianca, amministratore dell’agenzia Viaggi Alto Milanese, affiliata a Lufthansa City Center -. E nel corso degli anni abbiamo incrementato il numero delle adesioni, raggiungendo quota 39 agenzie. A disposizione di tutti gli affiliati vi è una rete intranet, dove sono accessibili informazioni per la gestione dei clienti, come, ad esempio, i termini degli accordi stipulati con i fornitori a livello globale». Alle aziende Lcc offre una serie di innovativi tool tecnologici, un’ampia directory internazionale di strutture alberghiere convenzionate e report dettagliati sui volumi di spesa.

Radius

Con un volume di vendite annuale di 18 miliardi di dollari e 6000 agenzie consorziate situate in oltre 70 paesi, Radius è un vero e proprio gigante del business travel. Nato nel 1992 dal merger tra Woodside Travel Management Corporation e Travel Trust International con il nome diWoodside Travel Trust, il network ha assunto la denominazione attuale nel 2000. Alle imprese Radius offre un’ampia gamma di servizi, che vanno dalla semplice prenotazione e biglietteria aerea, all’assistenza di un travel center aperto 24 ore su 24, alla reportistica, alle più innovative soluzioni tecnologiche.

Di recente, il gruppo ha ristrutturato la propria organizzazione per creare il Business Development Group. Ventisei agenzie affiliate, tutte collocate in mercati strategici (dall’Austria alla Nuova Zelanda, dal Regno Unito a Singapore, dal Brasile agli Usa), opereranno in sinergia per fornire servizi di business travel di alto livello ai grandi gruppi multinazionali, ponendosi in concorrenza diretta con le più note agenzie mondiali di business travel. «Si tratta della più significativa riorganizzazione nella nostra storia – ha dichiarato Tony Hughes, presidente di Radius -. Ciascun membro di Radius è forte a livello locale e in questi anni ha beneficiato enormemente dell’adesione al network. Il cambiamento che abbiamo messo in atto ci renderà ancora più proattivi»

In Italia, Radius è rappresentata da Cisalpina Tours, il gruppo torinese che nel 2002 ha quasi raddoppiato il numero delle agenzie, passando da 86 a 140 e ha raggiunto un fatturato di circa 300 milioni di euro – 200 dei quali connessi al business travel – pari a una crescita del 26% rispetto al 2001. «Il gruppo – spiega Bartolucci – è stato socio fondatore di Radius (ex Woodside Travel Trust) già dal 1992. Una partnership che si traduce in un miglior servizio per la clientela, sia dal punto di vista della copertura globale sia a livello economico, grazie all’accesso a tariffe negoziate più competitive».

Nel corso degli anni, Radius ha puntato molto sulle nuove tecnologie. Ma a che punto è l’integrazione di questi sistemi a livello globale? «Sebbene siano stati fatti passi da gigante, dal punto di vista delle innovazioni tecnologiche, dobbiamo ricordare che il settore turistico fino a poco tempo fa era caratterizzato da imprese a gestione familiare, con scarsa distribuzione sul territorio – sottolinea Loretta Bartolucci -. La necessità di offrire un servizio globale sempre più attento ha fatto sì che il concetto di networking portasse anche a un maggior sviluppo di tutti i tool tecnologici e alla definizione di standard globali di servizio. Alcune realtà attente ai fenomeni di mercato e alle nuove tecnologie, come la nostra, hanno saputo cogliere al volo questa necessità e l’hanno trasformata in un’opportunità per migliorare il proprio servizio. Ma buona parte dei sistemi tecnologici e contabili in uso presso la maggioranza delle agenzie di viaggi offrono una scarsa flessibilità e, quindi, rendono difficile lo sviluppo di sinergie comuni tra i sistemi».

Synergi Global Travel

Synergi è una joint venture di 50 aziende di travel management, che vantano 3000 uffici in tutto il mondo per un totale di 12mila dipendenti, e generano un giro d’affari complessivo di 10 miliardi di dollari. Punto di forza del network è – secondo quanto da loro dichiarato – l’unione tra la conoscenza specifica sviluppata dalle singole agenzie sui mercati locali e i servizi globali offerti da una realtà internazionale. In particolare, Synergi punta sugli strumenti tecnologici: ad esempio, propone Synergi Online, un sistema che consente alle agenzie partner e alle aziende clienti di consultare direttamente in rete dati di gestione e informazioni sulle destinazioni. Partner italiano di Synergi è Sestante, divisione distributiva del gruppo Parmatour di proprietà della famiglia Tanzi. Nel 2002 Sestante ha dichiarato un volume d’affari di 250 milioni di euro, 150 dei quali derivanti dal business travel. Ma il crac Parmalat rende assai incerto il futuro del gruppo.

TQ3 Travel Solutions e Protravel

TQ3 Travel Solutions, frutto di una joint venture al 50% tra Maritz e il gruppo Tui, conta 3000 agenzie in 70 paesi del mondo per un totale di 12mila dipendenti. Con headquarters a Brema, in Germania, il network vanta un giro d’affari annuo di circa 9 miliardi di dollari.

Licenziataria del marchio TQ3 per la Francia, l’Italia, la Russia e gli altri paesi della Csi è il gruppoProtravel, fondato nel 1975 dall’attuale ceo Patrice Ribaud, e presente in maniera capillare su tutto il territorio francese con 157 agenzie (a cui vanno aggiunte due oltre confine). La società suddivide la propria attività tra viaggi d’affari (63%), incentive (4%) e turismo leisure (33%). Nel corso degli anni, Protravel ha condotto un’attenta politica di alleanze con altri gruppi di distribuzione francesi ed esteri (abbiamo accennato precedentemente alle negoziazioni attualmente in corso con Carlson Wagonlit Travel), incrementando costantemente il volume d’affari e raggiungendo nel 2002 quota 1078,1 milioni di euro. Licenziataria del marchio TQ3 in Italia è Acentro Turismo, società che nel 2002 ha raggiunto un volume d’affari di 40 milioni di euro, 26 dei quali derivanti dal business travel.

«Rispetto ad altre realtà del mercato, TQ3 è un network giovane – spiega Roberto Piras -, che si avvale di collaboratori provenienti da altri network, che mettono le esperienze precedenti al servizio della struttura. Il suo punto di forza è sicuramente la tecnologia, su cui ha investito molto negli ultimi anni».

Travelsavers International

Il network riunisce oltre 3000 agenzie indipendenti in 13 paesi. Fondato nel 1970 nel Nord America, Travelsaver International si è allargato al resto del mondo, dando vita al gruppo di agenzie Twin. Il network mette a disposizione dei business traveller la Corporate Services Division, che fornisce un efficace servizio di consulenza, affiancando le aziende nella gestione dei processi amministrativi e nella messa a punto di strategie di saving. Inoltre, il gruppo propone il Travelsavers Worldwide Hotel Programme, che consente di accedere a tariffe negoziate – fino al 50% più basse rispetto alle rack rate – in 12mila strutture alberghiere. In Italia, Travelsaver collabora con Regent International, che nel 2002 ha raggiunto un giro d’affari di 38 milioni di euro (30 dei quali connessi al bt) e prevede un fatturato in crescita del 25% nel 2003. Il gruppo dispone di una rete di 14 agenzie indipendenti che hanno stipulato con Regent stretti rapporti di collaborazione.

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