Risiko dei cieli: le mosse di United

Fusioni in corso, alleanze in evoluzione, concorrenza sempre più serrata tra modelli low cost e voli di linea. Quello del trasporto aereo è un mercato in grande fermento, che lancia tuttavia chiari segnali di ritrovata salute. Lo  dimostrano le cifre dell’International air transport association (Iata), che ha recentemente annunciato un 2013 da record. Durante l’anno appena trascorso, le compagnie aeree hanno infatti sfondato, per la prima volta nella storia, il muro dei 3 miliardi di passeggeri trasportati a livello globale. Ma sono soprattutto gli utili a crescere in maniera esponenziale. A fine 2014, in particolare, sarebbero destinati a raggiungere l’astronomica cifra di 19,7 miliardi di dollari Usa: un livello pari a più del doppio di quanto registrato solo nel 2012, quando si erano fermati a quota 7,4 miliardi. In un contesto tanto dinamico, non stupisce quindi che le maggiori compagnie aeree mondiali siano oggi impegnate a sfidarsi per la conquista di fette sempre più importanti di mercato. E a tale trend non sfugge neppure un colosso come United Airlines, prima compagnia al mondo secondo uno degli indici più significativi del settore, ossia quello che misura il numero dei passeggeri trasportati per chilometro volato (288.282 milioni; dati Iata 2012).
Ecco allora che, nonostante la crescente importanza delle tratte asiatiche, dove si sta concentrando gran parte dello sviluppo mondiale del trasporto aereo, United sta oggi puntando a potenziare la propria offerta anche sulle rotte transatlantiche: «In particolare – racconta il country sales manager Italy, Walter Cianciusi – abbiamo da poco sviluppato una joint venture che si muove dall’Europa verso gli Stati Uniti, il Canada e il Messico, e che mira a garantire, ai nostri passeggeri, maggiori opportunità di scelta in termini di itinerari e destinazioni».
Non temete però che la recente fusione tra American e Us possa avere qualche sensibile ripercussione sugli equilibri competitivi globali?
«In realtà, credo che le fusioni siano un bene per tutto il settore aereo: non fanno altro che portare il potenziale di due compagnie sotto un unico brand, in questo modo consolidando il traffico. Per noi di United, che già da quasi tre anni abbiamo una nuova organizzazione (la compagnia si è fusa con Continental nel 2010, ndr) non è poi un cambiamento così rivoluzionario».
Almeno a livello di alleanze pare, tuttavia, che ci saranno sicuramente degli effetti rilevanti. Si dice, infatti, che Us uscirà presto da Star Alliance per entrare in Oneworld. È questa una manovra che potrebbe in qualche modo spostare gli attuali equilibri?
«Certo, dispiace sempre perdere un ottimo alleato come la Us. D’altro canto, noi siamo così destinati a rimanere l’unico vettore a stelle e strisce di Star Alliance, che è pur sempre la più grande alleanza al mondo».
Concentriamoci ora sul segmento business: che direzione sta prendendo l’offerta corporate? 
«Credo che la partita si giocherà soprattutto sull’implementazione dei programmi di fidelizzazione. E a questo proposito posso dire con un certo orgoglio che il nostro Mileage Plus è stato votato, per dieci anni consecutivi, quale miglior programma frequent flyer al mondo (dai lettori della rivista Global Traveler, ndr)».
Quali sono gli strumenti di prenotazione più utilizzati per acquistare i voli United?
«A oggi, a livello italiano e globale, il canale di distribuzione principale rimane l’agenzia di viaggio. Sul web, invece, l’indice di penetrazione è sicuramente molto più alto negli Stati Uniti che in Italia. Riteniamo, però, che si tratti di un canale destinato a crescere anche nel nostro Paese, tanto che, proprio in questo periodo, stiamo lavorando per lanciare al più presto un sito United completamente in lingua italiana. Siamo invece ancora lontani dall’individuazione di una piattaforma web in grado di servire in via esclusiva il segmento corporate».
Per concludere, tra Expo in avvicinamento e futuro di Alitalia, qual è il destino degli aeroporti del nostro paese?
«La mia sensazione è che gli scali italiani siano oggi in una fase di crescita lenta. Il nostro Paese, a differenza della maggior parte degli altri Stati europei, dimostra infatti, statistiche alla mano, un potere d’acquisto oggettivamente inferiore. E lo sviluppo economico ha certo moltissima influenza sul traffico aereo. Nonostante ciò, la United conferma comunque il proprio interesse in un mercato storico come quello della Penisola, mantenendo tutti i suoi  voli attuali: il Malpensa – Newark e il Roma Fiumicino – Washington. Dai primi di marzo, poi. ritornerà pure il Roma Fiumicino – Newark».

Testo di Massimilano Sarti, Mission n.1, gennaio-febbraio 2014

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