Gli Stati Uniti continuano a esercitare un fascino intramontabile a livello globale. L’American Dream sembra duro a morire, anche se sotto al governo Trump sembrerebbe che il sogno si stia rapidamente trasformando in una distopia orwelliana.
Mercoledì 4 giugno, Donald Trump ha firmato un nuovo proclama che limita drasticamente l’ingresso negli Stati Uniti a cittadini di dodici paesi e impone restrizioni parziali ad altri sette. Questa misura, che segue un ordine esecutivo emanato dal tycoon già il primo giorno del suo attuale mandato, si presenta come un intervento di sicurezza nazionale, ma si traduce in un sistema iper controllante, dove la “libera” circolazione delle persone è rigidamente sorvegliata dall’occhio attento del “Grande Fratello”.
Le motivazioni ufficiali del provvedimento si basano su una valutazione dei rischi legata a Paesi con processi di screening e controllo giudicati inadeguati, un alto tasso di scadenza dei visti, la mancata collaborazione nei controlli migratori e la presenza di minacce terroristiche significative.
I 12 Paesi con ingresso vietato da Trump
Regole già in vigore, con i documenti di accesso negli Stati Uniti a parte, ora ci sono 12 paesi ai quali è completamente vietato l’ingresso, negli USA, sono: Afghanistan, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Myanmar, Somalia, Sudan e Yemen. A questi si aggiungono altri sette paesi – Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela – per i quali le restrizioni riguardano soprattutto titolari di visti d’affari B-1, B-2 e B-1/B-2, sia immigrati sia non immigrati.
Il proclama prevede alcune eccezioni: i residenti permanenti legali, i titolari di visti già validi, alcune categorie specifiche di visti e gli individui il cui ingresso è considerato nell’interesse nazionale degli Stati Uniti possono comunque entrare.
Viaggiare negli USA: gli impatti delle restrizioni di Trump
Quest’irrigidimento delle regole di ingresso ha causato non pochi danni al mercato turistico del Paese, sofferente soprattutto nel segmento leisure. L’attenzione mediatica su casi di persone trattenute per lunghi periodi in detenzione per presunte violazioni e il boicottaggio di beni e servizi ha scoraggiato i turisti.
Come accennato in precedenza alcune nazionalità e categorie di visto affrontano controlli più severi e ritardi all’ingresso negli USA. Commenti “anti-americani” potrebbero costare il divieto d’ingresso, come è successo recentemente a diversi studenti e accademici. Anche il proprio account Instagram potrebbe costituire un deterrente per l’ingresso nel Paese. Utili in tal senso i “dispositivi di masterizzazione”, per la cancellazione rapida di dati, ai fini della protezione della privacy e della libertà di espressione.
Avvisi di viaggio e controlli aumentati negli USA
Diversi Paesi, tra cui Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca, Regno Unito, Germania, Finlandia e Canada, hanno emesso avvisi di viaggio per il rischio di detenzione ed espulsione negli Stati Uniti. Di conseguenza, molte aziende stanno aggiornando le proprie linee guida per i dipendenti, adeguandole alle raccomandazioni governative.
Dal punto di vista logistico, i viaggiatori che entrano negli Stati Uniti attraverso punti di ingresso terrestri come il Canada e il Messico riportano controlli più intensi. Anche i viaggi aerei che transitano per rotte insolite o con più scali tendono a essere segnalati per verifiche aggiuntive.
Inoltre, i viaggiatori che trasportano merci, soprattutto articoli soggetti a restrizioni o proibizioni — come materiali biologici — devono aspettarsi controlli supplementari e rischiano sanzioni pesanti, incluse multe o detenzioni. A tal proposito è consigliato prendere visionariamente i contatti con i consolati dei propri Paesi in caso fosse necessario intercedere per la scarcerazione e il rientro in patria.
Conseguenze per eventi e meeting aziendali negli USA
Tuttavia le politiche isolazioniste in corso potrebbero ridurre significativamente l’attrattiva degli Stati Uniti anche come meta per eventi e meeting aziendali internazionali. L’esame approfondito dei profili social e la rapida variabilità delle normative sui visti obbligheranno le aziende a considerare costi aggiuntivi legati a assicurazioni e riprogrammazioni, mettendo in discussione i benefici di organizzare eventi nel Paese.
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