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Le grandi ipocrisie sul clima: parlando di auto tra aziende e politici

Una fase di stallo nella lotta al riscaldamento globale, come evidente da vari ambienti politici attuali e dichiarazioni sulle Bev

Un nuovo libro 2025 dal titolo scomodo, per qualcuno: “Le grandi ipocrisie sul clima” di Roger Abravanel e Luca D’Agnese. Una fase per molti di pericoloso stallo, nella lotta al riscaldamento globale, come evidente da vari ambienti politici attuali e dichiarazioni sulle Bev.

Quindi, una riflessione necessaria, dove in Senato parlano le aziende, con Alfredo Altavilla (Special Advisor for Europe, BYD) e Renato Mazzoncini (Amministratore Delegato, A2A) ma anche i senatori: stessi Mariastella Gelmini e Pier Ferdinando Casini.

Proprio chi vende auto con spina (BYD) e chi fornisce la relativa corrente di ricarica per Bev o Phev (A2A) si confronta con chi smaschera incoerenze e ambiguità della transizione prima “imposta” soprattutto per le flotte (“faro” dell’auto con spina i vari Paesi d’Europa).

Prospetti energetici secondo A2A

Ad emergere durante il corso del dibattito è una costante, quella legata al costo di questa transizione verso i veicoli elettrici; non un cambiamento strettamente necessario ma quanto mai imposto. Una rete di ricarica ferma allo zero e costi fuori portata per l’acquisto di una vettura Bev sono solo alcuni tra i principali scogli che rallentano giorno dopo giorno questa transizione.

Ad aggravare ancor di più la situazione, ci pensa la scarsa disponibilità di energie rinnovabili, che nella nostra nazione – come ci racconta Renato Mazzoncini, responsabile del campo energetico – vengono importante da paesi esteri, senza investire sul grande potenziale dei fotovoltaici, ideali per la nostra nazione definita non a caso ” il paese del sole“.

Mazzoncini afferma che, nel 2025, siamo uno dei pochi paesi a non aver un costo fisso nello stockaggio dell’energia elettrica, con prezzi a variabile continua in base alla regione di provenienza; come se non bastasse, l’installazione di un sistema fotovoltaico in Italia è più costosa che mai, in quanto, oltre al costo base del pannello e della manodopera per l’installazione, va sommata l’autorizzazione per il montaggio che può pesare fino al 20% sul costo totale dell’impianto. Insomma, una burocrazia un po’ troppo dispendiosa.

Per tale ragione – ci spiega – l’Europa e anche l’Italia, stanno invertendo la rotta presso un ulteriore tipologia di energia: il Nucleare. Sebbene molti possano credere sia la soluzione migliore, Mazzoncini ci spiega quanto sia effettivamente costosa la produzione di energia attraverso le centrali, smascherando i cugini francesi (grandi pionieri in questo campo) i quali riescono a vendere energia di derivazione nucleare solo grazie all’abbattimento di gran parte dei costi di produzione, sostenuti dallo stato.

Per darvi un’idea, la produzione di 1 MWh di energia nucleare costerebbe circa 150€ contro i 43€ della produzione fotovoltaica.

Cosa si dice nel libro sul clima

Nel libro viene proposta la visione del “triangolo della sostenibilità”, chiamando in causa la responsabilità collaborativa di imprese, istituzioni e società civile. Solo una sinergia tra tutti può trasformare la sfida climatica in un’opportunità, di progresso tecnologico, culturale ed economico.

“Oggi la sostenibilità è diventata un mantra che ha invaso tutto. Le aziende sono sommerse da metriche ESG. Intanto, le politiche pubbliche mostrano incongruenze: abbiamo speso un miliardo in incentivi per le Bev, ma l’80% dei benefici è finito all’estero. Nel frattempo, la narrazione addita le tecnologie verdi come soluzione alla minaccia, dimenticando che il vero problema è il crollo del nostro sistema industriale – da 18 a 10 milioni di auto vendute in Europa. E forse l’aspetto più preoccupante è l’ignoranza diffusa”, ha esordito Roger Abravanelsaggista italiano e autore del libro.

A queste riflessioni ha fatto eco il co-autore Luca D’Agnese, Direttore Advisory e Competence center di Cassa Depositi e Prestiti., che ha aggiunto: “Entro il 2050, secondo le ultime ricerche, oltre 1,5 miliardi di persone saranno costrette a lasciare i propri territori per cause climatiche, una crisi senza precedenti. Dal 2023, le rinnovabili superano i fossili negli investimenti globali e le auto elettriche sono ormai centrali nel mercato. Tuttavia, la transizione è a rischio: tra neonegazionisti e norme scollegate dalla realtà, l’Europa paga 60-80 euro per tonnellata di CO evitata, contro i 13 euro della Cina. Così, l’elettrificazione rischia di fallire, specie dove mancano colonnine e si parcheggia in strada”.

Il commento di Byd

Sulla stessa linea si è espresso Alfredo AltavillaSpecial Advisor for Europe di BYD   Sottolineando come il mondo, al momento, viaggi su tre velocità differenti nella transizione ecologica. Negli Stati Uniti, specialmente in seguito alla rielezione di Trump e alla strerzata contro la lotta climatica, gli americani – in parte definiti neo negazionisti – continuano a preferire vetture alimentate per lo più a benzina o gasolio, sorvolando qualsiasi tipo di linea guida verso la transizione ecologica e continuando ad usufruire di energie a combustibili fossili.

In Cina, dove la vastità della popolazione e dunque del parco auto nazionale raggiunge numeri con cifre a sei zeri, per abbattere le emissioni e velocizzare la transizione ecologica – ci racconta Altavilla –  il governo ha deciso che possano bastare 24 ore per ottenere immatricolazione e targa su un’auto elettrica, a confronto dei proprietari vetture endotermiche che per ricevere lo stesso trattamento dovranno attendere fino a 12 mesi.

In Europa il Green Deal ha generato l’effetto opposto, con il parco auto invecchiato di più di due anni e le emissioni che non diminuiscono significativamente. I prezzi delle auto salgono, i salari reali calano, e cresce solo il mercato dell’usato. Intanto, dei 680 milioni di euro del PNRR destinati alle colonnine, 560 milioni sono stati dirottati su bonus per l’acquisto di Bev per chi ha un ISEE inferiore a 30.000 euro, dimenticando che chi rientra in quella fascia di reddito spesso ha ben altre priorità piuttosto che spendere una tale cifra per una vettura, rivolgendosi molto spesso al mercato dell’usato.

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