Il travel manager non è più solo un organizzatore di viaggi, ma una figura trasversale alla quale viene chiesto di destreggiarsi tra dati, strategia e risorse umane. Un ruolo in costante trasformazione che oggi, dentro le aziende, sta conquistando uno spazio sempre più centrale nelle decisioni di business. Dalla gestione operativa alla consulenza, la figura evolve, si rafforza, si specializza. E guarda dritto al futuro, come emerso all’evento Connections organizzato da BCD Travel a Milano.
Travel manager: un’identità da chiarire
In platea, tra i travel manager italiani, una semplice domanda ha posto l’accento su una realtà complessa: “Hai il titolo di travel manager sulla tua firma e sul biglietto da visita?” L’85% ha risposto “no”. Un dato che, per Rosa Guerra, Director Program Manager della società, “dice molto su quanto il ruolo non sia ancora pienamente riconosciuto, nonostante le numerose responsabilità gestite”.
Eppure, nonostante l’assenza del titolo formale, queste figure gestiscono processi delicati e cruciali, interfacciandosi con HR, IT, finance, sicurezza e sostenibilità.
Un ruolo in trasformazione
Se ieri il travel manager era un semplice esecutore, oggi il suo lavoro richiede competenze trasversali: analisi dei dati, gestione del rischio, controllo dei budget, relazione con i fornitori e perfino supporto alla strategia ESG. Domani, il passo successivo sarà “diventare una figura di consulenza strategica”, secondo Guerra. “Un obiettivo raggiungibile, ma serve un cambio di approccio, maggiore interazione con i vertici aziendali e dati solidi a supporto”.
Dati e decisioni: la chiave è l’analisi
Uno dei temi centrali dell’evento è stato il rapporto tra analisi dei dati e processi decisionali. “Tutti vogliono più dati – ha spiegato Guerra – ma pochi sanno leggerli davvero”. Un sondaggio in sala ha mostrato che il 37% dei travel manager analizza i dati trimestralmente o meno, mentre solo il 7% lo fa quotidianamente. “L’ideale? Una lettura almeno mensile. I dati servono per capire cosa succede in azienda e adattare il travel program in tempo reale”.
Ma l’eccesso può disorientare. Serve scegliere i KPI giusti e tradurli in insights strategici: misurare non solo la spesa, ma anche la soddisfazione dei viaggiatori, l’efficienza del processo, l’impatto ambientale. E quei dati vanno poi comunicati in modo efficace ai C-level, con linguaggio chiaro, obiettivi precisi e visione di lungo periodo.
Il travel manager come hub aziendale
Una survey globale condotta da BCD Travel a fine 2024 rivela che 7 travel manager su 10 partecipano a progetti interdipartimentali, specialmente con finance, sicurezza e sostenibilità. Un ruolo sempre più integrato, che richiede competenze trasversali e un’attitudine alla mediazione. In Italia, in particolare, la gestione del travel è spesso in capo all’HR, il che – osserva Guerra – “indica una forte attenzione verso il dipendente, anche nell’ottica del bleisure e del benessere in trasferta”.
Il contatto diretto con i fornitori, l’interazione con reparti strategici, la capacità di adattare policy e strumenti alle esigenze aziendali fanno del travel manager un anello cruciale della catena di valore.
Travel manager e vertici a confronto
Ma quanto spesso questi professionisti hanno occasione di confrontarsi con i vertici aziendali? Ancora troppo poco. Solo il 28% convoca due riunioni strategiche all’anno, mentre un altro 36% dichiara di non farlo mai. “Una lacuna da colmare – ha commentato Guerra – perché questi momenti sono essenziali per allineare obiettivi, discutere i risultati e pianificare l’evoluzione del travel program”.
Cosa vorrebbero cambiare i travel manager?
Alla domanda finale, “Cosa cambieresti del tuo ruolo?”, le risposte raccolte raccontano molto più di una job description:
- maggiore autorità e indipendenza
- strumenti e tecnologie più efficienti
- carico di lavoro più sostenibile
- maggiore attenzione alla sostenibilità
- un cambio di linea di riporto
- aumento del budget
- più coerenza nella definizione del ruolo
Il messaggio è chiaro: il travel manager oggi è molto più di un pianificatore di viaggi. È un facilitatore di processi, un interprete dei dati, un ponte tra reparti e soprattutto un alleato strategico nella definizione di politiche aziendali efficienti, sostenibili e orientate al benessere del personale.
L’evoluzione è già in atto. Riconoscerla e valorizzarla è il primo passo per far sì che il travel manager del futuro possa finalmente sedere dove merita: al tavolo delle decisioni.