Le maison della moda pensano alla flotta verde

Le maison della moda si chiudono a riccio sulla gestione delle loro flotte aziendali. Certo, non sarà il loro core business, ma francamente ci saremmo aspettati un po’ più di collaborazione dalle principali “griffe” nostrane. Anche se, va detto, i più bei nomi del settore la porta a Mission Fleet l’hanno aperta. In un panorama abbastanza sconfortante meritano di essere citati per la loro disponibilità e gentilezza quattro tra i marchi più internazionali e blasonati, alcuni dei quali quotati in Borsa e, anche per questo, con solide basi di cultura della comunicazione: in rigoroso ordine alfabetico, Giorgio Armani, Bulgari, Mariella Burani, Valentino.
Così come, di contro, meritano di essere nominati tutti quelli che interpellati più volte, via mail e via telefono, non hanno voluto rispondere alle nostre domande. Tra questi c’è chi ha almeno spiegato il motivo del silenzio e chi invece ha scelto di non dare alcuna spiegazione. Tra i primi, anche stavolta in rigoroso ordine alfabetico:
Seccato Bucchi Claudio (sic), di Aeffe: “Siamo sempre più assillati da richieste di interviste e  compilazioni di questionari, di conseguenza i nostri elevati impegni di lavoro ci impongono di rinunciare alle richieste in oggetto”.
Brutale Emanuele Carlotto, della Diesel: “Non siamo disposti a rilasciare interviste”.
Sbrigativa Monica Italia, di Dolce&Gabbana Industria: “Le informazioni richieste sono riservate e pertanto non ci è possibile fornirle risposta”.
Ferma Costanza Puccio, Comunicazione & PR di Gianfranco Ferrè: “Non ci è possibile soddisfare la richiesta di intervista su questo argomento”;
Formale Giovanni Messori di Max Mara: “Su disposizioni della ns. Direzione non possiamo comunicare a terzi dati riguardanti la ns. flotta aziendale”;
Gentile, infine, il “Communication and External Relations Dept.” di Prada che, dopo averci ringraziato “per la cortese proposta di intervista” ci ha gentilmente informato che “al momento, non è possibile dare un seguito positivo a questa sua richiesta”. Ora no, insomma, ma forse in futuro una chiacchierata sulla flotta Prada si potrà fare…
Non hanno invece nemmeno risposto: Gianni Versace, Gucci, Krizia, Trussardi e Tod’s.
Quattro, infine, i big che qualche minuto del loro prezioso tempo a Mission Fleet l’hanno dedicato. Giorgio Armani, Bulgari, Mariella Burani, Valentino.

Le risposte

Federico Rispoli, quadro, addetto alla gestione della flotta all’interno dell’ufficio acquisti del gruppo Armani, oltre 5 mila dipendenti nel mondo a fine 2006, ha spiegato a Mission Fleet che il gruppo milanese dispone di circa 30 tra auto e veicoli commerciali basati a Milano, la sede principale dell’azienda, e 150 in tutta ItaliaL’80%, quindi circa 120 veicoli, di questa flotta è stata acquisita ricorrendo alla formula del noleggio a lungo termine mentre il restante 20%, cioè una trentina di auto, è di proprietà. «La maggior parte sono BMW Serie 3 e Volkswagen Passat. Poi vi sono Volvo V70, Renault Mégane, Fiat Bravo. E ora aspettiamo la nuova Audi A4”, sottolinea Rispoli. Ma a chi sono affidate queste auto? Dirigenti, quadri e “commerciali” del gruppo, risponde il fleet manager di Armani. Si tratta di veicoli che fanno “in media 30-40mila km all’anno” e di cui l’azienda è soddisfatta. O meglio, è soddisfatta del fornitore, ovviamente per quanto riguarda i mezzi a noleggio a lungo termine: “non abbiamo problemi”, sottolinea Rispoli spiegando che i contratti di Nlt durano tre anni e che, per ora, non c’è intenzione di incrementare la percentuali di mezzi presi a noleggio. Per quanto riguarda la car policy, infine, Rispoli spiega che il gruppo, che non ha affidato il fleet management in outsourcing, ha una car policy aziendale, la quale, per esempio, “stabilisce che le auto devono essere tenute con cura, che gli optional di più alta gamma sono a carico del dipendente eccetera.
Simile la fotografia della flotta di Valentino Fashion Group, quasi 11.400 dipendenti nel mondo al 30 giugno 2007. Federica Bernardi, impiegata nell’ufficio acquisti, addetta alla flotta, spiega a MissionFleet che il gruppo ha attualmente un parco automezzi composto da 102 tra autovetture e veicoli commerciali di proprietà o in leasing e 73 acquisiti con la formula del noleggio a lungo termine. L’NLT, insomma è minoritario ma, spiega Bernardi, l’intenzione è di aumentare la percentuale di veicoli a noleggio. Ma che tipo di veicoli usa la casa romana? Si tratta “a seconda della fascia di appartenenza dell’utilizzatore”, di Fiat Punto, Fiat Bravo, Opel Astra Van, Volkswagen Passat Variant, Audi A4, Audi A6 affidate a “dirigenti e impiegati per ragioni di servizio”. Anche all’interno del Valentino Fashion Group c’è una car policy aziendale, mentre, per quanto riguarda la struttura dei contratti di Nlt, le macchine, spiega Bernardi, “sono noleggiate per 48 mesi e 180mila chilometri complessivi”. In media, quindi, fanno oltre 40 mila chilometri all’anno. “Siamo abbastanza soddisfatti dei nostri fornitori”, conclude Bernardi, spiegando che il fleet management non è affidato in outsourcing.
Stefano Angradi, quadro, General Services Manager di Bulgari, è l’uomo che per la prestigiosa griffe romana ordina e gestisce il parco auto, attualmente composto da circa 60 auto tutte acquisite ricorrendo alla formula del noleggio a lungo termine. Niente mezzi di proprietà, dunque. E solo auto di “segmento alto, Mercedes, Audi, BMW eccetera, affidate a dirigenti, agenti e sales manager”. In casa Bulgari, 3200 dipendenti nel mondo al 30 giugno 2007, le auto a noleggio hanno percorrenze inferiori a quanto abbiamo visto nel caso di altre maison, solo, si fa per dire, 20.000 chilometri all’anno. «Nel 90% dei casi –  spiega Angradi a Mission Fleet – icontratti di Nlt durano 36 mesi, siamo abbastanza soddisfatti dei nostri fornitori». Anche nel caso di Bulgari, il fleet management non è affidato in outsourcing mentre è presente una car policy aziendale.
Alessandro Cardelli, facility manager di BDH Consulting & Facility Management, la società che gestisce gli accordi con i fornitori di auto e la car policy di Burani Designer Holding, capogruppo che controlla Mariella Burani Fashion Group, quasi 1900 dipendenti al 30 giugno 2007, è l’uomo che definisce i contratti quadro relativi all’auto aziendale e la car policy. Ci spiega che il gruppo emiliano ha un parco veicoli di proprietà o in leasing composto da 280 tra autovetture e furgoni sotto i 35 quintali. Meno della metà quelli a noleggio a lungo termine, 130, “ma in decisa crescita anche quest’anno, visto che la formula”, spiega Cardelli, “è quella privilegiata. Sono in corso operazioni consistenti di cessione di vetture tipicamente di proprietà e non adeguate ai nostri standard su emissioni e normative per migrare verso il noleggio a lungo termine di vetture nuove”.
Per quanto riguarda i marchi, “da policy interaziendale sono stati siglati accordi con il gruppo Fiat e il gruppo Ford, di conseguenza con i marchi controllati (Volvo, Mazda, Jaguar eccetera)”. I veicoli sono affidati a “tecnici informatici sul territorio locale e regionale, tecnici dell’abbigliamento/pelletteria su quello nazionale, commerciali, autisti, tipicamente”, per una percorrenza media di circa 30 mila chilometri all’anno. I contratti di Nlt, all’interno del gruppo, durano solitamente 36 mesi con un “discreto” livello di soddisfazione nei confronti dei fornitori, “ma stiamo stringendo partnership più strette per migliorare ulteriormente il servizio”, sottolinea Cardelli.
La car policy aziendale è “abbastanza rigida, le personalizzazioni sono quasi nulle, ed è improntata al downsizing sulle nostre tre cilindrate di riferimento (1300-1600-2000), alla riduzione dei consumi medi e delle emissioni di anidride carbonica, in buona parte già realizzata nel triennio 2005-2007, e ora con particolare attenzione alle vetture ibride e ai carburanti alternativi”. Anche nel comparto della moda l’eco-compatibilità della flotta, tema principale di questo numero di MissionFleet, si sta facendo strada.

 

 

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