Riduzione delle emissioni

Riduzione delle emissioni del business travel: l’importanza dei dati

Per poter ridurre l'impronta di carbonio e attenuare l'impatto ambientale del settore dei viaggi di lavoro, è importante che le aziende abbiano a disposizione dati precisi

La riduzione delle emissioni di CO2 è uno degli obiettivi più attuali del settore del business travel. E non solo. E negli ultimi tempi molti leader aziendali sono sotto pressione per ottenere risultati in tal senso.

Ma com’è oggi gestire il business travel in tempi di attenzione all’ambiente? Il tempo stringe per migliaia di aziende che sono tenute mettere in campo nuovi sistemi per monitorare e ridurre le emissioni, comprese quelle create dai viaggi d’affari.

Molti esperti di ambiente affermano che le nuove norme rappresentano anche un’opportunità per rispondere alle richieste di molteplici stakeholder che chiedono che i viaggi d’affari diventino ancora più sostenibili.

E questa è la strada che le imprese dovranno percorrere, visto che entro il 2030 il 93% di loro dovrà raddoppiare il ritmo di riduzione delle emissioni per raggiungere i propri obiettivi ambientali.

La nuova Direttiva UE sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD), ad esempio, è entrata in vigore all’inizio di quest’anno. Nei prossimi due anni, il numero di aziende soggette a obblighi di reporting di sostenibilità  passerà da 11.700 a circa 49.000.

Le aziende coperte dalla CSRD saranno tenute a misurare e riferire su ogni aspetto della propria impronta di carbonio, comprese le emissioni generate dai viaggi di lavoro.

Riduzione delle emissioni

Riduzione delle emissioni: la ricerca di Sap Concur

In altri paesi, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti sta apportando gli ultimi ritocchi alle norme sulla divulgazione climatica per le società quotate. Alcuni paesi asiatici stanno portando avanti iniziative simili.

Questo porta molte aziende a riflettere attentamente sull’impronta di carbonio dei loro viaggi. Una ricerca pubblicata da Sap Concur, attiva anche nella gestione dei viaggi e delle spese, suggerisce che il 37% dei travel manager si aspetta che le politiche di viaggio della propria azienda cambino nei prossimi 12 mesi. Obiettivo: soddisfare meglio i propri obiettivi di sostenibilità interni ed esterni.

E il 28% afferma di dover affrontare una pressione crescente per aumentare la rendicontazione sulle emissioni legate al business travel della propria azienda.

In questo contesto, i travel manager dovranno impegnarsi molto di più per misurare l’impatto ambientale delle trasferte dei propri collaboratori. E per questo avranno bisogno di dati dettagliati e accurati sulle emissioni generate da ogni elemento dei viaggi dei dipendenti.

(Leggi degli impatti geopolitici su business travel e Mice)

I dati contano più che mai

«La misurazione è la base di riferimento» afferma Kit Aspen, fondatore della piattaforma di carbon intelligence Thrust Carbon. «È necessario sapere chi viaggia troppo, perché nella maggior parte delle imprese il 10% delle persone effettua il 90% delle trasferte. Ma è necessario anche capire perché e come viaggiano i propri dipendenti».

Sebbene le aziende credano ancora nel valore dei viaggi, gli atteggiamenti stanno cambiando rapidamente come spiega Christopher Juneau, responsabile di Sap Concur Market Strategy.

«Alcunie riunioni si possono svolgere da remoto in maniera virtuale. E quando si tratta di viaggiare, forse ha senso stare via più giorni per vedere più persone, piuttosto che fare trasferte ripetute. Siamo anche a un punto di svolta in termini di priorità della sostenibilità: optando, ad esempio, per il viaggio in treno rispetto a uno in aereo, anche se costa di più o richiede più tempo».

Si evince anche che non sono solo le leggi a guidare il cambiamento: spesso i principali gruppi di stakeholder delle aziende sono determinati a chiedere conto alle imprese.

La ricerca mostra che quasi tre quarti dei consumatori sono ora alla ricerca di aziende più sostenibili. Allo stesso modo, l’85% degli investitori ritiene che la sostenibilità sia ormai un fattore importante nel loro processo decisionale. E, cosa più importante, in un mercato in cui la battaglia per i talenti è più accanita che mai, i dipendenti desiderano sempre più lavorare per aziende sostenibili.

Ciò è particolarmente vero per i più giovani. Un altro rapporto ha rilevato che il 40% dei minori di 40 anni cambierebbe lavoro per le preoccupazioni legate al cambiamento climatico. Dato che questi gruppi rappresentano già il 38% della forza lavoro globale – che salirà al 58% entro il 2030 – le aziende non possono ignorare opinioni così fortemente radicate.

Misure per mitigare

Avere dati più accurati che misurino la sostenibilità dei viaggi d’affari è la chiave verso la riduzione delle emissioni. Quando si inizia a misurare l’impronta creata dal proprio viaggio, si può iniziare a identificare i comportamenti da cambiare. Inoltre, così è possibile analizzare l’intero programma di viaggio da una nuova prospettiva.

Un esempio? Un dipendente potrebbe viaggiare più frequentemente di quanto l’azienda ritenesse necessario. Oppure potrebbero esserci opportunità di viaggiare con un impatto minore. L’azienda potrebbe passare a compagnie aeree, ad agenzie di noleggio auto e a hotel che offrono emissioni inferiori?

Magari lo staff potrebbe essere supportato a utilizzare maggiormente taxi elettrici oppure il viaggio in treno ha più senso di un volo.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di disporre di dati sufficientemente solidi e coerenti per formare tali giudizi. «Non è diverso dal reporting finanziario» aggiunge Christopher Juneau. «Le aziende stanno cercando di utilizzare dati precisi sull’impatto ambientale dei propri viaggi d’affari, in modo da dare ai dipendenti le informazioni necessarie per ridurlo».

(Leggi il sondaggio sul business travel: meno meeting online e più trasferte)

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