Sondaggio sul business tr

Sondaggio sul business travel, meno meeting online e più viaggi

Uno studio effettuato a livello globale mostra come sta cambiando il settore dei viaggi d'affari: meno ricorso alle videoconferenze e più incontri in presenza

Un nuovo sondaggio sul business travel mostra (se ce ne fosse ancora bisogno) che i viaggi d’affari sono tornati. Ma non solo: sono tornati su larga scala e – toccando ferro – dovrebbero proseguire su questa linea con crescite costanti.

A raccogliere ed elaborare i dati: Global Rescue, fornitore di servizi medici e di sicurezza e di gestione dei rischi di viaggio per imprese, governi e privati. Lo studio ha riguardato in particolare la percezione della sicurezza dei business traveler.

Andando ad osservare i dati, emerge anche che le riunioni virtuali stanno perdendo il loro appeal tra le imprese di mezzo mondo.

Anzi: gli intervistati ritengono chiaramente che non vi sia alcun sostituto ai viaggi d’affari quando si tratta di stabilire e mantenere relazioni e riunioni virtuali. Anche se è importante, il ricorso alle conversazioni via web non sostituirà mai le conversazioni di persona.

Del resto gli intervistati che viaggiano per affari sono aumentati del 37% rispetto agli intervistati dello scorso anno. Allora, il 68% disse che i loro viaggi d’affari sarebbero stati sia nazionali che internazionali.

Più di un quinto dei viaggiatori d’affari (il 22%) dice che i viaggi di lavoro supereranno i livelli pre-pandemia nel 2024, raddoppiando l’11% riportato nel 2023.

All’inizio dello scorso anno, il 35% dei viaggiatori d’affari disse che i viaggi d’affari sarebbero stati “metà o meno della metà” dei livelli pre-pandemia. Ora, un anno dopo, tale percentuale è scesa di un terzo: solo il 23% dei traveler afferma che i propri viaggi di lavoro saranno la metà o meno rispetto ai livelli pre-pandemia.

Sondaggio sul business travel, calo delle videoconferenze

Il sondaggio sul business travel tocca anche il tema delle riunioni a distanza. Più della metà (il 56%) dei viaggiatori d’affari che hanno risposto al sondaggio ha affermato che le riunioni virtuali e le videoconferenze non stanno sostituendo i viaggi d’affari di persona. Almeno non in misura significativa.

Chi ha risposto è stato chiaro: le riunioni virtuali hanno il loro perché. Ma non possono sostituire gli incontri in presenza. Il motivo? Linterazione vis a vis sarà sempre più efficace nello stabilire e mantenere relazioni, promuovere la fiducia e guidare la crescita dell’azienda.

E hanno ragione. Non si può conoscere a livello professionale e personale un potenziale cliente, uno che è già cliente o un partner commerciale quando non lo si vede in carne e ossa.

In una chat video è più facile distrarsi e fare altro rispetto a quello di cui si sta parlando. Le riunioni stesse possono sembrare affrettate e la tecnologia può presentare problemi, audio e video in primis. Insomma: non è così che si mantiene un rapporto d’affari forte e duraturo. Al contrario dell‘interazione di persona.

(Risorse umane e BT? Sì, ma in sinergia col travel manager)

Il tema della sicurezza di chi viaggia

Tutta via con l’aumento generale dei viaggi d’affari, aumentano anche le sfide che i datori di lavoro devono devono affrontare. A iniziare dall’equilibrio tra la sicurezza dei dipendenti e le minacce di violenti conflitti internazionali, terrorismo e disordini civili.

In questo contesto in divenire, la più grande sfida riguarda il ruolo svolto da chi è preposto a proteggere chi viaggia per affari. I leader aziendali devono chiedersi se esista una serie di regole o politiche pensate per preservare la salute, la sicurezza e il benessere dei propri dipendenti.

Sfortunatamente, la stragrande maggioranza dei viaggiatori d’affari intervistati (74%) afferma di non avere o di non sapere se dispone di una politica in tal senso.

Il sondaggio sul business travel mostra che la maggior parte del restante 26% afferma invece di attuare politiche di protezione e tutela. Fra queste, la pianificazione pre-viaggio, gli avvisi sanitari o gli avvisi legati a situazioni particolari che i traveler possono incontrare durante il viaggio. Senza dimenticare la generica “sicurezza”.

È ai travel manager o all’ufficio HR cui spettano queste mansioni. Insomma: prendersi cura dei collaboratori in viaggio ed evitare di esporli a rischi inutili. Siccome il business travel continua ad aumentare a livello globale, è necessario però che le politiche aziendali si evolvano di conseguenza.

Tuttavia la maggior parte dei viaggiatori d’affari non ha ancora un accesso immediato alle informazioni di travel intelligence. O comunqnue a informazioni che potrebbero salvare la vita in caso di emergenza, medica o non medica.

(Visita Gbta.org)

Sondaggio sul business travel, le app nelle tasche di chi parte

Eric Cioè-Peña, vicepresidente della rete sanitaria integrata Northwell Health, si affida al monitoraggio in tempo reale e agli avvisi di emergenza. E per farlo ricorre a un sistema chiamato Grid 2.0 per mantenere al sicuro la sua forza lavoro in tutto il mondo.

«Posso sapere dove sono e sapere se sono in difficoltà. E così posso dare una risposta rapida per proteggerli sempre e ovunque. Questa piattaforma è essenziale per le aziende con una mentalità globale come la nostra» ha affermato.

I leader aziendali, i responsabili della sicurezza e i manager delle risorse umane sono sempre alla ricerca di sistemi che inviino notifiche di eventi pericolosi o allarmi per disordini civili. Oppure aggiornamenti su pandemie, problemi di sicurezza, interruzioni dei trasporti, blackout delle comunicazioni e disastri naturali.

Un altro manager americano, interpellato nel sondaggio sul business travel, ha affermato che l’app mobile utilizzata dalla sua azienda «dà informazioni su criticità di carattere medico e di sicurezza. Tutte notizie essenziali a portata di mano giorno e notte da chi è in viaggio. A tutto vantaggio dello staff in trasferta».

(A MissionForum 2024 il tema della digitalizzazione del BT)

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