American Airlines pronta a tariffe low cost

American Airlines sta pensando di offrire ai viaggiatori delle tariffe “stracciate” e no frills per reggere la concorrenza dei vettori low cost come Spirit Airlines, Frontier Airlines e Southwest.

La compagnia aerea nata nel 1934 e forte oggi di quasi 1.000 aerei, 344 destinazioni raggiunte in tutto il mondo e poco meno di 95mila dipendenti punta infatti a catturare o a mantenere la fiducia di quei viaggiatori che volano al massimo una o 2 volte l’anno e che hanno come primo criterio di scelta non tanto il servizio quanto il prezzo del biglietto. Così almeno ha detto il presidente Scott Kirby, intervistato dalla stampa statunitense in merito ai progetti aziendali.

“E’ inutile girarci attorno: dobbiamo iniziare a competere anche sul tema tariffario, senza trascurare quella parte di clientela (che è tanta) che magari si sposta solo per Natale, per le vacanze estive o per il giorno del Ringraziamento” ha detto rimarcando che questa fascia di clienti rappresenta circa l’87% dei posti venduti e il 50% del fatturato.

Secondo i rumors, American si appresterebbe a offrire un servizio no frills (ossia senza fronzoli, tanto per usare un termine italiano) a un prezzo davvero concorrenziale. “Ma solo nelle tratte coperte anche dai vettori low cost” ha precisato il manager, senza farsi scappare di bocca altri dettagli nemmeno in merito al possibile cambiamento di strategia sul programma di frequent flyer. Le prime tratte interessate dalla misura potrebbero essere quelle da e per Dallas e Orlando, ossia dove le low cost sono molto ben posizionate.

Quanto potrebbe mettere in atto American ricalca quanto fanno altre compagnie aeree europee e statunitensi, alle prese con la concorrenza tariffaria spietata delle low cost. Intanto però, la compagnia parte dell’alleanza Oneworld (che comprende anche British Airways, Iberia e altri 12 vettori) ha motivo per essere soddisfatta guardando i conti dell’ultima trimestrale, che vede il più alto utile mai registrato nella sua storia, pari a 1,9 miliardi di dollari (nello stesso periodo del 2014 furono 1,2 miliardi) grazie soprattutto al crollo del prezzo del carburante.

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