Cambio di pelle per il Progetto Titan di Apple. Che guarda alla MacLaren

Se Atene piange, Sparta non ride (troppo aggiungo io). Atene, in questo caso, è Samsung investita dal ciclone Galaxy 7, che le ha causato perdite miliardarie (leggi: Il Samsung Galaxy 7 bandito dalle principali compagnie aeree), mentre Sparta è Apple che, se dal lato telefonia continua a macinare utili, ha subito un piccolo tracollo nella sua avventura nel mondo automotive.

Perché secondo diverse indiscrezioni arrivate da Cupertino, il segretissimo Progetto Titan che avrebbe dovuto portare alla nascita di una Apple Car, si starebbe ridimensionando, con il seguente spostamento di diversi dipendenti del team di progetto dell’autovettura spostati internamente ad altre funzioni.

Dall’hardawre quindi, che pare abbandonato, a una soluzione software per la guida autonoma e connessa, che l’azienda di Tim Cook continuerebbe comunque a sviluppare, da proporre poi sul mercato agli altri costruttori. Oppure lanciarlo comprando una casa, visto la grande disponibilità finanziaria in cassa. Come potrebbe accedere con la MacLaren, costruttore britannico di Supercar attiva anche in Formula Uno. Alcuni rumors nei giorni scorsi hanno riportato una presunta offerta di 1,5 o 2 miliardi di dollari della società dalla Mela morsicata per la casa di Woking controllata dal suo presidente, Ron Dennis, da Mansour Ojjeh e dal fondo sovrano del Bahrain, Mumtalakat,. Se andasse in porto, sarebbe la seconda maggior acquisizione di Apple dopo quella di Beats, comprata nel 2014 per 3 miliardi di dollari.

 

Ma torniamo al Progetto Titan che sembra naufragato a causa, sembra, di disaccordi all’interno dei laboratori di Sunnyvale (in California), il centro operativo di Titan, e che avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo dell’auto nel 2019 (termine poi slittato al 2021) . Ma che dovrebbe far nascere però un software per un autopilot già nel 2017.  Un progetto che, secondo la Frankfurter Allgemeine, avrebbe anche una estensione europea in un centro di ricerca segreto di Berlino.

Tra i problemi anche le continue porte girevoli per i vertici del team di sviluppo, con le uscite di Bart Nabbe, esperto di automobili a guida autonoma, un passato in Toyota passato alla starup Faraday Future (vedi qui il video della sua presentazione), e di Steve Zadesky,  sostituiti dall’ex BlackBerry, Dan Dodge, esperto di software automotive, e da Chris Porritt, ingegnere ex Tesla Motors, specializzato in ingegneria di veicoli a propulsione elettrica. Ma sembra, almeno per il momento, che questo non sia bastato…

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