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Overbooking, il caso United fa correre i vettori al riparo

Il caso di United Airlines che ha visto un passeggero di un suo volo tra Chicago O’Hare (Illinois) e Louisville (Kentucky) trascinato con la forza fuori dall’aereo finendo anche ferito e rimbalzato su tutti i social e su tutte le televisioni locali, facendo perdere al vettore a stelle strisce ben un miliardo di dollari di capitalizzazione in Borsa, ha fatto sì che le altre compagnie si muovessero subito per cercare chi di spiegare come funziona l’overbooking, chi andando a innalzare, e i certi casi anche di molto, le cifre compensative se si decide di propria spontanea volontà di rinunciare al volo pieno per prendere il successivo.

Overbooking: Delta Airlines alza il tetto per le compensazioni a duemila dollari

Delta Airlines, dopo il caso United, ha infatti prontamente aumentato le cifre per le compensazioni in caso di overbooking, passando da 800 a 2mila dollari per passeggero, con una disponibilità in mano al caposcalo del vettore i da 1.350 a 9950 dollari, con la possibilità, dietro autorizzazione, di offrire anche cifre più alte (vedi cosa suggerisce di fare il sito refund.me cliccando qui).

Ma il caso United non si placa

Secondo quando saputo in seguito al caso del medico americano-vietnamita tirato giù a forza dall’aereo, il volo non era in overbooking, bensì United aveva bisogno di trasportare quattro dipendenti a Louisville perché dovevano far parte dell’equipaggio  di un volo per Newark, New Jersey. Con una sana dose di autolesionismo il vettore ha sottolineato che il passeggero non soltanto si è rifiutato di scendere (dietro una compensazione di 800 dollari e la riprotezione sul primo volo disponibile), ma ha anche iniziato ad essere un elemento di instabilità a bordo.Ecco il perché dell’intervento della forza…

Ma come funziona veramente l’overbooking?

L’overbooking è naturalmente una pratica in uso da anni nel mondo del trasporto aereo, e serve per volare con i load factor più alti possibile, cercando di “parare” i possibili cambio volo, permessi anche da biglietti di classi superiori,  cancellazioni o non-show. Il tutto fondato su complessi algoritmi che prevedono, o provano a farlo, quanti posti in più si possono vendere, su ciascuno volo. Con sistemi sempre più elaborati. Anche se, come abbiamo visto, la perfezione non esiste. Nel 1990 la media di passeggeri interessati da overbooking negli Stati Uniti era infatti 16 si 10mila, ora si è ridotta a 9 su 10mila. ma, come potete vedere, succede. Quindi bisogna “convincere” questi 9 passeggeri overbooked a rinunciare a imbarcarsi dietro appunto una compensazione monetaria, fino a ieri fino a 800 dollari, la possibilità di partire con i volo successivo, magari ottenendo un upgrade di classe se possibile e un voucher per ristorante o albergo in caso si dovesse fermare una (o più notti). Una pratica questa che succede anche in Europa, con risarcimenti che vanno dai 250 ai 600 euro, a seconda della lunghezza della tratta, ma che non comporta in alcuni caso lo sbarco forzoso di chi è già a bordo. Come invece è successo al malcapitato passeggero United. Che ora si trova a scalare una montagna per ritornare ad avere una buona reputazioni tra i viaggiatori di tutto il mondo.

 

 

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