guerra dei Visti

Scoppia la guerra dei Visti tra Europa e Stati Uniti

Scoppia la guerra dei visti tra Europa e Stati Uniti, dopo che Washington ha rifiutato l’accesso sul territorio Usa  ai cittadini di Bulgaria, Croazia, Polonia, Romania e Cipro non in possesso di visto. Il Parlamento europeo ha infatti votato per ripristinare l’obbligo di visto di ingresso per i cittadini statunitensi che arrivano in Europa avendo votato una risoluzione che di fatto esorta la Commissione Ue a prendere le misure giuridiche necessarie entro 60 giorni. Sin da aprile 2014 è in atto una notifica della Commissione Ue che intimava a cinque paesi, Australia, Brunei, Canada, Giappone e Stati Uniti,  di rispettare i loro obblighi di reciprocità nei visti dando alla Commissione due anni di tempo per reintrodurre l’obbligo di visto per i viaggiatori provenienti da questi paesi. Che nel frattempo hanno tutti ritirato  l’obbligo del visto per tutti gli europei (il Canada lo farà a dicembre), tranne, appunto, gli Stati Uniti.

Guerra dei Visti: le preoccupazioni da parte di Henley & Partners

La società  di consulenza sulla cittadinanza globale Henley & Partners, si dice preoccupata del  voto del Parlamento europeo  temendo soprattutto la risposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Le restrizioni sui visti in cinque paesi dell’UE può far uscire per la prima volta gli Stati Uniti dalla top ten sulla prestigiosa classifica sulla libertà di viaggio  da quando è stato pubblicato nel 2003.

L’indice sulle restrizioni di viaggio di Henley & Partners (leggi qui) è prodotto in collaborazione con l’International Air Transport Association (Iata). Negli ultimi anni, la Germania ha mantenuto la sua posizione in cima alla classifica con accesso senza visto a 176 paesi in totale. La Svezia segue al secondo posto con 175 paesi, con gli Usa insieme a Danimarca, Finlandia, Italia e Spagna si trovano al terzo posto, con i loro cittadini che godono l’accesso a 174 paesi senza visto.

“Siamo stati testimoni di grandi eventi mondiali che incidono sulla mobilità globale, tra cui Brexit e l’elezione del Presidente Trump. Ciò ha portato sempre di più a limitazioni del movimento delle persone e la creazione di barriere all’entrata. Questa recente tendenza di sospendere i programmi di esenzione dal visto e frenare le libertà di viaggio di alcuni cittadini influenzerà certamente il nostro Indice”, spiega Christopher Willis, Managing Partner di Henley & Partners Caraibi, regione a cui si potrebbero rivolgere gli statunitensi per aggirare l’obbligo dei visti Ue.

 

 

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