Sempre più grandi con le low cost

Gli ultimi dati di Assaeroporti fotografano un mercato aeroportuale sano, che nel corso del 2005 ha trasportato 113.576.684 passeggeri (113.804.800 tenendo conto dell’aviazione generale), con un incremento complessivo del 5,5% rispetto al 2004. A fronte di una leggera flessione del traffico domestico (-0,4%), si è registrata una crescita spiccata di quello internazionale (+10,6%), che ha pesato sul totale con oltre 64 milioni di viaggiatori.

Da un’osservazione più attenta delle performance dei singoli scali, emerge una sostanziale tenuta del traffico negli hub intercontinentali, che però non mettono a segno incrementi eclatanti: Milano Malpensa registra un incremento del 5,8%, Milano Linate dell’1,6% e Roma Fiumicino del 2%. Non accenna a diminuire, invece, il trend di crescita a due cifre che ormai da diversi anni contraddistingue gli scali regionali: Bergamo Orio al Serio, ad esempio, mette a segno un significativo +30,5%, l’Aeroporto Galileo Galilei di Pisa +15% e lo scalo di Treviso +46,1%. Per visualizzare tabella in formato Pdf, cliccate qui.

Ma quali sono le ragioni di questo successo? «Su questi risultati gioca un ruolo di primo piano la partnership che gli aeroporti regionali stipulano con le compagnie aeree low fare – spiega Iacopo Fusaia, chairman della società Welcome on Board -. Basti pensare a Roma Ciampino, che lo scorso anno ha raggiunto un incremento di traffico nell’ordine del 66,6%, quasi esclusivamente in virtù della forte presenza nello scalo dei vettori “no frills”. L’introduzione di un nuovo volo a basso costo (o viceversa la sospensione di un collegamento) è in grado di influire in maniera determinante sui dati di traffico di questi scali».

Agli albori del fenomeno low cost, nei primi anni Novanta, le partnership con gli aeroporti regionali consentivano alle compagnie a basso costo di negoziare tariffe estremamente competitive sui servizi di handling. Dal canto loro, gli aeroporti minori traevano vantaggio dal considerevole incremento nel numero dei passeggeri. «Oggi, però, la natura delle partnership tra scali regionali e vettori low cost sta mutando – afferma Fusaia -: la presenza di un numero crescente di no frills (attualmente in Italia operano una cinquantina di queste compagnie, ndr) rende più difficile “strappare” alle aerostazioni tariffe stracciate sui servizi aeroportuali. L’asse degli accordi, dunque, si sta spostando sulle operazioni di marketing congiunto, che prevedono che lo scalo, e con esso gli enti locali, svolgano attività di promozione dei voli in Italia e all’estero». Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che negli ultimi anni l’Unione Europea ha esercitato un maggiore controllo sulle partnership aeroportuali delle compagnie low cost: basti pensare alla pesante multa (4 milioni di euro) inflitta nel 2004 a Ryanair per gli accordi illeciti stipulati con lo scalo di Charleroi, vicino a Bruxelles.

Le attività “non aviation”

«I revenue degli aeroporti regionali, comunque – prosegue Fusaia -, più che derivare dalle attività aeroportuali, scaturiscono dalle cosiddette attività “non aviation” rivolte ai passeggeri: per questo motivo, negli ultimi anni, le aerostazioni hanno moltiplicato gli investimenti nelle aree commerciali, rafforzando l’offerta di punti vendita, prodotti e servizi».

Il trend di crescita degli scali regionali non riguarda però tutti gli aeroporti minori. «Nel panorama attuale le aerostazioni più piccole, come Cuneo, Parma e Forlì, faticano a evolversi – spiega Fusaia. Le ambizioni di crescita di questi scali, infatti, sono penalizzate dal modesto appeal turistico dei bacini di utenza, che non attraggono un numero elevato di passeggeri leisure e, dunque, non suscitano l’interesse delle compagnie a basso costo. Al contrario, gli aeroporti regionali di maggior successo stanno tentando il “salto di qualità”, potenziando il traffico intercontinentale in competizione con i grandi hub della penisola». È esemplare il caso dell’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna che, pur operando anche con le compagnie low cost, negli ultimi anni ha incentrato le proprie strategie sul rafforzamento dei voli a lungo raggio.

Il caso di Orio al Serio

In tema di accordi tra gli aeroporti regionali e low cost, uno dei casi più significativi è quello dell’aeroporto di Orio al Serio, che ha fondato l’eclatante crescita degli ultimi anni, oltre che sul traffico merci, proprio sulla partnership con le compagnie a basso costo. «Nella seconda metà degli anni Ottanta Orio al Serio era uno scalo alla ricerca di un proprio mercato di riferimento e di una collocazione precisa all’interno del sistema aeroportuale lombardo – spiega Francesco Fassini, direttore commerciale della società di gestione Sacbo -. Abbiamo deciso di specializzarci nel traffico dei vettori courier, applicando per primi in Italia nuove procedure doganali veloci. Questa strategia ci ha permesso di affermarci rapidamente sul mercato, al punto che oggi siamo il secondo scalo in Italia (dopo Malpensa, ndr) per volume di traffico merci.

«In seguito abbiamo avuto la felice intuizione di accogliere nello scalo le compagnie aeree low cost, ispirandoci a quanto già accadeva da tempo negli aeroporti americani, britannici e tedeschi – prosegue Fassini -. Operare in partnership con queste compagnie ha permesso allo scalo di abbandonare il ruolo di semplice fornitore di servizi aeroportuali, intrecciando strettamente la propria attività con i vettori e impattando in maniera più significativa sul territorio: da una ricerca condotta in collaborazione con l’Università Bocconi, ad esempio, è emerso che attualmente l’attività dell’aerostazione crea opportunità di lavoro per ben 17mila persone nell’area bergamasca. Una cifra a cui si aggiungono i 3500 addetti dello scalo».

Nel 2005 Orio al Serio ha totalizzato la cifra record di 4 milioni 356mila passeggeri, oltre un milione in più rispetto al 2004. Il trend è proseguito nel mese di gennaio, quando sono stati registrati 273mila passeggeri (+28% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente).

«Oltre che alle partnership strategiche con i vettori low cost, dobbiamo il nostro successo alla felice posizione dell’aeroporto, che si colloca a metà strada tra le città di Milano, Bergamo e Brescia, in un contesto territoriale contrassegnato da grande fermento e traffici – afferma Francesco Fassini -. Un altro punto di forza di Orio al Serio è il costante miglioramento della qualità dei servizi, dallo snellimento delle procedure di imbarco, al rispetto della puntualità dei voli, fino all’estrema attenzione nei confronti del cosiddetto comparto “non aviation”. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo progressivamente ampliato gli spazi commerciali all’interno dello scalo, scegliendo prodotti e servizi sulla base di indagini di mercato rivolte alla clientela. La tendenza a puntare sulle attività commerciali è ormai diffusa in tutti gli aeroporti. In un contesto di mercato in cui si assottigliano progressivamente i revenue derivanti dall’handling aeroportuale, diventa fondamentale puntare su altre fonti di profitto».

Attualmente operano nello scalo una dozzina di vettori a basso costo e 20 compagnie Iata. La clientela dello scalo bergamasco è composta per il 50% da passeggeri stranieri, che utilizzano in maniera rilevante le low cost. Lo scalo, inoltre, vanta un’elevata percentuale di viaggiatori d’affari, ai quali propone prodotti e servizi dedicati. «Dal 2003 al 2005 abbiamo registrato una crescita sostenuta del segmento business, che attualmente ammonta al 29% del nostro traffico – conferma Fassini -. Si tratta di una percentuale rilevante, soprattutto se si pensa che Orio al Serio è uno scalo non cittadino e che si trova a competere direttamente con gli hub di Milano Linate e Malpensa. Per questa tipologia di clientela stiamo sviluppando servizi ad hoc: all’interno dello scalo vi sono due comode lounge aeroportuali, accessibili previo acquisto di card a prezzi convenienti. Inoltre, abbiamo migliorato la qualità dei parcheggi e a breve offriremo la possibilità di prenotare comodamente il posto auto direttamente sul sito www.orioaeroporto.it. Infine, abbiamo rafforzato i collegamenti tra l’aerostazione e le città di Milano e Bergamo, raggiungendo un totale di 200 corse giornaliere, tra andata e ritorno».

Il mix di traffico dello scalo di Pisa

Un altro scalo regionale di successo è l’Aeroporto Internazionale Galileo Galilei di Pisa, che l’anno scorso ha accolto 2.334.843 passeggeri, con una crescita di quasi il 15% rispetto al 2004. «Un risultato importante, a conferma del trend positivo che ha caratterizzato lo scalo negli ultimi anni: nel 1997 totalizzavamo poco più di un milione di passeggeri e proponevamo in totale quattro destinazioni internazionali. Oggi le destinazioni internazionali sono 35. Dal 2000 al 2005 la crescita di traffico nel nostro aeroporto è stata dell’87%, ben al di sopra della media nazionale del 22%». A parlare è Gina Giani, direttore commerciale e marketing dello scalo toscano. «Per il prossimo anno contiamo di raggiungere una quota complessiva di 3 milioni di passeggeri. A questa crescita contribuirà lo spostamento su Pisa di parte del traffico dello scalo di Firenze, che attualmente sta compiendo dei lavori di sistemazione della pista».

Anche in questo caso, gli accordi con le compagnie low cost hanno avuto un peso rilevante sulla crescita dello scalo. «L’aeroporto di Pisa è stato il primo scalo italiano, nel 1998, ad accogliere il modello di business delle low cost – afferma Gina Giani -. E il successo delle rotte lanciate da Ryanair ha riportato a Pisa anche alcuni vettori di linea che in precedenza se ne erano allontanati. Inoltre, ci ha permesso di estendere il nostro bacino di utenza a numerose destinazioni del nord Europa, quali Bristol, Liverpool, Amburgo, Francoforte.

«Attualmente proponiamo i servizi di nove vettori a basso costo, che con le 11 compagnie di linea presenti nello scalo costituiscono un mix di traffico che ha pochi eguali in Italia – prosegue Giani -. Il traffico generato dalle “no frills” ammonta a circa il 50% sul totale dei nostri passeggeri, ma puntiamo a raggiungere una percentuale del 70%, rafforzando ulteriormente le partnership con questa tipologia di vettori».

Ma quali caratteristiche deve avere un aeroporto che serve le compagnie a basso costo? «È indispensabile disporre di una struttura estremamente efficiente, perché gli aeromobili delle compagnie low cost effettuano una rotazione degli aeromobili velocissima (tra l’atterraggio e il decollo trascorrono, in media, 25 minuti, contro i 45 dei vettori di linea). Queste compagnie, inoltre, spendono poco in servizi aeroportuali. Per raggiungere profitti soddisfacenti, dunque, è fondamentale potenziare al massimo le attività non aviation».

Attualmente gli spazi commerciali dello scalo Galileo Galilei includono due ristoranti, una pizzeria, due bar, 21 punti vendita, nove società di autonoleggio, un parrucchiere, un ufficio postale e una banca. «Abbiamo studiato attentamente i prodotti e servizi in grado di “sedurre” i passeggeri dello scalo, individuando una serie di offerte che abbiamo definito di “lusso ragionevole”, ovvero raffinate, ma a prezzi accessibili».

La clientela business costituisce il 25% circa del traffico dello scalo. «Ai viaggiatori d’affari offriamo una business lounge che, però, è accessibile anche a chi vola con le low cost. Il biglietto d’ingresso costa solo 9,50 euro».

Il Marconi punta sul lungo raggio

Come abbiamo già accennato, alcuni tra i vettori regionali che negli ultimi anni hanno ottenuto i risultati di crescita più rilevanti stanno rafforzando i collegamenti intercontinentali, affrontando la competizione con i grandi hub. Un esempio di questo tipo di strategia è offerto dall’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, che nel 2005 ha registrato quasi 3,7 milioni di passeggeri, segnando una crescita del 26,9% rispetto all’anno precedente. A gennaio e febbraio, inoltre, lo scalo ha segnato una crescita rispettivamente del 3,6% e del 12,4%.

«Il risultato del 2005 è stato favorito dal confronto con il 2004, anno in cui il Marconi è rimasto chiuso per due mesi per i lavori di prolungamento della pista di volo – spiega Umberto Chinni, direttore generale dello scalo emiliano -. Anche rispetto al 2003 (il nostro anno record), però, la crescita è stata rilevante: +3,6%. Il dato è significativo anche perché è stato raggiunto in un anno critico per le aree maggiormente servite dal nostro aeroporto: il Sud-Est asiatico (che ha subito un calo di traffico a seguito dello Tsunami), Londra e Sharm El Sheikh (dove si sono verificati attentati terroristici), il Centro America (zona di tifoni), l’area del Mediterraneo e le classiche mete del turismo estivo (importanti le ripercussioni dell’incidente del volo diretto a Djerba e, in generale, degli incidenti verificatisi nei mesi estivi).

«Credo che i risultati ottenuti siano un primo segno tangibile della validità delle scelte fatte negli ultimi anni – prosegue Chinni -. Gli investimenti nelle infrastrutture, e in primo luogo nel prolungamento della pista di volo, ci hanno infatti permesso di puntare su nuovi collegamenti, anche a lungo raggio, in aree diverse da quelle che serviamo tradizionalmente. Primo fra tutti, New York. La nuova pista ci ha permesso di ampliare notevolmente il bacino d’utenza, passato da 10 a 18 milioni di abitanti. Queste potenzialità, inoltre, ci hanno consentito di offrire ai nostri passeggeri mete “alternative” a quelle che attraversavano una fase di crisi».

Pur avendo stipulato accordi con cinque compagnie a basso costo (Centralwings, Germanwings, MyAir, SkyEurope e Sterling), il Marconi non punta sui vettori low cost per crescere. «La presenza delle compagnie low cost ha inciso soprattutto sulla ripresa dei voli interni, sempre più trascurati dalle compagnie di bandiere, ma rimane minoritaria rispetto alle compagnie tradizionali – dichiara Chinni -. Nel 2005, infatti, solo il 9% circa dei nostri passeggeri ha volato con questi vettori».

Ma quali sono le novità dello scalo? «Negli ultimi anni l’aeroporto ha affrontato ingenti investimenti, non solo sulle attività “in cielo”, ma anche sui servizi a terra, realizzando in poco tempo una galleria commerciale di grande eleganza, con alcuni tra i brand più noti del nostro territorio. Di recente abbiamo riorganizzato la zona arrivi con nuovi servizi (bar, agenzia di viaggi, ufficio di informazioni turistiche, ufficio di cambio) e con più ampie sale d’attesa. A febbraio, poi, abbiamo inaugurato la Marconi Business Lounge, nuova area riservata ai viaggiatori d’affari e alle aziende, con un’ampia zona relax e cinque sale meeting». La sala offre numerosi servizi ai business traveller, dall’area office con pc, fax, stampanti e reti Internet ad alta velocità, alla connessione wi-fi, alla prenotazione di taxi, al car valet.

Attualmente, il 44,2% dei passeggeri dell’Aeroporto Marconi viaggia per motivi di lavoro. «Ci posizioniamo tra i primi aeroporti in Italia sul fronte del traffico business – conclude Chinni -. È sempre stata una nostra caratteristica, e intendiamo mantenerla».

I progetti di Torino Caselle

La panoramica degli scali regionali non può non includere lo scalo di Torino Caselle, che nel 2005 ha raggiunto la cifra record di 3 milioni 150mila passeggeri ed è stata sottoposta a radicali lavori di ristrutturazione in vista dei Giochi Olimpici. «Le prospettive dello scalo per il 2006 sono buone – dichiara Roberto Bergandi, responsabile relazioni esterne e comunicazione dell’aeroporto piemontese -. Nelle prime tre settimane di febbraio, complici le Olimpiadi, abbiamo registrato un incremento nel numero dei passeggeri nell’ordine del 13%. Si tratta di una crescita non eclatante perché, a differenza di altre località che hanno ospitato i Giochi, che erano raggiungibili solo in volo (ad esempio Salt Lake City o Atene), Torino può essere raggiunta comodamente anche in macchina e in treno. Davvero sostenuto, invece l’incremento nel numero dei bagagli transitati nello scalo: il 10 febbraio scorso, ad esempio, in occasione dell’inaugurazione dei Giochi, abbiamo registrato una crescita del 50% rispetto alla stessa data del 2004. Proprio per sostenere questo incremento, abbiamo realizzato un nuovo centro logistico per i controlli di sicurezza e lo smistamento dei bagagli (BHS) dotato delle più sofisticate apparecchiature di controllo radiogeno».

Per rinnovare la struttura lo scalo di Torino Caselle ha affrontato un investimento di 90 milioni di euro, in parte stanziati da Sagat e in parte da enti locali e nazionali. «L’aeroporto ha davvero cambiato volto, soprattutto grazie all’ampliamento della nuova area imbarchi e alla realizzazione di un’avveniristica struttura di circa 9300 metri quadrati con una spettacolare veduta aerea sulla pista – sostiene Bergandi -. Il numero dei gate di imbarco è salito da 12 a 22, a cui si sono aggiunti 16 postazioni per i controlli di sicurezza. Infine, abbiamo inaugurato la nuova Aviazione Generale, di 4700 metri quadrati. Disposta su tre livelli, la struttura serve i voli executive ed è un autentico “gioiello” architettonico, dotato di tecnologie ultramoderne».

Attualmente la clientela di Torino Caselle è composta per il 70% da passeggeri business e per il 30% da turisti. «I nostri viaggiatori d’affari apprezzano il fatto che il nuovo parcheggio multipiano sia stato collegato all’aerostazione con due passerelle aeree lunghe 33 metri – afferma Bergandi -. Dopo aver parcheggiato la vettura, infatti, il passeggero ha la possibilità di accedere direttamente al secondo piano dell’aerostazione, dove sono disponibili i servizi delle compagnie aeree. Inoltre, per fornire maggiori informazioni ai viaggiatori d’affari abbiamo completamente rinnovato il nostro sito Internet, che oggi presenta una grafica nuova e contenuti ancora più ricchi e informativi».

Attualmente operano da Torino Caselle le compagnie aeree low cost Ryanair e Easyjet. «Inoltre, a breve SkyEurope inaugurerà un nuovo collegamento con Cracovia, mentre è prevista l’inaugurazione di un nuovo volo Torino-Monaco (che sia aggiungerà a quello già operato da Lufthansa) da parte della low cost tedesca Condor, di proprietà della società Thomas Cook – afferma Bergandi -. Collaboriamo, poi, con diverse compagnie che, pur non essendo esattamente a basso costo, propongono tariffe low fare: è il caso di Meridiana, AirOne e Interstate Airlines.

«Torino, comunque, è una piazza difficile per le low cost. La città è sempre stata considerata una destinazione business e in passato non garantiva i volumi di traffico leisure che le compagnie “no frills” esigono per operare da uno scalo. Fino ad oggi Torino Caselle ha registrato un traffico low cost prevalentemente in uscita, mentre era decisamente minore il volume degli arrivi. Per questo è capitato che alcuni vettori a basso costo decidessero di sospendere i collegamenti. Ci auguriamo che le Olimpiadi, unite al grande lavoro che è stato fatto per rendere Torino e il Piemonte più appetibili dal punto di vista turistico, diano nuovo impulso al numero dei vacanzieri e, di conseguenza, al traffico low cost. Stiamo prendendo accordi con diverse compagnie e riteniamo di poter proporre diverse novità per la prossima estate.

«Prima dei lavori – conclude Bergandi -, Torino Caselle era in grado di ospitare 3 milioni di passeggeri. Grazie all’ampliamento, oggi possiamo gestire fino a 5 milioni di turisti. Questa crescita degli spazi rappresenta una sfida per noi, perché se da un lato può offrire nuove opportunità allo scalo, dall’altro comporta costi più elevati, ai quali occorre fare fronte in maniera adeguata. Pensiamo che il 2006 sarà un anno di investimento e di crescita per Caselle: Torino sta cercando di farsi conoscere meglio come destinazione turistica, cancellando un’immagine di città industriale che ormai non la rappresenta più. E noi siamo convinti che trarremo vantaggio da questo “cambiamento di look”».

Concludiamo la panoramica degli aeroporti regionali italiani con gli scali di Verona e Brescia Montichiari, gestiti della società Aeroporti Sistema del Garda. Le due aerostazioni hanno chiuso il 2005 con un traffico complessivo pari allo 0,82% in più rispetto al 2004. Di recente lo scalo bresciano ha ampliato la collaborazione con le compagnie aeree a basso costo grazie a un nuovo volo Brescia-Bucarest operato dalla compagnia rumena Blue Air e alla nuova rotta Brescia-Roma, proposta dalla compagnia Solinair, di proprietà del gruppo svizzero VoliAmo. Anche l’Aeroporto di Verona ha stipulato un accordo con la nuova low cost Belle Air, che effettuerà dallo scalo tre collegamenti settimanali per Tirana (il mercoledì, sabato e domenica).

Merita un accenno, infine, il Sistema Aeroportuale di Venezia, composto dall’Aeroporto Marco Polo di Venezia (gestito da Save) e dallo scalo di Treviso (della società Aer Tre). I due scali hanno chiuso l’anno a quota 7,126 milioni di passeggeri, con un incremento del 5,3% rispetto al 2004. In crescita anche il fatturato, che si è attestato a 166 milioni di euro (+6,9% rispetto all’anno precedente). Ottima, in particolare, la performance dello scalo di Treviso, che a detta di Assaeroporti ha segnato una crescita del 46,1%. Ricordiamo che lo scorso gennaio lo scalo di Treviso è stato scelto per ospitare la quarta base italiana della compagnia low cost Ryanair.

Testo di Arianna De Nittis, Mission N. 3, aprile 2006

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