Cambia la mappa degli investimenti italiani nella transizione ecologica: quasi 600 milioni di euro inizialmente destinati alla rete di ricarica elettrica saranno reindirizzati verso il rinnovo del parco auto. Lo si apprende dalla revisione del PNRR approvata dalla Cabina di Regia e trasmessa a Bruxelles, dove la Commissione europea è chiamata a valutare l’impatto di una scelta che potrebbe fare scuola anche altrove nel continente.
La logica è chiara: privilegiare l’immediato impatto sociale rispetto alla costruzione di un’infrastruttura a lungo termine, che ancora annaspa. Il nuovo programma offrirà incentivi più generosi per le fasce di reddito più basse, con l’obiettivo di accelerare la sostituzione delle auto a combustione con veicoli a zero emissioni, senza però passare prima da una rete capillare di ricarica.
Cos’è il PNRR e come si collega alla rottamazione auto
L’intervento prevede la rottamazione di circa 39mila veicoli inquinanti entro il 30 giugno 2026, data entro la quale dovranno essere completati tutti i progetti finanziati con il PNRR. L’obiettivo è duplice: accelerare la transizione ecologica e stimolare la domanda di veicoli elettrici, ancora frenata da costi elevati e carenza di infrastrutture, in un contesto internazionale reso incerto da nuove tensioni geopolitiche.
Le tensioni commerciali globali, alimentate da misure protezionistiche e dazi, come quelli recentemente proposti dagli Stati Uniti nei confronti della Cina e potenzialmente estesi all’Europa, rendono strategico il potenziamento dell’industria green europea. In questo scenario, l’Italia si muove per rafforzare la filiera nazionale dell’auto elettrica e ridurre la dipendenza energetica e industriale da attori esterni.
Chi può richiedere gli incentivi: requisiti e categorie ammesse
Persone fisiche: l’accesso regolato dall’ISEE
- Fino a 30.000 euro: contributo massimo di 11.000 euro.
- Tra 30.000 e 40.000 euro: contributo di 9.000 euro.
- Oltre 40.000 euro: non si ha diritto all’incentivo.
I veicoli devono appartenere alla categoria M1 (autovetture per il trasporto fino a otto persone oltre al conducente).
Microimprese: incentivo per l’acquisto di veicoli commerciali leggeri (N1 e N2)
Il contributo sarà pari al 30% del valore del nuovo veicolo elettrico, fino a un massimo di 20.000 euro per ciascun mezzo.
Il PNRR va verso un nuovo parco auto
La misura segna un punto di svolta nella gestione della transizione ecologica: se da un lato si spinge per il rinnovamento del parco auto, dall’altro si rinuncia, almeno temporaneamente, a uno dei pilastri fondamentali della mobilità elettrica, ovvero le infrastrutture.
Si tratta solo di una riallocazione tattica o di un segnale più profondo, che riflette le resistenze sociali e territoriali alla penetrazione della mobilità elettrica? L’Italia, con un parco auto tra i più vecchi e inquinanti d’Europa, scommette ancora una volta sulla leva degli incentivi per smuovere i consumatori. Ma senza un’adeguata rete, il rischio è quello di generare un’adozione squilibrata e limitata, soprattutto nei piccoli centri.
PNRR: la geopolitica detta le regole del gioco
Dietro le scelte italiane si intravedono anche riflessi geopolitici: lo scenario internazionale, segnato da nuove tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina e Unione Europea, ha rimesso al centro l’importanza di una diversificazione energetica e produttiva. L’idrogeno, spesso legato a filiere estere e tecnologie ancora immature, viene sacrificato in favore di soluzioni più pronte e “domestiche” come il biometano. Allo stesso tempo, la transizione all’elettrico sconta ritardi infrastrutturali e una dipendenza asiatica nella produzione di batterie e componentistica, che rende vulnerabile la catena del valore europea.
In questo contesto, l’Italia sceglie una strada più pragmatica, adattando il PNRR alle urgenze socio-economiche e alle scadenze europee, ma anche ai nuovi equilibri globali. Lo stesso ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, sottolinea che la revisione incide soprattutto sulla settima rata del Piano, al centro delle valutazioni della Commissione europea, e sarà cruciale per mantenere il primato italiano nell’avanzamento del programma: con 140 miliardi già ricevuti (pari al 72% della dotazione totale), il nostro Paese si avvicina al completamento del 55% degli obiettivi previsti.
Il PNRR va verso la decarbonizzazione
Il rischio, ora, è che il cambio di rotta italiano venga letto come un indebolimento dell’impegno strategico nella transizione energetica europea, in favore di una gestione più contingente. Ma potrebbe anche rappresentare un modello realistico di decarbonizzazione su misura per il Mediterraneo, capace di coniugare ambizione climatica e giustizia sociale.
La sfida, come sempre, sarà quella di trasformare le risorse in risultati, evitando che la logica dell’emergenza prenda il sopravvento su quella della visione. Perché la transizione, quella vera, ha bisogno di tempo, infrastrutture e coerenza, non solo di bonus.