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Centinaia di aeroporti rincorrono il target Net Zero 2030: sostenibilità europea

Numeri, date, investimenti, incentivi, magari anche sanzioni. Il mondo dell’aviazione civile, caro al business travel, vive momenti di evoluzione.

Entro il 2030 infatti, ci sono oltre 120 aeroporti europei che puntano a raggiungere la neutralità climatica, ben prima del target ufficiale fissato al 2050.

Almeno questo è quanto è emerso dai dati diffusi da Aci Europe, l’associazione dei gestori aeroportuali europei, nel corso della conferenza annuale ad Atene.

Quanti sono gli aeroporti pronti prima al Net Zero

Su un totale di 314 aeroporti aderenti alla risoluzione Net Zero 2050, l’adesione anticipata di oltre un terzo rappresenta un segnale forte di cambiamento.

E l’Italia è in corsa ottimamente, vedendo che tra gli scali più ambiziosi, spiccano proprio quelli italiani: Roma Fiumicino, Venezia, Milano Malpensa e Napoli Capodichino, con quest’ultimo già accreditato al nuovo Livello 5, il più avanzato nell’ambito della certificazione di sostenibilità.

Livello 5

Questo livello non solo certifica l’azzeramento delle emissioni dirette (Scope 1 e 2), ma impone anche obiettivi chiari sulle emissioni indirette (Scope 3). L’Italia si muove dunque in prima linea, con Bologna, Milano Linate, Roma Ciampino e Torino che si sono dati scadenze tra il 2030 e il 2040, mentre Bergamo e Perugia restano allineati sull’obiettivo 2050.

Cosa cambia in aeroporto

Le strategie di decarbonizzazione adottate dai gestori includono l’uso di energie rinnovabili, l’elettrificazione dei mezzi a terra, l’efficientamento energetico degli edifici e l’adozione di carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF). Un esempio concreto è l’accordo tra Adr ed Eni a Fiumicino, mentre Malpensa sperimenta SAF per i voli cargo insieme a DHL.

Il caso di Venezia rappresenta un esempio virtuoso: lo scalo, incastonato nel fragile ecosistema lagunare, ha sviluppato un Master Plan al 2037 che punta su biodiversità, intermodalità, depurazione delle acque e produzione energetica da agrivoltaico. Tutti gli investimenti sono stati realizzati in autofinanziamento, evidenziando un’assenza di fondi del PNRR che, secondo i gestori, rappresenta un’occasione persa.

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