Atterraggio nel futuro

Strutture avveniristiche in vetro e acciaio, equipaggiate con le più moderne tecnologie per rendere la permanenza tra un volo e l’altro confortevole e persino divertente grazie alla presenza di negozi, cinema, ristoranti, centri benessere. È questo l’identikit delle nuove aerostazioni progettate da architetti di fama internazionale. Tra le strutture inaugurate di recente non si può non citare il Terminal 3 dell’aeroporto internazionale di Pechino, costruito per supportare l’afflusso turistico durante gli ultimi Giochi Olimpici: realizzato dallo studio di Sir Norman Foster, ha richiesto al Governo cinese un investimento di circa 3,65 miliardi di dollari ed è uno degli scali più grandi del mondo insieme con Londra Heathrow, Atlanta, Chicago O’Hare e Tokyo Haneda: lungo circa 3 chilometri e accessibile da 120 aerei contemporaneamente, è stato progettato per accoglierefino a 50mila passeggeri all’anno (l’afflusso previsto entro il 2020). Dotato di 447 ascensori e 25 chilometri di nastri trasportatori, rievoca la forma di un gigantesco dragone.
Sempre restando in Cina, si preannuncia altrettanto suggestivo il Shenzhen Bao’an International Airport, affidato allo studio dell’italiano Massimiliano Fuksas e candidato a diventare il quarto scalo nazionale. Fuksas ha dichiarato di immaginare il gigantesco complesso (400mila metri quadrati, in grado di ospitare fino a 40mila passeggeri) come un’enorme pesce, una razza che cattura e riflette la luce naturale. Ipertecnologico, sarà dotato di impianti in grado di ridurre il dispendio di energia e l’impatto sull’ambiente.
A Montevideo (Uruguay), invece, è imminente l’apertura del nuovo terminal del Carrasco International Airport. L’edificio, creato dall’architetto Rafael Viñoly, è caratterizzato da una copertura curva situata a 300 metri d’altezza, che sembra sospesa a mezz’aria grazie ai sottili tralicci di sostegno. Il progetto riserva ampio spazio alle attività commerciali, ospitate in ampi open space illuminati da luce naturale. All’ingresso i passeggeri accedono a un mezzanino di vetro dal quale è possibile orientarsi sulla collocazione dei servizi all’interno dello scalo. Il secondo piano, invece, è occupato da una scenografica terrazza con vista sulla pista e da un ristorante.
In tema di recenti aperture, non si può non citare il Terminal 3 dell’Aeroporto Internazionale di Dubai, disegnato per ospitare le operazioni della compagnia di bandiera Emirates. Dotato di unparcheggio con 1870 posti auto e di un’area check-in di ben 4500 metri quadri, l’edificio è un vero e proprio “paradiso” per i business traveller, ai quali è dedicato un intero piano di lounge extra-lusso, con una capacità di oltre 2000 persone. In queste sale è possibile gustare piatti della cucina internazionale, ma anche sottoporsi ai trattamenti di una Spa per allentare lo stress da viaggio. Nel resto del terminal, inoltre, non mancano i ristoranti, bar, caffetterie e i negozi: l’area retail occupa ben 15.500 metri quadrati.

 

Gli scali europei
In Europa, invece, spicca il nuovo terminal dell’aeroporto di Barajas (Madrid), progettato da Richard Rogers in collaborazione con lo studio spagnolo Emela. L’edificio, che si estende su una superficie di circa un milione di metri quadrati ed è costato all’incirca un miliardo di euro, consente allo scalo di Madrid di competere con i principali hub europei: è in grado infatti di ospitare 35mila passeggeri all’anno. Leggero e sinuoso, è stato realizzato con materiali e colori che infondono un senso di calma e relax. La sua principale particolarità è il suggestivo tetto a forma di onda, sorretto da giganteschi pilastri centrali. A disposizione dei passeggeri vi sono una metropolitana, una stazione ferroviaria e un parcheggio di 310mila metri quadrati, con 9000 posti auto. Richard Rogers è già autore del Terminal 5, realizzato per ampliare la capacità del sovraffollato scalo di Londra Heathrow. Insignito di recente del prestigioso premio “Supreme Award for Structural Engineering Excellence”, il terminal è un autentico “colosso” di 30mila metri quadrati, con una capienza di 30mila passeggeri annui. È costato 4,3 miliardi di sterline ed è un esempio di architettura eco-compatibile: per costruirlo, dispone di un sistema di riutilizzo dell’acqua piovana e di un impianto di aria condizionata a basso impatto ecologico. Anche qui, ampio spazio al retail: oltre agli shop delle migliori marche (Gucci, Bulgari, Prada), i passeggeri possono sostare presso il “Caviar House & Prunier”, ristorante del celebre chef britannico Gordon Ramsey.
Concludiamo la panoramica con il rinnovamento dello scalo di Lublino, affidato allo studio Are: un sinuoso edificio per 3,2 milioni di passeggeri, dal tetto traforato per far passare la luce naturale.

Largo alle tecnologie “fai da te”
Il restyling degli scali, però, non è soltanto di facciata: le nuove strutture puntano sulle tecnologie per offrire ai passeggeri il massimo confort e sicurezza. Lo dimostra una recente indagine della Sita, società specializzata nella fornitura di tecnologie aeroportuali, secondo la quale lo scorso anno le aerostazioni hanno riservato il 3-5% dei propri investimenti proprio alle tecnologie, per un volume complessivo di oltre 3 miliardi di dollari. Secondo la ricerca, effettuata interpellando 163 aerostazioni in tutto il mondo, l’implementazione di nuove strumentazioni rappresenta oggi una priorità per l’80% degli scali. Le tecnologie più gettonate sono quelle che consentono di velocizzare le procedure di imbarco: il 77% degli intervistati, infatti, dichiara di voler in futuro ampliare la presenza dei chioschi di self check-in. Ha senza dubbio abbracciato questa filosofia lo scalo di Hong Kong, che lo scorso ottobre ha annunciato l’introduzione di nuove postazioni di self check-in per 18 milioni di dollari. I nuovi sistemi consentono di stampare la carta di imbarco per i voli di Air Canada, Cathay Pacific, China Airlines, Klm, Dragonair e Northwest.

 

Testo di Lucio Marchetti, Mission n. 1, gennaio-febbraio 2009

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