Big Data per il Travel

CWT, l’importanza dei Big Data per il Travel

Il mondo del travel, e del corporate in particolare, produce un’enorme mole di dati che devono servire per costruire le fondamenta del settore, grazie al fatto che una volta automatizzati e digitalizzati diventano Big Data, un importante patrimonio societario. Lo sottolinea  Andrew Jordan, chief technology officer di CWT- Carlson Wagonlit Travel. Tanti dati da analizzare, per farli diventare Smart Data, grazie ai quali poter avere stime predittive su quello che sarà. Questo l’obiettivo dei player del settore, tra cui naturalmente anche le Tmc.

Big Data per il Travel Management, uno strumento per accrescere l’efficienza dei programmi di viaggio

L’obiettivo dell’utilizzo dei Big Data per il Travel Management è quello di rendere sempre più efficiente i programmi di viaggio, sia lato azienda sia lato viaggiatore: “è ormai da un anno che lavoro nell’industria del Business Travel proveniente da altri settori, ma sempre occupandomi di Data Management, ma mi è sempre stato chiaro che i Travel Manager cercassero da tempo sistemi per rendere più efficienti i loro programmi di viaggi, partendo dalla conoscenza stessa delle loro attività” sottolinea Jordan

Il Digitale ha rivoluzionato il modo di viaggiare. Anche e soprattutto dei Business Traveller

“Il digitale e attori quali Google e Apple hanno rivoluzionato il modo di viaggiare di tutti  e in particolare degli uomini d’affari, molto più esperti di un tempo e, ovviamente, sono diventati anche più demanding, e non solo quando succedono imprevisti come ritardi, cancellazioni di voli, overbooking, mancate prenotazioni, etc.” commenta Jordan. E per far ciò le analisi predittive aiutano a far sentire meglio il viaggiatore, magari facendogli il check-in prenotandogli il suo posto preferito e scegliendo per lui la camera, e il piano dell’hotel, che più gli piace.

Bisogno di ROI anche per il Travel, Facilitatore di Business

Il manager CWT sottolinea come per ogni richiesta di budget da qualsiasi dipartimento, il Cfo chiede solo una cosa, ROI, e Jordan si chiede perché questo non viene applicato nel mondo del Travel, dove si guarda solitamente solo alla gestione dei costi. Bisogna partire dall’assioma che i viaggi di lavoro servono per accrescere o cedere conoscenza, far progredire o chiedere affari e lavorare su progetti condivisi. per il resto possono bastare gli strumenti tecnologici di oggi. E poi bisogna capire il livello di produttività del viaggio; se il viaggiatore riesce a lavorare meglio nelle lounge aeroportuali e a bordo dell’aereo viaggiando in business forse vale la pena di guardare meno ai costi e più ai benefici, si produttivi che di soddisfazione da parte del viaggiatore stesso. Insomma il ROI è importante anche per le spese di viaggio e per calcolarlo in modo più vicino possibile alla realtà ecco il ricorso ai big (o agli smart) data. perciò, Jordan afferma con forza, “i travel manager devono avere più forza e peso all’interno delle aziende. Il Travel non deve essere più visto come un mero costo, bensì come un Facilitatore di Business”. E, in quanto tale, non soggetto a meri tagli lineari, andando così a colpire l’efficienza del corporate travel.

 

 

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