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Allarme hard Brexit automotive, il settore europeo acclama il Regno Unito

Il mondo dell’industria auto europea ha rivolto un appello alla Ue e al Regno Unito con lo scopo di evitare una “hard Brexit automotive”, ossia l’abbandono dell’Unione da parte di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del nord senza un accordo di recesso che regoli il commercio e i movimenti di beni, persone e servizi.

A portare avanti il grido d’allarme sono l‘Acea (l’associazione dei costruttori), la Clepa (l‘associazione dei fornitori all’industria auto) e 21 associazioni nazionali, che hanno principalmente sottolineato il possibile impatto negativo verso un settore che è uno degli asset principali del vecchio continente.

Hard brexit automotive, 5,7 miliardi di dazi

Un settore che in Europa vede la produzione di 19,1 milioni di auto ogni anno e che impiega 13,8 milioni di persone, pari a 1 dipendente su 16. Quello che lo ha fatto crescere negli ultimi anni è stato il fatto che l‘industria è strettamente integrata anche grazie alla creazione del mercato unico e all’abbattimento delle frontiere.

Ma quali sarebbero le conseguenze di una hard Brexit senza accordo?

Innanzitutto un aumento dei costi nel commercio da e per il Regno Unito, con milioni di euro in dazi che rischierebbero di aver un impatto importante nelle scelte dei consumatori su entrambi i lati della Manica.

Nel frattempo, le tasse del Wto (l‘organizzazione mondiale del commercio) su auto e veicoli commerciali potrebbero gravare per 5,7 miliardi di euro sull’accordo tra Ue e Regno Unito. E molto probabilmente ricadrebbero sulle tasche dei consumatori se i costruttori non riuscissero ad assorbirle.

Per questo motivo questi ultimi “caldeggiano vivamente” la sottoscrizione di accordi tra le parti, per una Brexit regolata.

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Hard Brexit automotive, il coro delle associazioni

Christian Peugeot, presidente della Ccfa (il comitato dei costruttori francesi), ha rimarcato che «una hard Brexit non è solo un problema britannico ma di tutta l’industria automobilistica europea. E non solo. Saremo colpiti sia come esportatori nel Regno Unito sia come produttori».

Gli ha fatto eco Bernhard Mattes, presidente della VDA (l’associazione tedesca dell’industria automobilistica): «Ci spiace molto per la Brexit visto che il Regno Unito è un attore pienamente integrato nella catena produttiva tedesca, i cui associati hanno in UK più di 100 stabilimenti produttivi di ricerca e sviluppo, a riprova del nostro impegno verso il paese che per noi è il numero un in Europa. Per questo motivo, a nostro avviso deve essere fatto il possibile per mantenere la libera circolazione di merci, servizi e capitali oltre che la libera circolazione della forza lavoro tra Ue e Regno Unito».

«Un commercio senza barriere è fondamentale per mantenere il successo raggiunto dall’industria automobilistica europea, che conta 230 impianti produtivi o di assemblaggio» ha aggiunto Erik Jonnaert, segretario generale Acea. «Una hard Brexit avrà un impatto negativo sul settore causando grandi interruzioni alla produzione in un settore vitale per l’economia».

Regno Unito, terzo mercato

Parole di allarme anche dall’Italia. Qui il direttore Anfia (l’associazione nazionale della filiera dell’industria automobilistica), Gianmarco Giorda, ha detto che «il Regno Unito è il terzo mercato di destinazione per parti e componenti di veicoli a motore mentre è il quarto per le auto».

Pertanto è rilevante per i fornitori italiani

Conclude: «L’introduzione di tariffe doganali, di procedure farraginose e di conseguenza di prezzi più alti avrebbero un effetto devastante sia per gli italiani sia per i britannici».

No all’hard Brexit: i firmatari dell’appello sono 23

  • ACAROM – Romanian Association of Automobile Builders
  • ACEA – European Automobile Manufacturers Association
  • AFIA – Portuguese Manufacturers Association for the Automotive Industry
  • AIA – Czech Automotive Industry Association
  • ANFAC – Spanish Association of Car and Truck Manufacturers
  • ANFIA – Italian Association of the Automobile Industry
  • AUTIG – Danish Automotive Trade & Industry Federation
  • BIL SWEDEN – Swedish Association of Automobile Manufacturers and Importers
  • CCFA – Committee of French Automobile Manufacturers
  • CLEPA – European Association of Automotive Suppliers
  • FEBIAC – Belgian Federation of Automobile and Motorcycle Industries
  • FIEV – French Federation of Vehicle Equipment Industries
  • FKG – Scandinavian Automotive Supplier Association
  • FFOE – Austrian Association of the Automotive Industry
  • ILEA – Luxembourg Automotive Suppliers Association
  • OSD – Turkish Automotive Manufacturers Association
  • PFA – French Association of the Automotive Industry
  • SDCM – Polish Association of Automotive Parts Distributors and Producers
  • RAI – Dutch Association for Mobility Industry
  • SMMT – Society of Motor Manufacturers and Traders
  • SERNAUTO – Spanish Association of Automotive Suppliers
  • TAYSAD – Automotive Suppliers Association of Turkey
  • VDA – German Association of the Automotive Industry

Alcuni dati sull’industria automobilistica nella Ue

  • Acea rappresnta le 15 princpali case auto con sede in Europa: gruppo Bmw, Cnh Industrial, Daf Trucks, Daimler, Fiat Chrysler Automobiles, Ford of Europe, Honda Motor Europe, Hyundai Motor Europe, Jaguar Land Rover, Gruppo Psa, Gruppo Renault, Toyota Motor Europe, Gruppo Volkswagen, Volvo Cars e gruppo Volvo.
  • 13,8 milioni di europei lavorano nell’industria automobilistica (direttamente e indirettamente), pari al 6,1% dei posti di lavoro nell’intera Ue.
  • L’ 11,4% dei posti di lavoro nel settore manifatturiero (3,5 milioni) sono nel settore auto.
  • Solo nella Ue dei 15, i veicoli a motore valgono 428 miliardi di euro di tasse.
  • L’industria automobilistica Ue genera un surplus commerciale di 84,4 miliardi di euro ogni anno.
  • Il fatturato generato dall’industria automobilistica rappresenta più del 7% del Pil Ue.
  • Con un investimento annuo di 57,4 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, l’industria automobilistica europea è il secondo contributore privato all’innovazione. Toccando il 28% del totale della spesa nella Ue.
  • Uno studio dell’Acea mostra che nei primi 6 mesi del 2019 le immatricolazioni di auto nella Ue sono scese del 3,9%. Negli Usa il calo è del 3,3%, in Giappone sono rimaste invariate e in Cina sono calate del 14,4%. Le auto a benzina sono state il 60% del totale e quelle ricaricabili elettricamente il 2,4%.
  • La produzione in Ue è scesa del 6,2%, in nord America del 5,5% e in Cina del 12,7%.
  • L’export Ue di auto è stato pari a 62 miliardi di euro, contro i 26 miliardi dell’import (+5,7%).

    hard Brexit
    Hard Brexit: un danno per l’industria automobilistica Ue

 

 

 

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