La telematica e la mobilità al centro del dibattito con Fleet and Mobility

La telematica e la mobilità nel settore auto. Ecco il tema cardine di cui si è parlato in occasione di “La capitale automobile Mobility”, il convegno organizzato a Roma dal Centro studi Fleet and Mobility.

Organizzato e condotto da Pierluigi del Viscovo, fondatore e direttore del centro studi, l’approfondimento si è focalizzato sugli investimenti delle case auto in ricerca e sviluppo. Con l’obiettivo di creare vetture sempre più connesse e autonome, a tutto vantaggio di una mobilità urbana più efficiente. Al centro dell’attenzione anche il gradimento degli automobilisti per le tecnologie di assistenza alla guida.

I dati: secondo uno studio di Deloitte, la percentuale dei consumatori che ritiene positivo un aumento della connettività in e dell’auto varia da paese a paese. Dove in India e in Cina assume valori dell’80 e del 76% mentre in Germania e negli Usa scende al 36 e al 46%.

La telematica e la mobilità con attenzione ai costi aggiuntivi

Certo, la telematica che sale a bordo delle auto ha un prezzo. E gli utenti sono disponibili a pagarlo solo a certe condizioni. Infatti, alla domanda se si è disponibili a pagare 500 dollari in più per una vettura con tecnologie avanzate, le risposte sono state (quasi) sorprendenti.

Come si vede da questa tabella.

Quanto emerso dall’inchiesta di Deloitte, effettuata in occasione del Ces di Las Vegas (il salone dell’elettronica di consumo, tenutosi il mese scorso), mostra che agli automobilisti le auto vanno bene così come sono e che ogni investimento in tecnologia è il benvenuto. Purché non vada troppo a incidere sul portafoglio.

Leggi qui tutte le news sul CES 2020.

Telematica e mobilità fanno rima con sicurezza? La ricerca Dekra

A proposito di tecnologia, interessante è stato il rapporto Dekra 2019 sulla sicurezza stradale, che in occasione di “La capitale automobile Mobility” è stato portato all’attenzione da parte di Toni Purcaro, executive vice president di Dekra group.

«Primo punto: il pericolo è a bordo, visto che nella Ue circa la metà dei deceduti in seguito a incidenti si trovava a bordo», spiega il manager. Che aggiunge anche come la tecnologia possa «compensare lo squilibrio attentivo umano e ridurre incidentalità e lesioni gravi».

I dati: il tempo di reazione di un automobilista attento è tra 0,8 e 1 secondo. I sistemi di assistenza alla frenata impiegano tra 0,2 e 0,7 secondi per attivarsi. Anche con il buio e il clima avverso. «Questo significa che potenzialmente ci potrebbero essere 1.000 vittime in meno sulle strade europee. Infatti dal 2022, queste dotazioni saranno obbligatorie sui veicoli nuovi», conclude Purcaro.

Approfondisci su Dekra in Italia.

«Comunque la sensibilità verso la sicurezza varia da nazione a nazione», rimarca Pierluigi Del Viscovo, evidenziando un grafico relativo a un altro sondaggio effettuato da Deloitte. Qui si vede che in alcuni paesi, come Germania, Stati Uniti e Giappone, i driver non sono particolarmente interessati alla tecnologia di bordo. Forse perché la sicurezza è già un tema molto sentito e che si raggiunge attraverso il rispetto delle norme stradali.

Qui sotto: un altro studio di Deloitte.

Leggi l’articolo sulla mobilità connessa, con gli investimenti delle case auto

La telematica e la mobilità condivisa

La telematica e la mobilità sono i focus principali del car sharing, forma di “spostamento” che ha preso piede negli ultimi anni. Grazie allo smartphone e alle app. «Gli amministratori di tutta Europa cercano di togliere le auto dalla città. E per farlo, quello dello sharing è un approccio che funziona bene là dove il trasporto pubblico non ha troppe defezioni. Per questo a Milano la nostra azienda dà risultati ottimi mentre a Roma meno», ha detto Gianni Martino, country manager di Share Now, la newco che ha unito Car2go e Drive Now. In pratica: Daimler e Bmw in un sol colpo.

Importanti i dati: con poco più di 1.000 auto a Milano si effettuano circa 80.000 noleggi in una settimana. «Per noi il car sharing è altamente profittevole», sottolinea Martino.

Anche in questo caso, una ricerca Deloitte ha mostrato come l’intermodalità funzioni in maniera differente nei vari paesi.

Car sharing oltre i confini urbani

Se il car sharing è una componente della mobilità urbana, c’è chi auspica che questa formula di utilizzo dell’auto diventi sempre più diffusa. Dunque si estenda anche oltre i confini urbani.

«Bisogna trovare un modo per far sì che accada», ha detto Fabio Saiu, direttore leasing e rental di Geotab, società specializzata nel settore della gestione della flotta del sistema di posizionamento globale e del monitoraggio dei veicoli. «Anche perché oggi la telematica non è ancora sfruttata in pieno. E potrebbe dare di più in ottica di riduzione di traffico e inquinamento».

Il sondaggio Ipsos evidenziato nella tabella qui sotto mostra invece come appena l’8% degli automobilisti italiani (che abitano in città dove il servizio è presente) siano disponibili a utilizzare il car sharing come alternativa alla propria auto. E indica anche come il trasporto pubblico sia ancora in cima alle preferenze. Questo nell’attesa che la telematica prenda realmente piede nelle abitudini degli italiani.

 

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